New York apre alla blockchain: studio per la sicurezza del voto elettronico
Le potenzialità della blockchain nel sistema elettorale


Un nuovo disegno di legge presentato nello Stato di New York potrebbe segnare una svolta importante per l’integrazione della tecnologia blockchain nei processi democratici.
L’8 aprile, il deputato statale Clyde Vanel ha introdotto il disegno A07716, un’iniziativa legislativa che spinge a esplorare l’utilizzo della blockchain per rafforzare la sicurezza dei registri elettorali e dei risultati delle elezioni.
Si tratta di un passo decisivo che potrebbe ridefinire il rapporto tra tecnologia e democrazia negli Stati Uniti.
Uno studio per valutare blockchain e voto elettronico da parte di New York
Il cuore della proposta è l’incarico affidato alla Commissione elettorale dello Stato di New York, che dovrà avviare uno studio approfondito sull’applicabilità della blockchain nel contesto elettorale.
Obiettivo: comprendere se, e in quale misura, questa tecnologia possa migliorare l’affidabilità e la sicurezza del sistema di voto dello Stato.
La blockchain, nota per la sua struttura decentralizzata e la capacità di rendere immutabili i dati inseriti all’interno del registro, comporta vantaggi evidenti sul piano della cybersicurezza.
Il disegno di legge richiede che, entro un anno, venga redatto un rapporto conclusivo sui possibili benefici della sua applicazione al sistema elettorale.
Lo studio, inoltre, dovrà essere supportato dal contributo di esperti in blockchain, sicurezza informatica, frode elettorale e registrazione dei voti: un approccio multidisciplinare che punta a valutare con accuratezza le potenzialità della tecnologia.
L’interesse per le applicazioni della blockchain al voto non è una novità assoluta. Già in passato sono stati sperimentati sistemi in grado di utilizzare reti decentralizzate per garantire trasparenza, tracciabilità e fiducia nell’intero processo elettorale.
Un esempio recente arriva dalla contea di Williamson, in Tennessee, dove i risultati delle elezioni della Convention del Partito Repubblicano sono stati archiviati in modo sicuro attraverso la rete Bitcoin.
Anche oltreoceano, il tema ha acceso il dibattito. Circa un anno fa, Brian Rose, ex candidato sindaco indipendente di Londra, aveva dichiarato che il voto su blockchain potrebbe rappresentare una vera rivoluzione per la democrazia moderna.
La sua idea si basa sulla possibilità di associare in maniera verificabile l’identità dell’elettore al voto espresso, autorizzando la creazione di un registro immutabile e accessibile in qualsiasi momento:
“Non dormiremmo tutti meglio la notte se si potesse davvero dimostrare quell’identità e quel voto?”
Tra promesse e limiti tecnologici
Tuttavia, gli esperti mettono in guardia da un entusiasmo eccessivo. Se da una parte l’introduzione della blockchain nei processi elettorali promette una maggiore affidabilità, dall’altra sussiste un limite fondamentale.
Ovvero che la blockchain è solo tanto efficiente quanto i dati che vi vengono inseriti. Un concetto sintetizzato nella frase inglese “garbage in, garbage out”, ovvero “se si inserisce spazzatura, si ottiene spazzatura”.
In altre parole, la tecnologia può proteggere i dati dalle manomissioni successive alla registrazione, ma non può garantire che il dato originario, una volta inserito, sia corretto, autentico o privo di manipolazioni umane o digitali.
Il deputato Clyde Vanel si è ormai costruito la fama di uno dei più attivi sostenitori della regolamentazione e promozione tecnologica nello Stato di New York.
Non è nuovo a proposte legislative in materia di criptovalute, tecnologia blockchain e protezione degli investitori digitali.
Lo scorso marzo, Vanel ha proposto un altro disegno di legge per istituire sanzioni penali contro le frodi in ambito crypto. Come i famosi “rug pull”, dove i creatori di un progetto digitalizzano fondi per poi sparire con gli investimenti.
La visione del deputato si è fatta sentire anche nelle politiche pubbliche. Infatti, già nel gennaio dello stesso anno, Vanel ricordava come New York fosse diventato il primo stato a dotarsi di una task force dedicata alle criptovalute.
Ciò con lo scopo di approfondire l’utilizzo, la regolamentazione e le definizioni legate al mondo della finanza digitale.
Secondo Vanel, che in passato ha sollecitato una maggiore partecipazione dell’industria blockchain nelle discussioni con i legislatori, il settore ha bisogno di educare i regolatori per favorire un maggiore equilibrio tra innovazione tecnologica e interesse pubblico.
Un’idea che oggi si riflette nella sua ultima proposta sul voto elettronico, alla ricerca di un modello più sicuro, trasparente e futuristico.
New York guida il cambiamento?
Se il disegno di legge sarà approvato, New York potrebbe diventare lo stato apripista di una trasformazione digitale nei sistemi elettorali americani.
L’adozione della blockchain offrirebbe una nuova via per garantire l’integrità delle elezioni. Rendendo di conseguenza più difficili eventuali tentativi di frode e aumentando la fiducia dei cittadini nei meccanismi democratici.
Tuttavia, serviranno analisi approfondite, test rigorosi e il parere di esperti per trasformare una promessa tecnologica in una soluzione solida e adottabile su larga scala.
Il rapporto atteso dalla Commissione elettorale nei prossimi 12 mesi sarà decisivo per comprendere se la blockchain rappresenterà davvero il futuro del voto elettronico.
O se resterà, ancora per un po’, una tecnologia in attesa della sua occasione. Una cosa è certa: il cammino verso la modernizzazione dei processi elettorali è ormai tracciato. E New York sembra intenzionata ad aprire la strada.