Assassin’s Creed Shadows Recensione: shinobi e samurai nel Giappone feudale
Dieci anni fa chiunque avrebbe pagato a peso d’oro un capitolo di Assassin’s Creed ambientato nel Giappone feudale. Nel corso degli anni Ubisoft ha viziato i giocatori, questo è difficile da negare: ad oggi, un appassionato dello storico franchise può vivere le avventure degli Assassini (ormai noti come Occulti) in qualsiasi periodo storico e in […] L'articolo Assassin’s Creed Shadows Recensione: shinobi e samurai nel Giappone feudale proviene da Vgmag.it.


Dieci anni fa chiunque avrebbe pagato a peso d’oro un capitolo di Assassin’s Creed ambientato nel Giappone feudale. Nel corso degli anni Ubisoft ha viziato i giocatori, questo è difficile da negare: ad oggi, un appassionato dello storico franchise può vivere le avventure degli Assassini (ormai noti come Occulti) in qualsiasi periodo storico e in ogni parte del globo. Di recente siamo tornati in Terra Santa con Assassin’s Creed Mirage; prima ancora abbiamo esplorato la Francia in compagnia dei Vichinghi, con Assassin’s Creed Valhalla; e a ritroso: Grecia, Egitto, Europa moderna. Con Assassin’s Creed Shadows da subito la sensazione è stata quella di ritrovarsi con una formula ormai ampiamente nota e collaudata (forse portata avanti senza novità troppo rilevanti, nell’ultimo lustro), e tuttavia ancora pronta alla sperimentazione, a rinnovarsi. Che preferiate l’approccio stealth di Naoe o la forza bruta di Yasuke, una nuova, curatissima ed epica avventura vi attende: ne illustreremo i punti centrali e tutte le potenzialità nella nostra recensione.
Assassin’s Creed Shadows: due eroi per un solo mondo
Tutti gli ultimi capitoli di Assassin’s Creed hanno previsto la possibilità di vestire i panni di un personaggio maschile o di uno femminile, lasciando al giocatore una prima, fondamentale e liberissima scelta. Era però dai tempi di Assassin’s Creed Syndicate che una “coppia di personaggi” non tornava al centro di un’azione accuratamente calcolata per la doppia possibilità, all’interno di una narrazione principale che proponesse due linee narrative in tutto separate e che si riavvicinavano poi solo nei punti nodali degli avvenimenti storici. Con Assassin’s Creed Shadows Ubisoft torna a insistere sulla coppia, che non è una scelta meramente estetica o di editor, ma una diade assai versatile e diversificata al suo interno. Naoe, la ragazza shinobi, è molto diversa da Yasuke. Lei è nata e cresciuta a Iga, lotta per difendere la sua terra e per proteggere l’eredità del padre, assassinato da Nobunaga. Yasuke arriva con mercanti europei, è uno straniero in terra straniera, benché presto asceso al rango di samurai e di guardia personale del nobile antagonista.
Due eroi per un solo mondo, quindi; due eroi, inoltre, molto differenti, che si avvicinano per motivi precisi, che avranno i loro scontri, e che per la maggior parte del tempo, inizialmente, neppure avranno nulla a che spartire. Il nostro consiglio, per vivere appieno l’esperienza di un “vero Assassin’s Creed”, è di giocare il più possibile, almeno nella prima decina di ore di gioco, nei panni di Naoe; così sarà possibile respirare all’interno di un’esperienza immersiva e autenticamente “stealth”, abbracciando per intero le modalità esplorative e di combattimento degli shinobi (oltre a poter sperimentare le principali novità lato gameplay, di cui si dirà). Yasuke resta una scelta valida, in alcuni frangenti addirittura necessaria, ma più “in stile Valhalla”, e dunque ampiamente sviscerata negli ultimi anni. Ad ogni modo, a prescindere dalla vostra scelta, ad attendervi troverete la solita narrazione di ampio respiro, un mondo di gioco aperto gigantesco e un gameplay da subito riconoscibile.
L’esplorazione e le indagini: più Assassin’s Creed che mai!
Per la prima volta dopo tanto tempo, sia nell’esplorazione del mondo di gioco che nella gestione delle indagini tra missioni principali e secondari, Assassin’s Creed Shadows è più Assassin’s Creed che mai. A meno che non vogliate attivare opzioni di semplificazione (che comunque ci sono, ed è un bene), proseguire nell’avventura principale richiede questa volta una grande attenzione a luoghi e ambienti, un’osservazione costante e minuziosa di ogni anfratto e ragionare sugli indizi forniti dagli sviluppatori. Mettiamo caso che dobbiate eliminare un dato nemico: non troverete più l’indicatore da seguire già bello pronto sulla mappa di gioco, quanto indicazioni come “si trova a Izumi”, poi “ad ovest della città di Iga”, e ancora poche righe. Da qui dovrete studiare la mappa e le varie zone indicate, quindi scegliere se recarvi direttamente sul posto e osservare dal vivo (soprattutto attraverso il comando dell’osservazione, che con R2 su PlayStation 5 identifica in azzurro gli obiettivi principali, in rosso i nemici e in giallo le risorse) oppure inviare delle sentinelle in esplorazione. In quest’ultimo caso potreste sbloccare quelli che in passato erano gli indicatori veri e propri che puntavano al completamento degli obiettivi.
