WWE 2K25 Recensione: Acknowledge it!
Giusto il tempo di ridefinire dalle fondamenta l’intera struttura della World Wrestling Entertaiment (WWE) e consegnare, una volta per tutte, l’Era McMahon agli annali e tocca già tornare sul ring allestito da Visual Concepts per l’edizione 2K25 del simulatore di wrestling per eccellenza. Diversamente da quanto accaduto ai piani alti della federazione di Stamford, l’opera […] L'articolo WWE 2K25 Recensione: Acknowledge it! proviene da Vgmag.it.


Giusto il tempo di ridefinire dalle fondamenta l’intera struttura della World Wrestling Entertaiment (WWE) e consegnare, una volta per tutte, l’Era McMahon agli annali e tocca già tornare sul ring allestito da Visual Concepts per l’edizione 2K25 del simulatore di wrestling per eccellenza. Diversamente da quanto accaduto ai piani alti della federazione di Stamford, l’opera di restyling che ha interessato il videogame si è rivelata molto più agevole, anche e soprattutto in relazione agli incoraggianti risultati registrati sotto il profilo del gameplay dalla precedente iterazione del brand. Come scopriremo a breve, la performance di WWE 2K25 si è rivelata piuttosto robusta, a conferma del duro sforzo profuso dagli sviluppatori per offrirci un prodotto non solo più divertente e spettacolare, ma anche più versatile grazie a un paio di novità molto interessanti…
WWE 2K25: l’Isola dei Famosi
La prima e più significativa novità introdotta da WWE2K25 è di ordine concettuale ed è costituita della modalità The Island: per la prima volta nella storia di questo franchise, i giocatori avranno infatti modo di creare il proprio alter ego ed interpretarlo nell’ambito di un’esperienza sandbox dalle evidenti sfumature MMORPG che conferisce senz’altro maggior peso al rispettivo comparto multiplayer. Sintesi più o meno ideale tra il City Mode di NBA 2K e il ben più riuscito World Tour di Street Fighter VI, questo format consente di esplorare in libertà pressoché totale una sorta di Las Vegas del wrestling, lungo le cui strade vi sarà modo di incontrare PG gestiti da utenti reali, PNG forieri di svariate informazioni e prendere parte a tutta una serie di attività legate alla stipulazione di match spesso alterati da regole speciali.
Beneficiando di una generica storyline di background volta a omogeneizzare l’esperienza, l’esplorazione dell’isola comporterà anche l’opportunità di visitare negozi dove acquistare ogni genere di asset attraverso cui caratterizzare l’alter ego creato, nonché accedere a risorse volte a favorire il potenziamento delle rispettive abilità. Nel pieno rispetto della controversa politica adottata da 2K Games in materia di loot box, virtual coin e transazioni annesse, quest’ultima dinamica risulterà fatalmente asservita ad investimenti con moneta reale, tramite i quali i tempi necessari a formare un lottatore vincente diverranno molto più contenuti.
Durante la nostra prova abbiamo stimato che per raggiungere un overall di 100 nella scala dei valori sarà necessario investire circa 50 euro extra in valuta di gioco, escludendo ovviamente il denaro che si volesse spendere per capi d’abbigliamento e skin di sorta. Sebbene, a livello teorico, il pubblico si dichiari contrario alla logica del pay to win e ad ogni sua declinazione, i fatti paiono tuttavia sostenere l’opposto: a poche ore dal lancio ufficiale del gioco, le strade dell’isola già pullulavano di tanti utenti “dopati”. Come sapete, la nostra posizione in merito a questo modello di business è piuttosto rigida, a maggior ragione quando quest’ultimi venga applicato in modo tanto aggressivo: in tal senso, non possiamo esimerci dall’affermare che l’approccio in questione finisca per sottrarre parecchio appeal ad una novità che, se modellata attraverso parametri più democratici, avrebbe potuto davvero spingere il nostro giudizio verso vette mai toccate prima dalla serie.
