Split Fiction è un capolavoro.
Scopri la recensione del gioco che sta vendendo milioni di copie. Split Fiction, un capolavoro co-op PS5, PC e Xbox. Pro, contro e conclusioni.L'articolo Split Fiction è un capolavoro. sembra essere il primo su Smartworld.

Split Fiction è il seguito spirituale di It Takes Two, che a sua volta lo era di A Way Out. Questo trittico sviluppato da Hazelight Studios propone una formula speciale di avventure cooperative a schermo condiviso che si giocano esclusivamente in coppia, e che dunque non è possibile affrontare da soli.
Che scegliate di giocare in locale sul divano o online, Split Fiction è concepito solo e soltanto per due giocatori, poiché ogni meccanica, ogni enigma e ogni sequenza di azione richiede la collaborazione e la sinergia tra due persone. Senza la cooperazione, il progresso è impossibile, cosa che rende ogni sfida un vero e proprio test di complicità e coordinazione.
It Takes Two aveva già evoluto a dismisura ciò che aveva iniziato A Way Out, sperimentando con il cambio di generi continuo, ma Split Fiction si distingue per aver spremuto fino al midollo su cosa si possa fare con questo genere.
Nella fattispecie, in It Takes Two si percepiva, a tratti, che alcune idee fossero ancora in fase embrionale, con continui passaggi da un genere all'altro che, pur aggiungendo varietà, facevano percepire che alcune sezioni fossero appena accennate.
In Split Fiction, invece, ogni genere è studiato e valorizzato, offrendo così un'esperienza più profonda e articolata, per merito di una scelta narrativa molto diversa dal suo predecessore.
It Takes Two brillava per la sua capacità di intrecciare una trama emotivamente coinvolgente, cioè una fiaba moderna che rielaborava il tema del divorzio esplorando le radici della rottura e la speranza di ricostruire l'amore. Split Fiction prende invece una direzione diversa, forse meno empatica per certi versi, ma che lascia molto più spazio alla libertà creativa del gameplay.
La trama di Split Fiction ruota attorno a due scrittrici, Mio e Zoe. Le due vengono convocate dalla Raider Publishing, una prestigiosa azienda editoriale che promette di pubblicare i loro romanzi. Tuttavia, il percorso verso il successo non è così semplice: per ottenere il tanto ambito contratto editoriale, ad ogni candidato viene richiesta una prova insolita.
Il CEO della Raider presenta una macchina rivoluzionaria, un dispositivo in grado di far vivere le storie scritte dagli autori sulla propria pelle. Chi sceglie di partecipare viene immerso in una sorta di bolla virtuale in cui la realtà e la finzione si fondono, permettendo di vivere in prima persona le avventure e le narrazioni elaborate dagli scrittori.
Nonostante l'entusiasmo generale, Mio si mostra subito scettica: mentre tutti intorno a lei accorrono con trepidazione verso la macchina, lei decide all'ultimo momento di tirarsi indietro, proprio prima dell'ingresso nella bolla.
Il CEO dice che non è possibile sottrarsi dal test della macchina, una volta che ne sono venuti a conoscenza. Così, nella confusione del momento, Mio finisce per essere trascinata nella stessa bolla di Zoe, pur non essendo stata la sua intenzione iniziale.
Da questo punto in poi, le due scrittrici si trovano costrette a vivere, insieme, non solo le storie che ciascuna aveva immaginato, ma anche un universo in cui la loro esistenza si intreccia in modi inaspettati.
Il gioco si sviluppa quindi facendo vivere ai giocatori sia il mondo sci-fi di Mio, autrice di romanzi fantascientifici, sia quello incantato e colmo di magia di Zoe, amante del fantasy.
Il doppio binario narrativo offre uno spazio immenso alla creatività, consentendo ai giocatori di esplorare due universi distinti, ciascuno con le proprie regole, estetiche e sfumature emotive.
