Warriors Abyss Recensione: un musou rogue-lite fuori dagli schemi

Prendete il genere musou singolarmente, e scoprirete che piace a una ristretta nicchia di appassionati; passate poi al rogue-lite: stesso discorso di prima. Metteteli infine insieme, ed eccovi il mix di cui non sapevate di avere bisogno. Perché anche chi scrive, avvisato della disponibilità di Warriors Abyss su PC e su tutte le console in […] L'articolo Warriors Abyss Recensione: un musou rogue-lite fuori dagli schemi proviene da Vgmag.it.

Feb 25, 2025 - 11:33
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Warriors Abyss Recensione: un musou rogue-lite fuori dagli schemi

Prendete il genere musou singolarmente, e scoprirete che piace a una ristretta nicchia di appassionati; passate poi al rogue-lite: stesso discorso di prima. Metteteli infine insieme, ed eccovi il mix di cui non sapevate di avere bisogno. Perché anche chi scrive, avvisato della disponibilità di Warriors Abyss su PC e su tutte le console in circolazione, inizialmente ha storto il naso in modo aprioristico (“bah, musou e rogue-lite insieme?”). E invece il nuovissimo prodotto 2A (perché di certo è una produzione a costo budget) di Koei Tecmo funziona, al netto di una serie di incertezze e superficialità che avrebbero facilmente potuto essere superate, ma che non c’era a conti fatti nessuna necessità di superare – perché tanto Warriors Abyss, per quanti difetti possiate trovargli, vi prende, e vi prende per tante, tante ore di gioco. Potrebbe addirittura convincere i nuovi arrivati, i quali nulla sanno e nulla hanno bisogno di sapere sulla serie di Dynasty Warriors, che ha prestato tutti i personaggi raccolti nel corso di archi narrativi decennali (appena qualche tempo fa abbiamo recensito per voi il nuovissimo Dynasty Warriors Origins). Vi spieghiamo come e perché nella nostra recensione: imbracciate le armi.

Alcune situazioni di Warriors Abyss sono molto, molto caotiche

Warriors Abyss: Un musou, ma anche un rogue-lite!

Warriors Abyss è al tempo utesso un musou e un rogue-lite. Fermi, restate seduti, non sono mica parolacce: il musou è quel genere improntato a un’azione costante e frenetica, che richiede al giocatore di massacrare centinaia e centinaia di nemici a schermo, forte di un personaggio enormemente più potente di loro (i Dynasty Warriors, con qualche eccezione, sono musou, come pure i One Piece Pirate Warriors). I roguelite, invece, sono quei titoli in cui si procede, ci si potenzia, si accumulano risorse, poi a un certo punto si muore e bisogna ricominciare la propria partita da zero. Non proprio da zero in realtà, qualcosa si salva: in questo caso si salvano le “anima”, valuta principale necessaria per sbloccare altri personaggi giocabili, alleati, armi e formazioni di combattimento (tutte cose delle quali vi parleremo più avanti).

Warriors Abyss funziona rispettando le caratteristiche di questi due generi e fondendole in una sinergia insospettabilmente efficace. Le prime due ore di gioco sono frustranti, perché bisogna venire a patti con meccaniche che magari nessuno padroneggia adeguatamente; quando però, pian piano, si capisce quanto bene queste due convivano nella stessa produzione, lì avviene la “svolta” e ci si inizia a divertire sul serio. Perché l’appagamento del musou (riuscire a sconfiggere tutti quei nemici da soli!) si fonde alla soddisfazione del rogue-lite (sono arrivato fin qui, e finalmente ho buttato giù il boss!). La progressione è in realtà molto semplice, tanto che per arrivare ai titoli di coda potreste impiegare anche solo un’oretta, sapendo cosa fare e ottimizzando il percorso. Nei fatti, l’avventura è scandita in quattro diverse aree, ognuna ospitante otto livelli (inclusi quattro boss, più il superboss finale). Fate un po’ i conti, sono 32 livelli in totale da esplorare, e siccome ognuno di essi non richiede più di qualche minuto del vostro tempo…

La schermata del personaggio!

Qualche difetto, ma cento personaggi giocabili

Abbiamo già detto che Warriors Abyss funziona benissimo, e non ci rimangiamo la parola. Però è bene sottolineare da subito che non si tratti di un titolo perfetto, anzi: all’ultimo prodotto di Keoi Tecmo non manca certo qualche difetto, del resto comprensibile con la natura “budget” dell’intera esperienza. Sulla trama, per esempio, non è stata investita praticamente nessuna risorsa. Il pretesto narrativo è davvero ridicolo, e si punta un po’ sullo scimmiottare il ben più celebre e rifinito Hades: il re dell’inferno ha bisogno di aiuto, perché il demone Gouma ha preso il sopravvento e lo ha escluso dal regno. Evoca quindi un eroe (noi, voi) che lo aiuterà a fare man bassa di potenziamenti e ad eliminare tutti i demoni sul proprio cammino. Fin qui, nulla di nuovo ma neanche di carente. Però il tutto, appunto, finisce qui: non ci sono spunti, approfondimenti o spiegazioni di sorta, non c’è proprio nulla. Inoltre, per essere il sovrano dell’inferno, il nostro mandante ha l’aspetto di un ragazzetto che arrossisce ogni due dichiarazioni nei nostri confronti, il che rende la progressione narrativa semplicemente ridicola, con la perdita completa dell’epicità.

