Ubuntu non sta abbandonando Linux: ecco cosa succederà veramente col passaggio a Rust
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Ubuntu sta per abbandonare le GNU core utilities per passare a Rust, un passaggio che inizierà con la versione 25.10 e continuerà, se tutto va bene, in Ubuntu 26.04 LTS.
Ma cosa significa per la distro più popolare che c'è e quindi per il mondo Linux? Ubuntu (e quasi tutte le distribuzioni Linux) utilizzano da sempre per impostazione predefinita le GNU Coreutils, gli strumenti fondamentali che hanno definito l'esperienza Unix-like da decenni.
Le utilità GNU sono infatti state introdotte in Linux nel 1991 e anche se ormai molti potrebbero non vederli mai visto che utilizzano un desktop grafico, forniscono quei comandi essenziali, ls, cp, mv, che, combinati con il kernel Linux, permettono di utilizzare il sistema operativo.
Adesso, però, in un post pubblicato qualche giorno fa intitolato "Carefully But Purposefully Oxidising Ubuntu", Jon Seager, VP Engineering di Canonical ha annunciato il passaggio a Rust, un linguaggio di programmazione sempre più popolare tra gli sviluppatori, e di cui si sono già avute avvisaglie in altre distro come Pop!_OS e direttamente nel kernel Linux (non senza sollevare polemiche).
A partire da Ubuntu 25.10, quindi, si passerà alle uutils, ovvero la suite di utilità scritte in Rust che comprendono Coreutils, findutils e diffutils. Ma perché questo cambiamento? Spesso si motiva il passaggio a Rust per il miglioramento delle prestazioni, ma la motivazione più profonda risiede nelle garanzie di sicurezza che il linguaggio offre.
Il sistema di tipo Rust incoraggia infatti un codice intrinsecamente più sicuro e resiliente, riducendo il rischio di vulnerabilità legate alla memoria.
Ci sono due problemi: la compatibilità e il fatto che le GNU core utilities siano basate su una suite di test con decenni di esperienza. Al momento, la suite uutils è "attivamente testata contro la suite di test GNU coreutils", e supera circa 500 dei 600 test GNU. Non c'è dubbio che questo punteggio sia destinato a migliorare, ma c'è un aspetto curioso da considerare.
Nella pagina del progetto si dice chiaramente che "le uutils mirano a essere un sostituto per le utilità GNU. Le differenze con GNU sono trattate come bug".
Per rendere la transizione più fluida e ridurre i rischi, è stata creata una nuova utility da riga di comando denominata oxidizr, che consente agli utenti di passare dagli strumenti tradizionali a quelli basati su Rust in maniera più semplice.
Il nuovo strumento ruota attorno al concetto di "Experiments", per cui ogni esperimento corrisponde a un pacchetto alternativo basato su Rust (come "rust-coreutils" o "sudo-rs"). Gli utenti possono abilitare o disabilitare singoli esperimenti a piacere, e se compaiono problemi di compatibilità tornare alle "vecchie" utilità.
Nella comunità si parla poi del fatto che il passaggio alle utilità Rust comporti anche il passaggio da una licenza GPL 3 a una licenza MIT, molto più permissiva.
Secondo alcuni commentatori, questa decisione sembra essere in linea con una tendenza attuale di deprecare il software GPL a favore di alternative con licenze più permissive. Una scelta giustificata con il pretesto di "modernizzare", ma il cui impatto del mondo reale sembra essere quello di costringere il software libero in ecosistemi proprietari, con il risultato di indebolire i principi che hanno reso Linux quello che è ora.
Certo, agli utenti non interessano particolarmente le questioni delle licenze, e probabilmente la questione non riguarda nello specifico Rust, che si sta facendo strada anche in Android, ma forse il modo in cui è implementata. E questo secondo molti potrebbe spingere sempre più utenti lontano da Debian (su cui Ubuntu è basato) verso altri componenti, come Busybox ad esempio.
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