La Fondazione Sei valuta l’acquisizione di 23andMe: dati genetici sul blockchain per garantirne la privacy

Dopo che 23andMe ha dichiarato bancarotta, la Fondazione Sei ha annunciato l’intenzione di valutarne l’acquisizione per i test genetici.

Mar 28, 2025 - 11:33
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La Fondazione Sei valuta l’acquisizione di 23andMe: dati genetici sul blockchain per garantirne la privacy
sei 23andme

Dopo che 23andMe ha dichiarato bancarotta negli Stati Uniti il 23 marzo 2024, la Fondazione Sei, legata alla rete blockchain Sei, ha annunciato l’intenzione di valutare l’acquisizione della società di test genetici. L’obiettivo sarebbe proteggere la privacy dei dati genetici di circa 15 milioni di utenti, offrendo loro la proprietà e il controllo diretto delle informazioni tramite strumenti blockchain sicuri e crittografati.

Dati genetici e blockchain: la proposta della Fondazione Sei

Il progetto, reso noto in un post pubblicato il 27 marzo sull’account X ufficiale della rete Sei, intende affrontare una questione di crescente rilevanza: la sicurezza dei dati bio-genetici nell’era digitale, soprattutto in contesti di instabilità finanziaria come quello attuale della società biotech americana.

La fondazione ha affermato che, in caso di acquisizione, trasferirebbe tutte le informazioni genetiche sulla blockchain. Ciò permetterebbe, secondo i promotori, di “restituire la proprietà dei dati agli utenti” attraverso trasferimenti cifrati e riservati

“Crediamo che la sovranità sui dati personali sia una questione di sicurezza nazionale. Quando un pioniere biotecnologico americano affronta una situazione di bancarotta, i dati genomici personali di milioni di persone diventano vulnerabili a soggetti che potrebbero non condividere i medesimi valori di trasparenza e accesso libero.”,

si legge nella dichiarazione ufficiale della Fondazione Sei. 

Bancarotta 23andMe e privacy dei dati genetici

Queste dichiarazioni si inseriscono in un contesto di crescente attenzione alla gestione delle informazioni sensibili, in particolare dopo che 23andMe ha richiesto l’accesso alla protezione prevista dal Capitolo 11 presso il Tribunale Fallimentare del Distretto Orientale del Missouri. La società ha garantito che tale procedura non comporterà “alcun cambiamento nel modo in cui i dati dei clienti vengono conservati, gestiti o protetti”.

Tuttavia, l’annuncio ha immediatamente riacceso il dibattito sulla privacy genetica e la tutela dei diritti digitali. Diversi esperti e autorità temono che le informazioni genetiche, già archiviate su larga scala da aziende private, possano essere a rischio in caso di acquisizioni poco trasparenti o di cessione forzata degli asset.

Le reazioni istituzionali: appello alla cancellazione dei dati

In risposta, il procuratore generale dello Stato di New York, Letitia James, e quello della California, Rob Bonta, hanno invitato pubblicamente gli utenti di 23andMe a contattare l’azienda per richiedere la cancellazione dei propri dati personali, compresi eventuali campioni di DNA. Secondo i due funzionari, le leggi statali vigente riconoscono pienamente agli utenti il diritto alla privacy e alla gestione dei dati genetici.

Blockchain e genetica: una nuova frontiera per la sicurezza dei dati

La crisi aziendale di 23andMe apre quindi una potenziale finestra per sperimentare nuove forme di gestione decentralizzata delle informazioni personali. In questo quadro, la proposta della Fondazione Sei rappresenta una soluzione innovativa, sostenuta dalla tecnologia blockchain, che permetterebbe una gestione completamente trasparente e tracciabile dei dati, pur garantendone la sicurezza e la confidenzialità tramite crittografia.

Blockchain e genetica: un connubio ancora in fase emergente, ma che potrebbe segnare una svolta nel settore della bioinformatica. Attraverso l’utilizzo dei registri digitali distribuiti, le informazioni genetiche degli individui resterebbero sotto il loro pieno controllo. Allo stesso tempo, verrebbe neutralizzato il rischio che i dati vengano ceduti a terzi senza consenso, come spesso accade a seguito di acquisizioni o fallimenti aziendali.

Effetti sull’ecosistema crypto: il caso del token SEI

A seguito dell’annuncio della Fondazione Sei, il token SEI della rete blockchain omonima ha registrato un breve rialzo, passando da 0,209 a 0,215 dollari, segnando un incremento di circa il 3%. Un segnale che il mercato ha percepito positivamente l’iniziativa, anche se ancora in fase preliminare.

Sfide tecniche e legali dell’acquisizione

Tuttavia, non mancano perplessità: diversi osservatori sottolineano le difficoltà tecniche, legali e finanziarie legate a un’operazione di tale portata. La semplice possibilità di acquisire e trasferire i dati sensibili di milioni di persone non garantisce di per sé una maggiore sicurezza, soprattutto se il processo non è accompagnato da una chiara cornice normativa, trasparenza operativa e coinvolgimento diretto degli utenti.

Sovranità digitale e bioetica nell’era blockchain

Inoltre, il tema della sovranità digitale e della tutela della bioidentità personale richiede oggi una riflessione approfondita, tanto sul piano tecnologico quanto su quello etico. La blockchain, se da una parte rappresenta un’opportunità per decentralizzare il controllo delle informazioni, dall’altra impone nuove responsabilità in termini di governance dei dati.

Va ricordato che 23andMe raccoglie e analizza informazioni genomiche di milioni di soggetti in tutto il mondo. Secondo quanto riferito dall’azienda, i protocolli di sicurezza non subiranno modifiche nonostante il contesto fallimentare. Tuttavia, la possibilità che queste informazioni finiscano in mani terze all’interno di un processo giudiziario ha fatto scattare l’allarme.

Conclusioni: blockchain come garanzia per i dati genetici?

In sintesi, l’intervento della Fondazione Sei offre una proposta concreta per proteggere i dati genetici tramite blockchain, riportando l’attenzione su uno dei temi più delicati dell’era digitale: il controllo e la proprietà delle informazioni personali. Sebbene ancora lontana dall’essere realizzata, l’ipotesi di acquisizione getta nuova luce sul futuro della gestione dei dati biometrici e potrebbe ridefinire il modo in cui individui e società approcciano la bioetica nel contesto tecnologico.

Il prossimo passo sarà osservare se la Fondazione Sei procederà concretamente con l’acquisizione di 23andMe, e quali saranno le implicazioni operative, legali e normative per il settore sanitario, tecnologico e della protezione dei dati.