L’inflazione del dollaro ha effetti globali, anche su Bitcoin
Perché il prezzo di BTC sembra essere correlato con il dollaro USA se gli statunitensi sono solo una minoranza?


Anche se comunemente si pensa che l’inflazione del dollaro USA (USD) abbia effetti solo negli USA, in realtà ha un impatto a livello globale, anche su Bitcoin.
Va però precisato che il termine “inflazione” in ambito finanziario può essere utilizzato con due significati distinti, sebbene correlati: l’aumento dei prezzi al consumo, o l’aumento della massa monetaria.
Se un aumento della massa monetaria produce aumenti dei prezzi, non è però altrettanto vero il contrario, perché i prezzi possono aumentare anche quando cala l’offerta, e non solo quando aumenta la domanda.
L’inflazione del dollaro come tassazione globale: gli holder di Bitcoin devono tremare?
Che un aumento della massa monetaria di USD produce inflazione negli USA è cosa scontata. Ma secondo una recente ipotesi potrebbe di fatto produrre conseguenze anche nel resto del mondo.
Lo suggerisce l’ex CTO di Coinbase, Balaji Srinivasan, che su X ha scritto che se i circa 6.000 miliardi di dollari dal 2020 fossero stati distribuiti solamente sui 330 milioni di abitanti degli USA, anziché sugli oltre 8 miliardi degli abitanti del pianeta Terra, si passerebbe dalla stampa di meno di 1.000$ a testa a quasi 20.000$ a testa.
Secondo Srinivasan, se effettivamente questo enorme e velocissimo aumento della massa monetaria degli USD avesse avuto conseguenze solo sugli statunitensi, il loro potere d’acquisto sarebbe sceso molto di più.
L’ex CTO di Coinbase conclude che “l’Impero Americano implementa la tassazione globale tramite l’inflazione del dollaro”, e che l’attuale politica di Trump e dei cosiddetti MAGA “non fa che consegnare il mondo alla Cina, che è pronta a raccogliere i pezzi”.
L’ipotesi di Srinivasan però non è stata supportata da prove.
L’impatto dell’inflazione del dollaro USA su Bitcoin
Bitcoin è un asset globale, anche se l’andamento del suo prezzo sembra essere legato soprattutto ai mercati statunitensi.
Eppure ad esempio la copia di scambio BTC/USD sul principale exchange americano, Coinbase, non supera i 600 milioni di dollari di scambi giornalieri, mentre su Binance (il principale exchange nel mondo, ma che non opera negli USA) la coppia di scambio BTC/USDT supera ampiamente il miliardo e mezzo di dollari.
D’altronde negli USA ci sono “solamente” 330 milioni di abitanti, mentre nel resto del mondo ce ne sono più di 7,7 miliardi.
Nonostante questa evidente disparità, il prezzo di Bitcoin sembra lo stesso condizionato primariamente dal mercato statunitense.
Una spiegazione di questa apparente anomalia potrebbe proprio essere collegata a ciò che afferma Srinivasan, ovvero al fatto che il dollaro USA in realtà andrebbe considerato come una valuta globale, e non come la moneta specifica degli Stati Uniti d’America.
Certo, USD è emesso e gestito dalla Federal Reserve statunitense, ma è diffuso in tutto il mondo, soprattutto sui mercati crypto grazie alle stablecoin come USDT e USDC.
Il vero rapporto tra l’inflazione del dollaro e il prezzo di Bitcoin
Quindi quando si parla del rapporto tra inflazione e Bitcoin non ci si riferisce in realtà al rapporto tra l’aumento dei prezzi in un dato Paese ed il tasso di cambio di BTC con la valuta locale, ma ci si riferisce in particolare modo al rapporto tra le variazioni della massa monetaria del dollaro USA ed il tasso di cambio BTC/USD.
A dire il vero questo ragionamento, che collega l’andamento del valore di mercato di Bitcoin all’inflazione della massa monetaria, e non all’aumento dei prezzi al consumo, vale per tutte le monete del mondo, ma mentre per quanto riguarda USD è evidente e significativo, per altre monete spesso è marginale o spesso addirittura irrilevante.
Non è nemmeno un caso che quando il dollaro USA si svaluta rispetto ad altre valute, ovvero quando il Dollar Index (DXY) scende, il prezzo di Bitcoin tende a salire, anche se ciò significa che le altre valute si sono apprezzate nei confronti di USD.
Pertanto il prezzo di Bitcoin tende specificatamente ad essere correlato sul lungo periodo alle variazioni della massa monetaria del dollaro USA.
Le previsioni a breve termine
Sebbene ciò possa portare a pensare che sul lungo periodo il valore di mercato di Bitcoin potrebbe in effetti essere destinato ad aumentare, dato che le valute fiat (USD compreso) sul lungo periodo si svalutano sempre, la situazione a breve termine appare differente.
Dopo aver fatto registrare il nuovo massimo storico sopra i 109.000$ il 20 gennaio 2025, il prezzo di Bitcoin ha iniziato una fase discendente che potrebbe non essersi ancora conclusa.
A dire il vero potrebbe anche già sembrare conclusa con il rimbalzo dell’11 marzo dopo essere sceso anche sotto i 77.000$, ma questa potrebbe essere soltanto un’illusione temporanea.
Infatti non ci sono nè chiari segni di una possibile inversione di tendenza a breve, nè altri che possano portare a credere che il calo sia finito.
Anzi, diversi analisti pensano che la fase di sofferenza potrebbe anche essere destinata a continuare per un po’, magari anche ad aprile.
Detto questo però, anche un’eventuale discesa a 75.000$, o addirittura a 70.000$, potrebbe non essere lo stesso in grado di invalidare il trend rialzista a lungo termine.