While Waiting Recensione: quando l’attesa diventa un’arte del vivere

È un frenetico lunedì pomeriggio. Siete in ritardo con la consegna di un importante progetto di lavoro e, come se non bastasse, vi trovate intrappolati in quello che Dante redivivo non esiterebbe a definire il peggiore dei gironi infernali: la fila alle poste. Davanti a voi si snoda una processione indefinita di pensionati, in coda […] L'articolo While Waiting Recensione: quando l’attesa diventa un’arte del vivere proviene da Vgmag.it.

Feb 16, 2025 - 19:14
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While Waiting Recensione: quando l’attesa diventa un’arte del vivere
While Waiting

È un frenetico lunedì pomeriggio. Siete in ritardo con la consegna di un importante progetto di lavoro e, come se non bastasse, vi trovate intrappolati in quello che Dante redivivo non esiterebbe a definire il peggiore dei gironi infernali: la fila alle poste. Davanti a voi si snoda una processione indefinita di pensionati, in coda dall’alba per riscuotere la pensione. Lo leggete nei loro sguardi severi: non tollererebbero mai l’uso dell’app salta-fila. È proprio in uno di questi momenti che, grazie alla mia fidata Nintendo Switch, ho avuto modo di apprezzare più che mai While Waiting.

Dopo più di cinque ore di gioco, eccomi dunque a tirare le somme di quest’ultima fatica di Optillusion, studio già noto per il delizioso Moncage. All’epoca, il team aveva già dimostrato di saper costruire meravigliosi diorami fatti di rompicapo e vignette splendidamente illustrate. Questa volta, però, è evidente l’intento di gettare il cuore oltre l’ostacolo: While Waiting si presenta come un ibrido tra puzzle game e avventura grafica, con un’intuizione tutt’altro che scontata – esplorare l’arte dell’attesa attraverso cento scene di vita quotidiana, ognuna un piccolo universo di possibilità.

Aspettando…una pallonata in testa

While Waiting: Un viaggio lungo una vita

Completato il tutorial, veniamo subito catapultati nel cuore di While Waiting, dove facciamo la conoscenza del nostro protagonista senza nome. Ci troviamo sul ponte delle nascite, dove il nostro alter ego, in fila tra altre anime in attesa di venire al mondo, si distingue come l’unica anima colorata, completa di capelli e un festoso cappellino. È un’immagine che cattura immediatamente l’essenza del gioco: la capacità di trovare colore e vita anche nei momenti di attesa.

Armati di un prezioso taccuino giallo – che diventerà il nostro fedele compagno di viaggio – iniziamo un’avventura che spazia dal profondamente personale al surrealmente universale, passando per siparietti comici in stile slapstick e con perfino qualche tinta horror.

Non lascerò questi anatroccoli in balia del traffico!

Il taccuino delle meraviglie

Le prime istruzioni del taccuino sono intrigantemente criptiche. Troviamo una lista di indicazioni che presto scopriremo essere i nostri obiettivi, accompagnata da stickers che fungono da preziosi suggerimenti visivi per non vagare troppo alla cieca nella risoluzione dei piccoli enigmi. Un esempio perfetto è la prima sfida: tra le varie indicazioni troviamo la misteriosa frase “Inforcato!”, mentre in alto possiamo vedere uno sticker con disegnato il volto del nostro protagonista trafitto da una forchetta gigante. E infatti, se proviamo a tuffarci dal ponte, veniamo prontamente ripescati da un surreale Caronte armato di forchetta gigante, che ci riporta pazientemente in fila – un primo assaggio del tono surreale che permea l’intera esperienza.

Ogni ricordo nel gioco è un momento di attesa tratto dalla vita del protagonista, ma è il modo in cui questi momenti vengono presentati a renderli straordinari. Si passa da scene romantiche e malinconiche, come l’osservazione delle stelle con il primo amore, a momenti quasi horror – provate a immaginarvi una inquietante scena pre-sonno dove ci si chiede perché il proprio orsacchiotto sia misteriosamente apparso sul soffitto. Le situazioni quotidiane assumono sfumature inaspettate: il trasferimento universitario si trasforma in una missione di salvataggio di anatroccoli sull’autostrada, mentre l’attesa del voto in classe diventa una sessione stealth sotto i banchi, cercando di spiare i risultati dei compagni evitando lo sguardo vigile dell’insegnante. È qui che il gioco brilla: nella sua capacità di trasformare il mondano in memorabile attraverso la lente della fantasia e dell’assurdo.

