Nella mente di Donald Trump: strategie economiche e impatto sui mercati finanziari
Donald Trump, con la sua politica economica aggressiva, continua a influenzare profondamente i mercati finanziari globali.


Donald Trump, con la sua politica economica aggressiva, continua a influenzare profondamente i mercati finanziari globali. Ad esempio, nel 2024 il mercato azionario USA ha subito un calo del 7% a causa dell’incertezza legata alle sue politiche commerciali. La sua strategia, basata su dazi doganali e sulla riduzione del deficit commerciale, sta generando dinamiche complesse nei settori azionari e obbligazionari.
Attualmente, il presidente Trump ha accelerato l’implementazione dei dazi su Canada e Messico, anticipando le tempistiche previste. Questo tipo di misure ha generato ripercussioni economiche immediate, innescando un effetto domino nei mercati internazionali.
Donald Trump: l’effetto domino dei dazi e il rischio inflazione
L’uso dei dazi doganali come strumento di negoziazione ha creato una reazione a catena. L’inasprimento delle politiche commerciali potrebbe tradursi in un aumento dei prezzi delle importazioni, causando un rischio di inflazione globale.
Un altro possibile effetto è la svalutazione competitiva delle valute nei paesi colpiti, un tentativo delle nazioni coinvolte di bilanciare l’impatto economico. I mercati finanziari stanno già reagendo a questa situazione, con movimenti fuori scala che meritano un’analisi approfondita.
Un dato interessante è la performance delle borse europee rispetto a Wall Street. Dalla fine di novembre 2024, le borse europee hanno registrato un +5,2%, mentre Wall Street ha perso il 3,8%. Questo scenario è un’anomalia nel mercato globale.
Il mercato obbligazionario e la strategia di Trump
Se nel settore azionario si assiste a un rafforzamento delle borse europee, nel comparto obbligazionario avviene l’opposto. Lo spread tra i titoli di Stato USA a 10 anni e il Bund tedesco si sta restringendo rapidamente. In poche settimane, è passato da 230 punti base a 160 punti base, segnalando un aumento degli acquisti di titoli statunitensi.
Ciò significa che, mentre Wall Street appare più debole, i titoli di Stato americani vengono acquistati con maggiore intensità rispetto a quelli europei. Questa dinamica suggerisce un cambio di strategia da parte degli investitori, che vedono nei titoli USA un rifugio più sicuro.
Il riequilibrio del deficit commerciale
Donald Trump sembra aver cambiato priorità rispetto al passato. Se prima puntava a mantenere alti i livelli di Wall Street, oggi il suo obiettivo principale è il riequilibrio del deficit commerciale tra Stati Uniti, Eurozona e Cina.
Una delle strategie chiave per raggiungere questo obiettivo è la riduzione dello spread tra i tassi americani ed europei. Questo potrebbe portare a una svalutazione del dollaro, favorendo le esportazioni statunitensi e rendendo più costose le importazioni.
La riduzione del deficit federale e le implicazioni geopolitiche
Oltre a riequilibrare il deficit commerciale, Trump e il Segretario al Tesoro Bent vogliono riportare il deficit federale a livelli più sostenibili. Dopo due anni consecutivi sopra il 6% del PIL, l’obiettivo è avvicinarsi ai valori pre-COVID, intorno al 3%.
Una parte di questa strategia si basa su un trasferimento del peso economico agli alleati internazionali. Ad esempio, l’Europa sarà costretta ad aumentare il proprio budget militare per sostenere l’Ucraina, mentre gli Stati Uniti ridurranno i finanziamenti diretti.
Le mosse strategiche di Trump si traducono quindi in un riequilibrio economico globale:
- Meno deficit negli USA
- Maggiore deficit in Europa e altri paesi
- Svalutazione del dollaro per stimolare l’export americano
Gli effetti sui mercati finanziari
Le decisioni di Trump stanno creando forti oscillazioni tra i mercati azionari e obbligazionari. Mentre le borse europee registrano guadagni, Wall Street è in sofferenza. Al contrario, i titoli di Stato USA vengono acquistati in massa, mentre quelli europei sono sotto pressione.
Questa strategia potrebbe portare gli Stati Uniti in una fase di stagflazione, caratterizzata da bassa crescita economica e alta inflazione. I dati economici attuali suggeriscono un possibile rallentamento dell’economia americana:
- Il PIL del primo trimestre 2025 è stimato in contrazione del 0,5%
- I consumi sono scesi dell’1,3%, in netto calo rispetto all’ultimo trimestre del 2024
- Gli investimenti privati sono calati del 3,5%, segnale di incertezza economica
Storicamente, gli Stati Uniti hanno già affrontato una stagflazione negli anni ’70, con conseguenze economiche che hanno portato a una forte recessione.
Conclusione: Trump continuerà su questa strada?
Donald Trump sta cercando di invertire il paradigma economico che ha caratterizzato gli Stati Uniti per decenni. Se in passato gli USA hanno sostenuto l’economia mondiale attraverso il deficit e le importazioni, oggi la sua amministrazione vuole esportare di più e ridurre il deficit.
Questa strategia, sebbene razionale dal punto di vista commerciale, potrebbe generare instabilità nei mercati finanziari globali e mettere a rischio la crescita economica americana.
Ad esempio, nel primo trimestre del 2025, l’instabilità economica ha già portato alla chiusura di oltre 500 aziende manifatturiere negli USA, con un impatto negativo sul mercato del lavoro.
La grande domanda è: Trump continuerà su questa strada o cambierà rotta prima che gli effetti negativi superino i benefici?