Bitcoin: hashrate in ripresa, segnale positivo per il mercato?
Nonostante il calo del prezzo di BTC, l'hashrate tiene molto probabilmente grazie ad un incremento dell'efficienza.


Dopo un breve periodo di calo, ora è in ripresa anche l’hashrate di Bitcoin.
Stando alle stime di Hashrate Index, la media mobile a sette giorni era scesa sotto gli 800 Eh/s la scorsa settimana, ma a partire da sabato è risalita sopra questa soglia.
Il picco massimo storico è stato toccato ad inizio febbraio, a quasi 850 Eh/s, ed a fine febbraio era sceso a 750. Poi a metà marzo era risalito a 840, ma in seguito era di nuovo sceso sotto gli 800.
Sostanzialmente è da metà dicembre che non sale più in modo significativo, ovvero da quando superò per la prima volta nella storia gli 800 Eh/s.
Il rapporto dell’hashrate con il prezzo di Bitcoin
Come si può intuire dai dati precedenti, c’è un rapporto diretto tra l’hashrate di Bitcoin ed il prezzo di BTC.
A differenza però di quanto comunemente si crede, non è l’hashrate ad influenzare il prezzo, ma l’esatto contrario.
Dopo la vittoria elettorale di Trump ad inizio novembre il prezzo di Bitcoin ha iniziato a salire da 70.000$ a 100.000$. Questa salita di colpo ha incrementato la profittabilità del mining di BTC, e così i miner hanno aumentato la loro potenza di calcolo.
Occorre ricordare che il mining è una competizione in cui è favorito chi ha maggiore potenza di calcolo, e l’hashrate è proprio il parametro che misura la potenza di calcolo impegnata nel mining.
E così da inizio novembre a metà dicembre la media mobile a sette giorni dell’hashrate del mining di Bitcoin è salito da circa 700 Eh/s a 800, per poi fermarsi lì nel momento in cui si è fermata anche la risalita del prezzo di BTC.
La tenuta del livello di hashrate
Ciò che potrebbe stupire è il fatto che l’hashrate sia ancora ampiamente sopra gli 800 Eh/s anche dopo il crollo del prezzo, anche se da questo punto di vista negli ultimi giorni c’è stato un rimbalzo che lo ha riportato ampiamente sopra gli 86.000$.
Va però specificato che la reazione dell’hashrate tende ad essere lenta, anche perchè più lo si riduce più si rischia di incassare meno da questa attività.
In altri termini, i miner sono comunque sempre incentivati a mantenere l’hashrate il più alto possibile, anche quando il prezzo di BTC scende, ed è per questo che le discese del prezzo tendono ad avere un impatto molto lento sull’hashrate.
Gli incassi dei miner avvengono sempre in BTC, e la quantità di BTC distribuiti complessivamente ai miner rimane sempre la stessa per ogni ciclo scandito dall’halving. Quindi quando aumenta il valore di mercato di BCT aumentano anche di fatto i guadagni per i miner, e viceversa.
Ad esempio, mentre il prezzo di BTC aumentava da 70.000$ a 100.000$, facendo segnare un +43%, l’hashrate aumentava solamente da 700 a 800 Eh/s, con un incremento di solo il 14%. Questo spiega perchè l’hashrate stia tenendo anche dopo il calo del prezzo, visto che praticamente non era ancora aumentato a sufficienza prima che la risalita del prezzo di fermasse.
La riduzione dei costi
Quando aumenta l’hashrate tendono anche ad aumentare i costi complessivi del mining.
Ma il costo dell’hashrate a volte può anche ridursi grazie ad un incremento dell’efficienza.
L’Hashprice Index misura il costo dell’hashrate, inteso come il costo di esercizio di 1 Ph/s.
Un Petahash al secondo (Ph/s) è un millesimo di un Exahash al secondo (Eh/s), ovvero dell’unità di misura con cui si esprime il valore stimato dell’hashrate complessivo.
Un anno fa il costo medio di un Ph/s era addirittura superiore ai 100$, ma a maggio dell’anno scorso scese a 44$.
Oltre all’efficienza, altri due fattori chiave influiscono su questo costo: il costo dell’energia elettrica, e la difficulty.
L’energia elettrica ha costi molto differenti in giro per il mondo, e non ha strettamente a che fare con Bitcoin.
Invece la difficulty è proprio il livello di difficoltà necessario per riuscire ad estrarre l’hash che conferma i blocchi di Bitcoin.
Da maggio 2024 ad oggi la difficulty è salita da poco più di 80T ad oltre 110T, ma nonostante ciò l’Hashprice Index è rimasto relativamente stabile attorno ai 50$, con escursioni da 40$ a 60$.
Questo significa che l’efficienza è aumentata, tanto da riuscire a fare rimanere stabile l’hashprice nonostante l’incremento della difficulty.
Tra l’altro, a fine gennaio l’hashprice era di poco superiore ai 60$, mentre poco prima della metà di marzo era sceso a 44$. Ora però è risalito a circa 49$, ovvero in perfetta media rispetto agli ultimi dieci mesi.