While waiting
il taccuino sarà il nostro migliore amico

Tra attesa attiva e passiva

Ciò che più ho adorato in While Waiting,  è la sua flessibilità nell’approccio al gameplay. Ogni scenario può essere affrontato attivamente, completando le varie sfide proposte, o semplicemente… aspettando. Non c’è un timer visibile, ma ogni situazione raggiungerà naturalmente la sua conclusione, che decidiate di interagire o meno. Questa dualità riflette perfettamente la natura dell’attesa nella vita reale: possiamo scegliere di riempirla di significato o lasciarla scorrere passivamente.

Lo stile grafico cartoon non è solo una scelta estetica, ma narrativa. I personaggi e gli ambienti, nella loro apparente semplicità, trasmettono una vivacità e un’autenticità che rendono il mondo di gioco credibile e vivo. Un dettaglio particolarmente azzeccato è l’uso del colore: gli elementi interattivi sono dipinti in delicate tonalità pastello, mentre il resto della scena rimane in bianco e nero, creando un’immediata leggibilità dell’ambiente di gioco. Come ciliegina sulla torta, il gioco è disseminato di riferimenti alla cultura videoludica: da Super Mario a Metal Gear, passando per Getting Over It e Trombone Champ. Questi easter egg non sono mai gratuiti, ma si integrano perfettamente nel tessuto narrativo, creando un ponte tra la nostra esperienza di giocatori e la vita del protagonista.

While waiting
quel maledetto pensiero intrusivo di salire sul nastro trasportatore…

Tutti i nodi vengono al pettine

Tuttavia, non tutto è perfetto in questo esperimento ludico. I controlli, limitati a pochi tasti su Switch, hanno reso la mia esperienza con questo titolo talvolta frustrante. La lentezza dei movimenti del protagonista, sebbene tematicamente coerente, mette spesso a dura prova la pazienza del giocatore. Anche le interazioni più semplici, come raccogliere uno spazzolino da una valigia, possono trasformarsi in prove di resistenza nervosa, con oggetti che si incastrano e controlli che sembrano combattere contro le nostre intenzioni.

 

L’assenza del supporto touch su Switch e del mouse su PC sono occasioni mancate per rendere l’esperienza più fluida e intuitiva. Questi problemi tecnici, sebbene non compromettano fatalmente l’esperienza, richiedono una dose extra di pazienza – ironicamente, proprio quella virtù che il gioco cerca di insegnarci.

Tuttavia, al netto dei problemi tecnici, non mi sento di bocciare questa avventura, ma piuttosto di esaltare gli indubbi lati positivi che ha da regalare. In un’epoca dominata dalla FOMO (Fear of Missing Out), dove la paura di perdersi qualcosa di importante ci spinge a una frenesia costante, While Waiting si propone come un antidoto prezioso. Come le storie fantastiche narrate nel film “Big Fish“, trasforma la quotidianità in qualcosa di magico e significativo, ricordandoci che anche i momenti apparentemente vuoti possono essere riempiti di significato attraverso la fantasia e l’autoironia.

 


In definitiva While Waiting è un’opera che rimarrà nel cuore di chi avrà la pazienza di scoprirne i segreti. Non è un gioco da consumare voracemente, ma da assaporare lentamente, come un antidoto alla frenesia moderna. Nonostante le imperfezioni tecniche, riesce nel suo intento più profondo: farci riflettere sul valore dell’attesa e sulla possibilità di trasformare anche i momenti più banali in qualcosa di straordinario. È una storia emergente in cui tutti possono riconoscersi, un invito a rallentare e a riscoprire il valore del tempo “perso”. Ci ricorda che, in un mondo ossessionato dalla produttività e dall’efficienza, a volte la vera ricchezza sta proprio in quei momenti di apparente vuoto, dove la fantasia può prendere il volo e trasformare l’ordinario in straordinario. Consigliato a chi cerca un’esperienza riflessiva e originale, a chi non ha paura di rallentare e a chi è disposto a scoprire che, talvolta, l’attesa può essere più interessante della destinazione.


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