Il prezzo di Bitcoin in calo dopo i dati sull’inflazione USA: supporto chiave a $84.000 sotto pressione

Dati macro in primo piano: il PCE sorprende (in parte)

Mar 28, 2025 - 16:55
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Il prezzo di Bitcoin in calo dopo i dati sull’inflazione USA: supporto chiave a $84.000 sotto pressione

La giornata del 28 marzo ha visto un netto arretramento per il prezzo di Bitcoin, che ha perso oltre il 3% in seguito alla pubblicazione dei nuovi dati sull’Indice dei prezzi PCE (Personal Consumption Expenditures) negli Stati Uniti (USA). 

Il rinnovato timore di un’inflazione persistente preoccupa gli investitori e mette a rischio un’importante soglia tecnica: il supporto a 84.000 dollari.

Al centro dell’attenzione vi è ora la capacità del mercato di mantenersi sopra questo livello. Un cedimento potrebbe innescare ulteriori vendite e un ritorno verso i minimi delle ultime settimane.

Gli analisti avvertono: lo scenario si complica per il prezzo di Bitcoin a seguito dei dati dell’USA 

Al momento dell’apertura di Wall Street, Bitcoin ha toccato un massimo locale di 85.500 dollari, prima di invertire rapidamente la rotta e scivolare sino a 84.500 dollari su Bitstamp, il livello più basso da quasi una settimana.

I dati PCE di febbraio, attesi con attenzione dagli operatori, sono risultati in linea con le attese su base mensile (+0,3%) e annuale (+2,5%). 

Tuttavia, il dato core, che esclude le componenti più volatili come cibo ed energia, ha segnato un +0,3%, ovvero un decimo di punto oltre il consenso.

Questo dettaglio, seppur sottile, ha rafforzato i timori per una ripresa dell’inflazione di fondo, complicando le prospettive per un allentamento della politica monetaria statunitense.

Secondo quanto riportato dal bollettino finanziario The Kobeissi Letter, la dinamica del PCE “suggerisce il ritorno verso una traiettoria inflazionistica più aggressiva”. 

Il team osserva che anche i dati di gennaio sono stati rivisti al rialzo, segnando uno scenario in cui la stagflazione (termine che indica una fase con crescita stagnante e inflazione alta) diventa una possibilità concreta nel corso del 2025.

“Il prossimo dato, relativo a marzo, sarà particolarmente decisivo, in un contesto reso ancora più incerto dalle tensioni geopolitiche e dalla guerra commerciale in atto,”

si legge nel commento pubblicato su X (ex-Twitter).

Il calo dei prezzi di BTC è avvenuto in un contesto di rinnovata volatilità. Il trader Daan Crypto Trades ha commentato su X che la giornata si preannunciava “altamente instabile”, vista la rilevanza del dato macro in uscita.

Tra gli esperti più cauti, Michaël van de Poppe ha messo in guardia da un possibile deterioramento tecnico. Sebbene mantenga una view moderatamente positiva, evidenzia che il trend rialzista sta diventando “visibilmente più fragile”. 

Secondo l’esperto, una rottura decisa sotto 84.000 dollari potrebbe aprire la strada a nuovi test verso la fascia tra 78.000 e 80.000 dollari.

Il raffreddamento del mercato potrebbe essere fisiologico

Una voce fuori dal coro è quella dell’analista TheKingfisher, che riconosce la pressione ribassista ma non l’associa a un segnale strutturale di inversione. 

Secondo la sua analisi, ci troviamo all’interno di un tipico raffreddamento intermedio, utile per riequilibrare il mercato dopo le recenti corse speculative.

“Non siamo ancora in una fase ribassista conclamata. Il quadro è più vicino a una stabilizzazione provvisoria, tipica dei mercati primaverili,”

afferma. 

L’analista ipotizza infatti il ritorno del motto stagionale “sell in May and go away”, che suggerisce una possibile pausa nelle pressioni rialziste a ridosso dei mesi estivi.

Tutti gli occhi restano ora puntati sul supporto psicologico e tecnico degli 84.000 dollari. Il suo mantenimento rappresenta una condizione essenziale per contenere il rischio di una discesa più ampia.

Un eventuale cedimento potrebbe aprire la strada a un rapido test della zona compresa tra 78.000 e 80.000 dollari, livelli che non venivano esplorati da diverse settimane. Al contrario, un rimbalzo oltre gli 85.000 dollari potrebbe contribuire a ristabilire fiducia nel breve periodo.

Inflazione, Fed e Bitcoin: un triangolo delicato

L’inflazione persistente e il tono cauto della Federal Reserve si confermano i principali fattori esogeni che influenzano le criptovalute. 

Un rialzo della componente core, come quello visto in questo ultimo report, rafforza lo scenario di un possibile rinvio dei tagli dei tassi d’interesse attesi per la seconda metà dell’anno.

Questo, a sua volta, sostiene il dollaro e costituisce un freno per asset più rischiosi, tra cui Bitcoin, che hanno beneficiato di tassi bassi e liquidità abbondante negli ultimi anni.

Il comportamento di BTC continuerà quindi a essere guidato dal dualismo tra narrativa macro e dinamica tecnica. In questo equilibrio fragile, la rottura (o il mantenimento) delle soglie chiave potrebbe delineare l’umore del mercato per le settimane a venire.