Carbonio: il nemico nascosto nei reattori a fusione nucleare
Uno studio rivela come tracce di carbonio possano compromettere l'efficienza e la sicurezza dei futuri impianti energetici a fusione
La fusione nucleare potrebbe un giorno fornire energia pulita illimitata, ma prima che ciò accada gli scienziati devono risolvere un problema significativo: come impedire alle pareti dei reattori di intrappolare il combustibile.
Un nuovo studio americano del Princeton Plasma Physics Laboratory (PPPL) svela un'inattesa criticità che potrebbe influenzare la sicurezza e l'efficienza delle centrali nucleari che utilizzano energia da fusione. La ricerca si concentra su come il combustibile rimane intrappolato nelle pareti del reattore, un fenomeno che potrebbe rendere i futuri impianti energetici più difficili da gestire.
Per far funzionare la fusione nucleare, in uno dei processi più usati gli scienziati riscaldano il plasma all'interno di un dispositivo chiamato tokamak, dove potenti magneti lo mantengono in posizione. Il plasma alimenta la reazione, ma una parte può colpire le pareti del reattore e venire assorbita. Questo potrebbe portare a un accumulo di combustibile nel tempo, con conseguente diminuzione dell'efficienza del sistema e maggiore difficoltà di regolazione. Questa problematica è particolarmente importante per i futuri impianti nucleari come ITER, un progetto di vasta portata in costruzione in Francia.