Per fortuna, il ventaglio di modalità sfoggiato da WWE2K25 presenta una tale vastità da soddisfare anche le esigenze di chi abbia intenzione di spendere altro cash oltre al prezzo del gioco in sé. Ad impreziosire il marginale, ma efficace restyling di opzioni quali My Showcase, My GM e WWE Universe, spicca in ogni caso la modalità Carriera: un grottesco concentrato di tutte le più istrioniche follie caratterizzanti i feud della WWE reale, nel corso del quale l’utente avrà modo di relazionarsi con gran parte delle superstar presenti nel rooster e determinare con le proprie decisioni sia l’evoluzione che l’epilogo della propria scalata ai vertici della federazione.
A completare il menù subentra, infine, la consueta sezione riservata alla customizzazione di atleti, arene ed eventi, i cui connotati sono diventati ormai così vasti da rappresentare quasi una produzione a sé stante.
Time to play The Game
Al di là dei pro e contro legati alla natura strutturale del prodotto, il quadrato resta in ogni caso l’unico, vero luogo in cui si decide il destino di WWE 2K25. Forti dell’ottima prestazione registrata dal suo precursore alla prova del pad, gli sviluppatori hanno potuto stavolta concentrarsi sulle rifiniture utili ad ottimizzare il flusso dell’azione su schermo, perfezionare le collisioni tra i modelli poligonali e ridurre al minimo sindacale l’ingerenza di glitch e bug di sorta. Ancor più reattiva ed intuitiva, l’interfaccia di controllo è stata parallelamente sottoposta al medesimo cesellamento, così come le rispettive routine d’animazione e il sistema di concatenazione delle combo: da questo lavoro di restauro emerge il ritratto di un videogame tecnicamente solido ed altrettanto profondo in fatto di gameplay che, attualmente, rappresenta senz’altro lo stato dell’arte per l’intero genere.
Dovendo individuare l’elemento in grado di far davvero la differenza tra WWE2K25 e i membri della sua vecchia brotherhood punteremmo, ad ogni modo e con una certa sorpresa, sull’implemento di un’inedita prospettiva in terza persona tesa a garantire maggior controllo sulle inquadrature. Attraverso l’impiego dello stick analogico destro, il giocatore potrà infatti inclinare la visuale sul ring in tempo reale, fino ad ottenere il punto di vista ottimale per ogni situazione.
Molto più funzionale e precisa di quanto s’ipotizzerebbe, detta feature si è rivelata un vero e proprio “game changer” e non soltanto in chiave pratico, ma anche in senso strettamente tattico: se sfruttata a dovere, essa ha infatti il potere di conferire ad eventi quali Royal Rumble, Battle Royal o Ladder Match uno spessore strategico mai sperimentato in precedenza fugando, al contempo, il rischio che gli incontri assumano un tono troppo caotico. Giusto in proposito, vale senz’altro la pena fare cenno alla natura dei mini-game abbinati alle manovre di sottomissione ed altre varianti sul tema: in continuità con l’intenzione di rendere il gameplay più ragionato, ogni presupposto di button-mashing è stato ulteriormente ridotto in virtù di schemi rotatori che prediligono la tattica alla mera frenesia.
A passo costante, Visual Concepts macina altri preziosi chilometri sulla strada che porta alla perfezione: al netto di ogni perplessità legata ai criteri di monetizzazione che affliggono determinate modalità, WWE 2K25 si erge in effetti come il miglior esponente che la serie abbia mai avuto dal subentro di 2K Games in veste di produttore. A questo punto del viaggio, riteniamo sia però giunta l’ora di mettere ulteriori rifiniture da parte, per dedicarsi a riformare l’etica commerciale alla base dell’intero progetto: solo attraverso un sensibile ridimensionamento del fattore micro-transazioni, questo franchise potrà infatti varcare la soglia di qualità che separa l’ottimo dallo straordinario.
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