L’Italia lancia l’allarme sulle stablecoin statunitensi (USA): “Minaccia più grave dei dazi”

Le monete digitali: un’evoluzione che preoccupa

Apr 16, 2025 - 18:20
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L’Italia lancia l’allarme sulle stablecoin statunitensi (USA): “Minaccia più grave dei dazi”

Il ministro dell’Italia dell’Economia e delle Finanze, Giancarlo Giorgetti, ha acceso i riflettori su una minaccia silenziosa ma potenzialmente devastante per l’Europa: le monete stabili digitali statunitensi (USA), meglio conosciute come stablecoin. 

In un contesto globale già teso da tensioni commerciali e dazi tra potenze economiche, Giorgetti non ha esitato a dichiarare che l’impatto potenziale delle stablecoin emesse dagli Stati Uniti potrebbe essere “molto più pericoloso” delle attuali politiche tariffarie imposte da Washington.

Le parole del ministro sono arrivate in occasione di un incontro dei ministri delle Finanze del G7, un vertice che si è tenuto a Stresa, in Italia. 

Durante i colloqui, Giorgetti ha sottolineato come la diffusione non regolamentata delle stablecoin statunitensi rappresenti un rischio concreto alla sovranità monetaria europea, in particolare all’integrità e alla stabilità dell’euro.

L’allarme dell’Italia del ministro Giorgetti: il pericolo invisibile delle stablecoin USA

Le stablecoin sono criptovalute progettate per mantenere un valore stabile, ancorate solitamente a valute fiat come il dollaro. 

Negli ultimi anni, il loro uso si è ampliato ben oltre i confini statunitensi, alimentando le preoccupazioni dei governi europei rispetto all’eccessiva dipendenza dal dollaro anche nei mercati digitali.

Per Giorgetti, l’aspetto più inquietante non è legato alla tecnologia in sé, ma al fatto che queste monete possano essere utilizzate su larga scala all’interno dell’Unione Europea, erodendo gradualmente il ruolo dell’euro come valuta dominante nel continente. 

La circolazione massiccia di stablecoin legate al dollaro, avverte il ministro, rischia di “spiazzare” l’euro, soprattutto in quei contesti in cui la valuta digitale diventa un mezzo di pagamento diffuso.

Nel suo intervento al G7, Giorgetti ha messo a confronto due fenomeni apparentemente distinti, ma ugualmente impattanti: l’imposizione di dazi doganali da parte degli Stati Uniti e la diffusione incontrollata delle loro monete stabili digitali. 

La conclusione è chiara: mentre i dazi sono misure economiche visibili, su cui si può negoziare e contro cui si possono costruire contromisure commerciali, le stablecoin “possono insidiarsi silenziosamente nei sistemi finanziari”.

L’implicazione è che, se non regolamentate, le stablecoin potrebbero agire come veicoli di “dollarizzazione digitale” dell’economia europea. 

Spostando dunque progressivamente potere e controllo finanziario oltreoceano, in un modo meno evidente ma ben più subdolo di qualsiasi misura tariffaria.

La dichiarazione del ministro italiano ha toccato un nervo scoperto anche tra gli altri partecipanti al vertice. Il tema della regolamentazione delle valute digitali sta ormai diventando centrale nei dibattiti globali, specialmente in sede di G7 e G20. 

Ma l’appello dell’Italia risuona come uno sprone ad abbandonare l’approccio attendista per adottare strategie concrete di controllo e supervisione dei nuovi strumenti finanziari digitali.

Una supervisione ancora assente: il vuoto normativo

Secondo Giorgetti, l’Europa deve essere pronta a difendere la propria moneta con misure normative che evitino “distorsioni competitive e squilibri economici” derivanti dall’uso incontrollato di stablecoin legate al dollaro. 

Un’azione comune dei Paesi del G7, centrata sulla definizione di regole condivise, è considerata essenziale per contenere i rischi e gestire con responsabilità la crescita delle valute digitali globali.

L’ascesa delle stablecoin mette in evidenza un paradosso: innovazioni che si diffondono a ritmi vertiginosi in mercati dove le autorità regolatorie sono ancora in ritardo.

In Europa, il quadro normativo sulle criptovalute è ancora in fase di sviluppo, e non copre pienamente le implicazioni dell’uso di stablecoin su scala sovranazionale.

Per Giorgetti, questo vuoto regolamentare costituisce un “punto debole” che potrebbe essere sfruttato da emittenti privati o pubblici stranieri.

E quando questi strumenti sono collegati a potenze come gli Stati Uniti, l’effetto geopolitico diventa inevitabile.

Il rischio, secondo il ministro, è di sottovalutare il potenziale di influenza che gli USA possono esercitare sulla gestione della moneta in Europa semplicemente espandendo l’utilizzo del dollaro attraverso canali digitali.

L’invito a Bruxelles: pronti a intervenire

Dato il peso strategico della questione, Giorgetti ha lanciato un invito chiaro alla Commissione Europea e agli organi competenti dell’Unione: non restare spettatori.

È urgente dotarsi di strumenti legislativi capaci di anticipare il mercato e proteggere i valori centrali dell’autonomia economica e politica dell’Eurozona.

Fonti vicine all’esecutivo italiano confermano che il tema della sovranità monetaria digitale è ormai entrato stabilmente nell’agenda economica del governo.

Ne è una prova il sostegno alla creazione di una Central Bank Digital Currency (CBDC) europea, che possa fungere da alternativa alle monete stabili americane, garantendo agli utenti uno strumento sicuro, controllabile e conforme alle regole dell’Unione.

Il monito di Giancarlo Giorgetti invita l’Europa a non lasciarsi sorprendere da un cambiamento che è già iniziato. La sfida delle stablecoin non è una questione futuristica, ma un’urgenza del presente. 

Di fronte alla crescente influenza del dollaro digitale, l’economia europea deve affermare la propria indipendenza salvaguardando il ruolo centrale dell’euro anche nel nuovo ecosistema tecnologico-finanziario globale.

Rinunciare a governare questi processi significherebbe accettare una forma di dominazione economica invisibile, ma profonda e persistente. 

L’Europa, afferma Giorgetti, ha le competenze e le risorse per rispondere in modo fermo e costruttivo. Ora, serve solo la volontà politica di agire.