Cube Snake Recensione: il serpente cambia pelle
Prima di tuffarci in Cube Snake, il titolo protagonista di questa recensione, facciamo un salto nel passato per capire come siamo arrivati fin qui. Dopotutto, ogni rivoluzione inizia da un piccolo passo… o in questo caso, da un serpente in pixel che si muove su uno schermo monocromatico. Alzi la mano chi, almeno una volta […] L'articolo Cube Snake Recensione: il serpente cambia pelle proviene da Vgmag.it.


Prima di tuffarci in Cube Snake, il titolo protagonista di questa recensione, facciamo un salto nel passato per capire come siamo arrivati fin qui. Dopotutto, ogni rivoluzione inizia da un piccolo passo… o in questo caso, da un serpente in pixel che si muove su uno schermo monocromatico. Alzi la mano chi, almeno una volta nella vita, non abbia mai giocato a Snake. Una meccanica di gioco semplice, ma incredibilmente efficace, che ha attraversato la storia dell’industria videoludica, dai primi anni fino all’era del mobile gaming e oltre, accompagnando intere generazioni di giocatori. Le radici di Snake affondano negli anni ’70, anche se il serpente, inizialmente, non c’era nemmeno.
L’idea base arriva da Blockade (1976), un arcade in cui due giocatori controllavano delle frecce in movimento su una griglia invisibile, lasciandosi dietro una scia solida. L’obiettivo? Evitare di schiantarsi contro i bordi o contro la propria stessa traccia. Un concept tanto semplice quanto geniale, che ha fatto scuola. Negli anni sono nate numerose varianti, dalle gare dei Light Cycles di Tron a Nibbler (1982), fino al fenomeno virale Slither.io. Ma nessuna incarnazione ha avuto l’impatto di Snake sui telefoni Nokia.
Infatti, se oggi nel 2025, parliamo ancora di Snake, è perché la sua meccanica è diventata un vero e proprio standard, adottato e reinterpretato in innumerevoli varianti. Il merito della sua diffusione nel mondo mobile va a Taneli Armanto, l’ingegnere finlandese che nel 1997 lo portò sui telefoni Nokia. Il suo compito era semplice: creare un gioco immediato e coinvolgente per il Nokia 6110, uno dei primi cellulari con display grafico. Snake venne scelto perché era perfetto per i controlli direzionali e non richiedeva istruzioni.
Il successo fu enorme: preinstallato su oltre 400 milioni di dispositivi, Snake non fu solo un passatempo, ma una delle prime esperienze videoludiche per milioni di persone. In un’epoca in cui il gaming su cellulare era ancora un’idea astratta, Nokia aveva di fatto creato il mercato del mobile gaming.
Cube Snake: la nuova casa di Snake fluttua nello spazio
Ma la formula di Snake può ancora evolversi? Se lo è chiesto Kabum, uno studio barese che opera da anni nel settore dell’animazione e negli effetti visivi, e che ha deciso di reinterpretare il classico con Cube Snake. Questa versione prende le meccaniche di base di Snake e le porta in una nuova dimensione: letteralmente.
Il serpente si muove in un ambiente tridimensionale, slittando tra pavimenti e pareti all’interno di un cubo sospeso nello spazio. La visuale isometrica aiuta a percepire la profondità e l’orientamento, mentre il gameplay mantiene una semplicità di fondo con controlli limitati: due pulsanti per cambiare direzione e uno per aumentare la velocità.
C’è un po’ da abituarsi: mentre nel classico Snake la visuale top-down permetteva un inizio tranquillo, qui bisogna imparare a gestire la prospettiva. La sensazione è quella di giocare su una pista gravitazionale fluttuante, un elemento che rappresenta la colonna portante del progetto.
Uno degli aspetti più affascinanti di Cube Snake è il suo stile visivo. L’azione si svolge in un’arena cubica sospesa nel vuoto, delimitata da strisce al neon che creano un’atmosfera cyberpunk e retro-futuristica. Le pareti sono costellate da insegne luminose e loghi colorati, tra cui spicca un simpatico Easter Egg: Marco’s Focaccia, un pizzaiolo stilizzato al neon accanto a una piccola auto con le luci accese. Un dettaglio bizzarro, ma che dona carattere all’ambientazione. Il muso del serpente, che fa bella mostra di sé in basso a destra nell’interfaccia, ha un look in pixel-art moderno con un’estetica che strizza l’occhio alla nostalgia anni ‘80 e ‘90. Il contrasto tra il design minimalista del gameplay e l’ambientazione cyberpunk crea un risultato affascinante e inaspettatamente coeso.
Il ritmo della partita, tra musica e sfida
Se c’è un elemento che rende le partite a Cube Snake ancora più coinvolgenti, è la colonna sonora. Kabum ha composto una soundtrack chiptune originale, realizzata interamente con un Game Boy, che si integra perfettamente con l’azione di gioco. Partita dopo partita, suoni e luci contribuiscono a un’esperienza quasi sinestetica. Il tutto ricorda, con le dovute proporzioni, Tetris Effect, dove l’incalzare della musica e colori accesi, si fondono in un loop ipnotico.
La formula classica di Snake viene rivisitata in modo intrigante: mangiando frutta nell’arena, il serpente completa progressivamente le lettere della parola FEVER. Ogni cinque frutti raccolti, si sblocca una lettera e, una volta completata la parola, il gioco entra in una modalità frenetica: la velocità aumenta, la musica accelera e il rischio di collidere con i laser o con la propria coda cresce esponenzialmente. A chiudere il cerchio c’è una classifica online, che permette di competere con sé stessi e con altri giocatori. Tuttavia, l’assenza di una vera modalità multiplayer lascia l’amaro in bocca: dopo qualche ora di gioco, sorge una domanda inevitabile: tutto qui?
Un morso… ma senza stretta
Nonostante l’idea intrigante e l’estetica accattivante, Cube Snake rimane un’esperienza che si auto-relega al mordi e fuggi, a una partitina ogni tanto, piuttosto che a un gioco profondo e rifinito. Il problema principale? La mancanza di varietà. Il gioco offre una sola mappa e il gameplay, per quanto divertente, non evolve mai. Sarebbe stato interessante vedere livelli diversi o l’introduzione di power-up. Inoltre, una modalità multiplayer avrebbe potuto donare maggiore spessore all’esperienza.
Eppure, c’è un elemento chiave da considerare: il più grande successo di Snake è avvenuto quando ha abbracciato il mondo del mobile. Non a caso, sembra che una campagna Kickstarter sia all’orizzonte per portare il gioco su smartphone. E in fondo, il mobile è sempre stata la casa perfetta per Snake. Forse la vera sfida per Kabum sarà quella di spingersi oltre la nostalgia e osare di più, magari uscendo dai confini cubici di un PC per incontrare un nuovo pubblico su dispositivi mobili.
Cube Snake dimostra sicuramente del potenziale, ma nel suo stato attuale offre pochissimi contenuti per lasciare il segno. Se il team decidesse di espanderlo, potrebbe trasformarsi in un’esperienza più completa. Per ora, resta un buon passatempo che, con un maggiore investimento nello sviluppo, avrebbe potuto garantire maggior intrattenimento. Rimaniamo quindi in attesa di un’eventuale evoluzione del titolo e di vedere se una possibile conversione per smartphone possa dare nuovo slancio al progetto. Dopotutto, nel suo piccolo, Cube Snake raggiunge perfettamente lo scopo per cui è stato sviluppato: farci divertire… in maniera limitata!
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