Meta tentò di entrare in Cina compiacendo la censura

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Mar 10, 2025 - 11:01
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Meta tentò di entrare in Cina compiacendo la censura

Una nuova denuncia di un’ex direttrice politica globale di Meta, Sarah Wynn-Williams, rivela che l’azienda era disposta a estreme misure per censurare contenuti e reprimere dissensi politici nel tentativo fallito di ottenere l’approvazione del Partito Comunista Cinese e portare Facebook a milioni di utenti cinesi. Secondo il reclamo esclusivamente visionato dal Washington Post, Meta, all’epoca chiamata Facebook, sviluppò un sistema di censura nel 2015 e progettò di installare un “caporedattore” per supervisionare tutti i contenuti social media in Cina.

Il CEO di Meta, Mark Zuckerberg, avrebbe anche acconsentito a bloccare l’account di un dissidente cinese negli Stati Uniti sotto pressione di un alto funzionario cinese, nella speranza di facilitare l’ingresso nel mercato cinese. Nonostante la pressione del governo cinese per ospitare i dati degli utenti cinesi nei data center locali, Meta alla fine decise di non procedere con l’espansione in Cina, come dichiarato nel 2019 da Zuckerberg.

La denuncia di Wynn-Williams include documenti interni di Meta e accuse di informazioni fuorvianti ai regolatori americani e agli investitori riguardo ai piani aziendali in Cina. Questo episodio evidenzia come Meta abbia collaborato a lungo con il Partito Comunista Cinese, influenzando lo sviluppo tecnologico e fornendo informazioni non accurate.

Sarah Wynn-Williams, licenziata nel 2017, pubblicherà un memoir intitolato “Careless People: A Cautionary Tale of Power, Greed, and Lost Idealism,” documentando la sua esperienza in Meta. La controversia continua a sollevare domande sulla politica aziendale di Meta e sulle implicazioni della sua collaborazione con il governo cinese.

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