Bakkt: la prima società BTC affonda in Borsa

Ormai il suo modello di business sembra superato, anche se è supportata dalla proprietaria della borsa di New York.

Mar 19, 2025 - 12:56
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Bakkt: la prima società BTC affonda in Borsa
Bakkt btc

Bakkt, nel lontano 2018, fu la prima società finanziaria tradizionale a voler offrire derivati in Borsa per consentire investimenti indiretti in BTC.

All’epoca non c’era ancora alcun ETF su Bitcoin spot negli USA, e Bakkt, che era di proprietà della borsa di New York (ICE), voleva offrire qualcosa di simile. 

Nel dicembre del 2017 erano sbarcati sulla borsa di Chicago (CME) i primi future tradizionali sul prezzo di Bitcoin, ma i tempi erano ancora molto prematuri per strumenti più avanzati. 

Bakkt: i problemi per la società BTC-oriented

Bakkt riuscì a quotarsi in borsa solamente nel 2020, ovvero quattro anni prima dello sbarco in Borsa degli ETF statunitensi su BTC spot. 

Insomma, ci mise due anni dal momento in cui annunciò di voler portare sulle borse tradizionali degli asset che consentissero un investimento indiretto in Bitcoin a quando effettivamente riuscì ad immettere le proprie azioni alla Borsa di New York

Oltretutto, il 2020 fu anche l’anno in cui MicroStrategy (ora Strategy) iniziò ad acquistare BTC, diventando poi nel corso degli anni l’asset finanziario tradizionale in borsa più vicino a rappresentare un investimento indiretto in Bitcoin, prima dell’arrivo degli ETF.

Alla luce di tutto ciò si comprende bene perché il prezzo delle azioni Bakkt in Borsa sia crollato, anche se dietro la società c’è la proprietaria della borsa di New York (ICE). 

Il crollo in Borsa delle azioni Bakkt: c’è una correlazione con il prezzo di BTC?

Il prezzo iniziale delle azioni BKKT nel 2020 fu di 275$.

Grazie alla grande bull run dell’anno successivo riuscì a toccare un picco massimo a 1.270$, ma solo per poi crollare rapidamente addirittura sotto i 100$ già a gennaio 2022. 

In pieno bear-market, il prezzo ovviamente continuò a scendere, scendendo a dicembre dello stesso anno fin sotto i 30$. 

Pertanto il crollo delle azioni Bakkt in Borsa è iniziato già con il bear-market del 2022, durante il quale non solo perse tutti i guadagni accumulati nel 2021 grazie alla grande bull run, ma anche buona parte del valore che aveva all’esordio. 

Se nel cors del 2023 riuscì a riportarsi a quasi 70$, il 2024 è stato un altro grande bagno di sangue, molto probabilmente proprio a causa della concorrenza dello sbarco in borsa degli ETF a gennaio. 

E così a febbraio dell’anno scorso il suo prezzo scese anche sotto i 15$, finendo per toccare il picco minimo a maggio a quota 5,5$. A quel punto aveva perso il 98% del proprio valore in quattro anni. 

I movimenti recenti

La società però continua ad essere quotata in Borsa. 

Ad esempio a novembre, dopo la vittoria elettorale di Trump, ebbe un sussulto, con una velocissima risalita oltre i 37$. In altre parole, dal picco minimo di maggio aveva fatto segnare un clamoroso +500%. 

Anche quello per. si è rivelato essere un fuoco di paglia, sebbene per ora il suo prezzo non sia ancora mai sceso e rimasto sotto i 7$. 

Praticamente dopo il boom di inizio novembre si era assestato in una zona compresa tra 22$ e 33$, all’interno della quale aveva lateralizzato fino a fine gennaio. 

Poi però si è verificato un nuovo crollo, che aveva fatto scendere la banda di oscillazione in una zona compresa tra 10$ e 17$. 

I problemi recenti

Un nuovo crollo si è verificato lunedì, quando ha di nuovo toccato i 5,5$ per un brevissimo momento. 

La nuova banda di oscillazione per ora sembra compresa tra 7$ e 10$.

Il crollo di lunedì è stato innescato dalla notizia che Bank of America e Webull non prorogheranno i loro accordi commerciali con la società.

Si tratta di due importanti clienti di Bakkt, e mentre l’accordo commerciale con Webull andrà avanti fino al 14 giugno, quello di Bank of America terminerà già il 22 di aprile.

Da notare che Bank of America ha rappresentato il 17% dei ricavi della società derivanti dai servizi di fidelizzazione, mentre Webull ha contribuito al 74% ai ricavi dei servizi crypto di Bakkt.

A questo punto viene da domandarsi se il modello di business della società sia ancora da considerare solido, oppure se necessita di essere rivisto, alla luce delle novità introdotte sui mercati crypto negli ultimi anni. 

I problemi futuri

Una cosa che sta preoccupando molto gli azionisti è che la società ha già rinviato due volte la sua conference call sugli utili.

Inoltre, potrebbe anche rischiare una class action per le turbolenze del mercato riguardo l’andamento del prezzo delle sue azioni che hanno attirato l’attenzione di alcuni studi legali per sospette violazioni delle leggi federali sui titoli.

Da tempo circolano voci che ICE voglia vendere o ristrutturare Bakkt in entità più piccole, ed a questo punto sembra ormai inevitabile che facciano qualcosa. 

Va detto che Bakkt capitalizza ormai solamente poco più di 125 milioni di dollari, mentre ad esempio la casa madre ICE supera i 99 miliardi, ma per la società proprietaria del NTSE sarebbe uno smacco dover ammettere di aver sbagliato strategia con Bakkt.