Sebbene la trama non raggiunga la profondità tematica di It Takes Two, risulta comunque più piacevole, meno ingombrante e anche accessibile, grazie anche alla presenza del doppiaggio in italiano, che aumenta l'immersione e la fruibilità della storia.
Più che altro i colpi di scena sono piuttosto telefonati, e anche le storie delle protagoniste sanno un po' di cliché, ma è inevitabile affezionarsi alle loro vicende e ai loro modi di essere.
Mio è introversa, chiusa, un po' acida, mentre Zoe è solare, dinamica, piena di energia, e questi due caratteri si scontrano e non solo animano i mondi, ma si evolvono man mano che si conoscono.
Split Fiction ridefinisce i confini dell'avventura cooperativa, poiché gli sviluppatori hanno saputo studiare e affinare le meccaniche introdotte con i titoli precedenti.
Anzitutto i controlli: sono responsivi, precisi, vantano un feeling pazzesco, di quelli che funzionano bene, benissimo, che è un piacere sentire sui polpastrelli perché ti senti collegato all'alter-ego virtuale. Ed è importante, in quanto il gioco esige un po' di precisione. Nulla di traumatico, anzi, ma è importante sottolineare che Split Fiction si presenta come un titolo più impegnativo rispetto al suo predecessore.
Sia chiaro, è comunque magnanimo, i cui punti di controllo sono sempre ben piazzati e mai risultano frustranti, eppure è un'avventura che richiede un po' di manualità videoludica per essere affrontata.
Io l'ho affrontato con la mia ragazza, che, pur avendo una discreta esperienza nel mondo videoludico, ha trovato alcuni passaggi particolarmente impegnativi. La necessità di coordinarsi con precisione ha reso alcune fasi decisamente più complicate del previsto, ma anche incredibilmente gratificanti una volta superate.
Chiaramente la distinzione tra i due mondi non è solo estetica. Nel ramo sci-fi, il gameplay si arricchisce di elementi platform e d'azione che sfruttano appieno la tecnologia futuristica. C'è il jetpack che aggiunge l'esplorazione verticale, la spada gravitazionale che modifica appunto la gravità, per non parlare poi delle sequenze con le pistole laser, dove ci si ritrova a dover alternare fasi dueddì a treddì, e la libertà di movimento e di azione è massima, con il continuo cambio di prospettiva che si diverte a mischiare le regole del videogioco.
Nel mondo fantasy, invece, il gameplay si tinge di atmosfere fiabesche, nelle quali ci si immerge in una fase molto articolata, legata al cambio di forma, che consente di mutare da umano a varie creature per superare ostacoli e risolvere enigmi. Impossibile poi non amare la fetta legata all'acquisizione di un drago, che seguirete nel suo percorso di crescita.
La continua variazione del gameplay non solo dona freschezza all'esperienza di gioco, ma esalta anche il concetto di creatività che sta alla base della trama, che è tutta una grossa metafora critica verso l'industria stagnante dell'intrattenimento.
È però davvero difficile parlare di tutte le componenti che si inanellano durante l'avventura: ci sono fasi di guida, di volo, d'azione, enigmi e tanto platforming di grandissima qualità.
E come It Takes Two, la comunicazione e la sinergia tra i due giocatori sono fondamentali. Non è raro ritrovarsi a dover eseguire azioni simultanee, cioè salti sincronizzati, manovre combinate, sequenze di salto a muro o doppi salti con azioni in aria, che richiedono un tempismo perfetto ed una profonda intesa tra i partner di gioco.
Come detto, però, i punti di controllo sono distribuiti in maniera generosa lungo il percorso, aiutano a mitigare la frustrazione di eventuali errori, e permettono di riprendere rapidamente il cammino senza dover ripetere intere sezioni.
E poi ci sono i boss, che sono un'altra componente che merita di essere evidenziata. Questi combattimenti, realizzati con una cura maniacale sia nella caratterizzazione che nel design degli schemi, sono tra i momenti più emozionanti e spettacolari del gioco. La loro complessità e originalità raggiungono vette superiori a quelle che già aveva toccato It Takes Two.