In tutto questo, i punti di osservazione non vi aiuteranno più così tanto, se non a trovare, all’interno della mappa stessa, le zone di interesse all’interno del fitto della vegetazione. Mentre in passato la sincronizzazione sbloccava tutti i posti degni di nota sulla mappa, adesso dovrete essere voi a “osservare” il circondario, fissando così sulla mappa stessa dei generici indicatori con il punto interrogativo, da visitare poi in un secondo momento. Ne consegue che l’esplorazione e la stessa progressione nella trama saranno entrambe molto più lente, diventando però al contempo anche molto più realistiche e immersive. Il giocatore, insomma, è costretto ad agire così come agirebbero dei veri viandanti in un mondo che non hanno ancora visitato nella sua completezza; ne consegue che Assassin’s Creed Shadows è un titolo anche più lento, riflessivo e tattico rispetto al passato. Si è cercato, questa volta, di bilanciare l’action RPG di Valhalla (che comunque torna quasi praticamente senza modifiche) con l’atmosfera le indagini dei primissimi capitoli, ottenendo un risultato che è perfettamente sensato e fedele allo spirito della serie, anche se per forza di cose rallenta la “velocità d’azione” cui Ubisoft ci aveva ormai abituati.
Più lento, più narrativo, più immersivo
Assassin’s Creed Shadows, lo abbiamo già notato, è più lento rispetto al passato. Questa lentezza è stata probabilmente scelta come precisa cifra stilistica, perché perfettamente in grado di rendere videoludicamente la “lentezza” di un intero mondo e contesto culturale, tipicamente giapponese. Le cose questa volta si fanno con calma, le battaglie si pianificano, le città vengono visitate, si prega ai santuari, ci si prende tempo per la meditazione interiore (queste sessioni, solitamente disponibili presso i santuari, sbloccano vere e proprie missioni secondarie in forma di flashback). L’offerta di Ubisoft è quindi diluita: ciò comporta una narrazione di ampio respiro e dai toni epici, a prescindere dal tipo di personaggio utilizzato; d’altro canto, chi arriva direttamente da Valhalla avrà bisogno di superare alcuni momenti fortemente destabilizzanti, molto meno improntati all’azione. Noi abbiamo apprezzato la formula, anche se avremmo valorizzato di più un maggiore bilanciamento. Inutile negare come moltissimi passaggi – tra tutti la cerimonia del tè – siano sì pittoreschi, interessanti e storicamente ricostruiti perfettamente, ma anche molto, molto, molto lenti all’interno di un gioco di ruolo d’azione.
Ne consegue, comunque, che il fattore immersività sia stato enormemente potenziato. Rispetto a Valhalla e a Mirage, ci si sente davvero partecipi degli eventi storici, si “avverte” la caduta di un paese devastato dalla guerra civile e suddiviso in una molteplicità di fazioni e territori. Oda Nobunaga è forse il vero protagonista del periodo al termine del 1500, ma la prospettiva scelta da Ubisoft è quella degli umili: costringe ad immergersi tra i campi, tra i vicoli delle città giapponesi, tra le fila dei soldati. Si torna a vivere, dopo tanto tempo, tutto il peso della Storia con la S maiuscola; il problema è, come si accennava, la scarsa abitudine a narrazioni di così ampio respiro e profondo coinvolgimento all’interno dello specifico franchise di riferimento. Senza contare che, anche questa volta, una maggiore varietà tra situazioni e missioni secondarie – unitamente a una certa uniformità del paesaggio, che forse questa volta si avverte di più rispetto al passato – avrebbero comunque giovato al prodotto complessivo.
Assassin’s Creed Shadows: due stili di gioco, tante possibilità
La bipartizione dei protagonisti comporta un’analoga alternanza negli stili di gioco. Si può decidere se affrontare le missioni impersonando Naoe o Yasuke, e questo significa optare per azioni più strategiche e stealth oppure per la via della violenza in piena vista. Personalmente abbiamo apprezzato maggiormente vestire i panni della shinobi, forse anche perché memori della tutto sommato recente avventura nei panni di Eivor in Assassin’s Creed Valhalla, che era sicuramente più improntata agli scontri corpo a corpo rispetto al passato. Per l’occasione, gli sviluppatori hanno predisposto una serie di possibilità inedite per l’erede degli Assassini, che ora può allontanare o avvicinare a sé i nemici con una catena, colpire con kunai a distanza, nascondersi strisciando a terra (oppure infilarsi in pertugi per cambiare terreno d’azione senza farsi scoprire), utilizzare un rampino per ascendere rapidamente alle sommità degli edifici (questa è stata una necessaria introduzione di tipo “strutturale”, data l’architettura dell’epoca). I fan storici del franchise dovrebbero optare immediatamente e soprattutto per Naoe, così da vivere un’avventura i cui ritmi sono stati già ampiamente predisposti dalle nuove modalità di esplorazione e indagine, con cui la protagonista femminile tende a collimare perfettamente.