Pazienza, direte voi, alla fine ciò che conta è il gameplay, e siamo tendenzialmente d’accordo. Il fatto è che pure il musou in generale, per quanto solido ed efficace, pecca in profondità e nella ripetitività delle situazioni. I trentadue livelli poco sopra menzionati si riducono, infatti, a delle semplice aree colorate – marroni le prime, azzurre le seconde, rosse le terze, e tendenzialmente nere le ultime – che vorrebbero rappresentare la variazione interna ai gironi infernali, senza però riuscirci. Anche lo sbilanciamento è perfettamente evidente, e gioca a favore del protagonista: inizialmente si è sempre in svantaggio, ma comprese le meccaniche si capisce anche come diventare davvero potentissimi, tanto forti da far fuori tutti i nemici in pochi secondi, e i boss con appena qualche sforzo aggiuntivo. Infine, il comparto tecnico è del tutto imbarazzante e insalvabile, ma almeno rende più leggero il motore di gioco riducendo al minimo i caricamenti.

Non pensiate però che tutto sia negativo: abbiamo elencato i difetti per dovere, ma sottolineiamo i punti di forza con piacere. E un punto di forza innegabile è il numero dei personaggi giocabili, semplicemente mastodontico (un centinaio e passa, figurarsi poi con gli aggiornamenti aggiuntivi). Sono organizzati per categoria, per abilità, per appartenenza al mondo dei Dynasty Warriors, per approccio, per armi, insomma potrete filtrarli come volete. Ora, se voleste giocare una singola partita con ognuno di loro, già raggiungereste senza sforzi le 100 ore di gioco. Immaginate ripetere le partite con i livelli di difficoltà aggiuntivi, che si sbloccano dopo aver sconfitto Gouma una prima volta. Considerate, ancora, che i livelli aggiuntivi sono più di uno, e che tra una partita e l’altra il vostro personaggio preferito aumenta di livello e si potenzia. Ecco, forse abbiamo reso l’idea del potenziale di Warriors Abyss. Ma, lo ripetiamo, tutto ciò attrae e funziona a patto che vi piaccia quell’unica meccanica di gioco presente, che mescola il musou al rogue-lite.

L’albero degli eroi costituisce un elemento fondamentale nella progressione

L’albero degli eroi e le combinazioni infinite di Warriors Abyss

Se la progressione di Warrior Abyss non costituisce in sé nulla di troppo complesso, meno accessibile è comprendere con esattezza il funzionamento di tutto il sistema legato a potenziatori, alleati, abilità e armi uniche. Al centro di ogni altro ragionamento preliminare, comunque, vi è l’albero degli eroi. Vi si accede prima di ogni partita, ed è qui che potete spendere le anime accumulate durante le partite. Ci sono, in tutto, 81 personaggi da sbloccare, più una serie di slot bonus costituiti da armi e formazioni. Sbloccare tutto richiederà circa una decina di partite “approfondite” (cioè giocate almeno fino all’ultimo boss). Sbloccare questi eroi è importante non solo per ottenere nuovi personaggi giocabili, ma per sfruttare nuovi alleati nelle partite principali e, soprattutto, aumentare le percentuali delle varie statistiche di gioco standard (vigore, velocità, saggezza, forza e carisma). Ora, il tutto è comprensibile se tenete conto che tra un livello e l’altro di Warrior Abyss avrete quasi sempre la possibilità di evocare un alleato – che non gioca insieme a voi, ma costituisce un supporto importante per le statistiche che aggiunge al party e per le abilità speciali che potrete scatenare in battaglia – e questo alleato andrà scelto, casualmente, tra tutti quelli sbloccati.

Qui viene il bello, perché i fattori posseduti da un dato eroe evocabile come alleato, una volta evocato si sommano automaticamente a quelli in vostro possesso. Facciamo un esempio: se voi state giocando e possedete tre livelli velocità e cinque vigore, evocando un alleato che ha un punto vigore e un punto elementale ghiaggio arriverete, in totale, a sei punti vigore (con il bonus ghiaccio aggiuntivo). In circa trentadue livelli differenti, è facile comprendere che il livello di potere complessivo del vostro eroe potrà raggiungere cifre elevatissime (noi siamo arrivati a oltre due milioni). Il fatto è che tutto questo sistema potenzia “anche troppo” l’avventura principale, rendendo la battaglia finale contro Gouma fin troppo abbordabile per un roguelite. D’altro canto l’intero sistema si arricchisce delle combinazioni infinite, che consentono a ogni giocaatore di trovare il proprio stile perosnalissimo, e che rende ogni partita differente dalle altre – perché in partenza non è prevedibile chi potrà essere evocato in ogni partita, e queste possibilità si sommano ai cento personaggi presenti. Come se non bastasse, le “formazioni” permettono di cambiare l’ordine degli eroi di supporto, scatenando abilità finali ancora più devastanti, e che funzionano in sinergia con i diversi bonus elementali (vento, fuoco, ghiaccio e tuono).


Warrior Abyss è un curioso ma efficace mix tra il genere musou e quello rogue-lite ed offre una significativa molte di contenuti, combinazioni e possibilità; avrete a disposizione centinaia di ore di gioco, a patto che vi piaccia eseguire sempre, a oltranza, le stesse azioni (e se apprezzate i musou, è probabile che la risposta sia affermativa). Certo, non è un prodotto esente da difetti, ed è chiaro sin dal comparto tecnico indietro di almeno un paio di generazioni, oltre che alle ristrette e ripetitive dimensioni dei singoli livelli e dalla difficoltà più che accessibile. Ma se un titolo deve divertire e tenervi incollati allo schermo, andrà pure considerato come fattore rilevante. E Warrior Abyss, quando vi prende, vi tiene incollati allo schermo per davvero. Uno schermo pieno di demoni da affettare.


 

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