Altra idea fresca in Split Fiction riguarda le cosiddette "storie secondarie". Diversamente da quanto proposto in It Takes Two, che proponeva di tanto in tanto dei minigiochi testa a testa, in questo titolo troviamo dei mondi narrativi paralleli derivanti dalle storie incompiute di Mio e Zoe.
Da una breve storia ambientata in un laboratorio di pozioni ad una sequenza di skateboard futuristico, fino a un omaggio spettacolare ad un impero galattico che ricorda l'estetica di Star Wars, queste missioni sono un tripudio creativo che mettono sul piatto spunti inaspettati e diversificati che arricchiscono l'intera narrazione.
E per quanto il gioco voglia farvi credere che siano secondarie, in realtà vi verrà voglia di affrontarle tutte, di non saltarne mai una, proprio perché anche lì emerge una cura eccezionale. Non sai mai cosa puoi aspettarti da lì a dieci minuti, né nelle principali, né nelle secondarie, e nelle circa 15 ore di avventura non si sente mai il peso della ripetitività, perché nulla viene ripetuto.
Volendo, una volta completato, potrete affrontarlo una seconda volta con l'altro personaggio, poiché le sequenze di Zoe, ad esempio, sono spesso molto diverse da quelle di Mio.
Dal punto di vista visivo, Split Fiction rispecchia in toto quell'idea di creatività partita dal suo incipit. Gli sviluppatori hanno investito notevolmente nella diversità degli asset grafici, e soprattutto nella ricerca di uno stile coerente, nonostante l'assortimento estetico, riuscendoci alla perfezione anche nell'ottimizzazione: su PS5 non c'è mai un'incertezza, mai un rallentamento, il tutto a 60 fps.
In più, i volti dei protagonisti, in particolare quelli di Mio e Zoe, risultano molto più espressivi e curati rispetto ai titoli precedenti, contribuendo a creare un legame emotivo ancora più forte con il giocatore. Gli altri personaggi, come gli scienziati di Raider o i collaboratori minori, sono meno definiti, ma questo non penalizza l'esperienza complessiva, in quanto il focus rimane ben saldo sui protagonisti e sugli scenari in cui si muovono.
La varietà degli scenari è resa ancora più affascinante dall'utilizzo sapiente degli effetti speciali: esplosioni, supernove e sequenze di grande impatto fanno da cornice ad un'esperienza molto più cinematografica.
La grandezza degli ambienti e il respiro scenografico donano al gioco un'aura tutta nuova, diversa, ma non migliore dello splendido animo fiabesco e romantico di It Takes Two: uno non supera l'altro, li vediamo come complementari.
Il comparto sonoro, infine, si difende molto bene. Particolare merito va al doppiaggio in italiano, sforzo produttivo che apprezziamo, anche perché è pure di qualità. Bellissima l'effettistica, con un sound design che spicca soprattutto nelle fasi spaziali ma non solo, poiché pure le musiche fanno il loro dovere, spettacolari soprattutto in certi frangenti sul finire di ogni macro-storia.
Il prezzo di Split Fiction è fissato a 49,99€, una cifra che risulta pienamente giustificata proprio in virtù del Pass Amico: basterà una sola copia del gioco per permettere a due giocatori di divertirsi insieme online.
Infatti il giocatore che non ha una copia può scaricare una versione gratuita e giocare insieme all'utente che la possiede. Vi consigliamo comunque, laddove possibile, di affrontarlo insieme ad una persona sul divano, perché l'esperienza avrà un altro sapore.
Inoltre, la funzionalità cross platform rappresenta un ulteriore punto di forza: per esempio, un giocatore su PlayStation potrà facilmente collaborare con un amico che gioca su PC, semplicemente collegando il proprio account EA.
La chiave per questa recensione è stata fornita da EA, che non ha avuto un'anteprima di questo contenuto e non ha fornito alcun tipo di compenso monetario. Potete leggere maggiori informazioni su come testiamo e recensiamo dispositivi e videogiochi su SmartWorld a questo link.
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