Anche Yasuke, comunque, costituisce un valido pilastro del mondo di gioco nipponico. A prescindere dal fatto che sia una figura storicamente esistita, il suo gameplay è improntato all’azione e risponde perfettamente alle meccaniche di un action RPG. Le abilità a distanza e di lotta ravvicinata sono state parzialmente riviste per restituire la sensazione di impersonare un vero e proprio samurai, apparentemente invincibile, più lento rispetto alla shinobi ma anche letale nel combattimento ravvicinato, anche contro interi manipoli di nemici. I punti maestria spesi salendo di livello possono potenziare singole abilità dei due guerrieri, incentivando approcci specificamente legati allo stile di gioco personale: se anche con Naoe preferite il combattimento all’arma bianca, dovreste insistere sulle abilità legate alla katana; viceversa, non è detto che Yasuke non possa optare per un approccio più cauto e a distanza, e allora il suo prodigioso arco sarà sicuramente un pezzo di equipaggiamento sul quale insistere. Considerate che è opportuno investire tempo e risorse su entrambi, data l’alternanza tra i due nel corso della narrazione principale.
Bellezza feudale
Se negli ultimi anni non fossero esistiti titoli come Ghost of Tsushima, Sekiro e Black Myth Wukong, le atmosfere, gli ambienti e i luoghi orientali di Assassin’s Creed Shadows avrebbero garantito una boccata d’aria fresca all’intero mondo videoludico, soprattutto lato open world con le sue possibilità esplorative annesse. Purtroppo il titolo in questione, da lungo atteso dai fan, non è arrivato nell’epoca in cui avrebbe potuto contare su una generale accoglienza di entusiasmo condiviso, ed è giunto quando ormai ci si è un po’ adattati a quel mondo e al suo immaginario. Questo, tuttavia, non incide in nulla circa la bontà del prodotto di arrivo, che dal punto di vista della ricostruzione storica, nella direzione stilistica e nella fedeltà dell’operazione segna, ancora una volta, un grande successo da parte di Ubisoft. Ben vengano i mesi di sviluppo aggiuntivi e il doppio rimando, se il risultato è stato Assassin’s Creed Shadow.
Tecnicamente parlando siamo come sempre a livelli altissimi, pur senza discostarsi troppo dai già ottimi risultati, anche grafici, di Valhalla e Mirage. Le espressioni facciali e le animazioni, invece, ci sembrano ancora una volta un po’ troppo simili a quanto già visto in passato, e ciò che dà la sensazione di ritrovarci sempre davanti allo stesso gioco, in cui è semplicemente stato cambiato il paesaggio; restano però tutte le altre osservazioni positive, circa contesto e immersività, già appuntate nel corso della recensione. Anche il doppiaggio in lingua italiana vede presenti sempre gli stessi doppiatori, per personaggi dal ruolo simile a quelli già doppiati in passato (con annessa la sensazione di deja vù costante). Le possibilità offerte, lato grafica e frame rate, sono tuttavia molteplici, a seconda che si voglia prediligere il colpo d’occhio, o il ray tracing o il frame rate. Noi abbiamo ovviamente vissuto l’avventura principale ad alta risoluzione e a 60 fps.
Assassin’s Creed Shadows è l’ultimo, grande Assassin’s Creed – speriamo solo dal punto di vista cronologico, data la situazione quantomeno tesa in cui versa la società. Si tratta di un capitolo che eredita a piene mani una via già ampiamente consolidata in passato, dalla quale non è più possibile prescindere. Al tempo stesso, cerca di offrire atmosfere davvero immersive e indirizzate allo stealth (almeno nei panni della protagonista femminile, Naoe) anche modificando determinati aspetti del gameplay e dell’esplorazione. Se attivate le apposizione opzioni, Assassin’s Creed Shadows può diventare molto meno guidato e semplice rispetto al passato, dunque più coinvolgente e fedele all’esperienza di riferimento. Visivamente e tecnicamente è spettacolare. C’è davvero abbastanza materiale per fare contenti tutti, noi compresi. Il problema forse è ormai principalmente uno: è diventato impossibile ignorare, al netto di tutte le novità e le buone idee, la linea derivativa, l’anima conservativa di un franchise che forse, nel 2025, ha innovato più che poteva ed è quindi destinato ormai semplicemente a ripetersi. Per noi, comunque, va bene e andrà sempre bene anche così.
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