Revenge of the Savage Planet Recensione: Ritorno al Pianeta Selvaggio
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Raccoon Logic torna con un nuovo capitolo che non si limita a riprendere quanto già visto: lo supera con audacia, originalità e una vena creativa fuori scala. Revenge of the Savage Planet è un’avventura sopra le righe, che mescola satira feroce, follia fantascientifica e una libertà d’esplorazione senza precedenti, capace di stupire fin dal primo minuto e mantenere alta l’attenzione fino alla fine. La struttura si amplia, la narrativa si fa più caustica, il mondo si popola di trovate geniali: qui non si parla di un sequel qualsiasi, ma di una vera e propria reinvenzione.
Il gioco prende il via quando il protagonista, dopo un lungo sonno criogenico, si risveglia su un pianeta ignoto, abbandonato come spazzatura da Alta Interglobal, la compagnia per cui lavorava. È l’inizio di una vendetta surreale, ambientata in un universo che sembra uscito da un incubo satirico: spot pubblicitari finti, intelligenze artificiali deliranti, fauna mutante e architetture disturbanti rendono ogni passo un’esperienza imprevedibile.
L’intera avventura è permeata da una satira tagliente che riesce a divertire con assurdità geniali, ma anche a colpire nel profondo con riflessioni sociali sottili ma incisive. Il protagonista non ha voce, ma ogni sua scelta e interazione con l’ambiente racconta molto: una narrazione silenziosa ma potentissima, che lascia spazio all’interpretazione e arricchisce l’esperienza.
Un’esplorazione rinnovata e appagante

Il cambiamento più evidente riguarda il gameplay: la nuova visuale in terza persona migliora l’immedesimazione e la gestione del personaggio, rendendo l’esplorazione più fluida e visivamente coinvolgente. Il mondo di gioco è diviso in macroaree interconnesse, con una progressione che richiama la filosofia dei metroidvania: strumenti come jetpack, rampini e guanti potenziati permettono di tornare in aree già visitate per sbloccare nuovi percorsi e segreti.
La mappa è molto più che vasta: è densa di contenuti, sfide ambientali e scorciatoie ingegnose. Ogni angolo nasconde qualcosa, e l’osservatore attento viene sempre ricompensato. L’intera campagna può essere affrontata anche in cooperativa, sia online che in locale, senza rinunciare a ritmo e difficoltà: una delle caratteristiche più riuscite dell’opera.
Sistema di combattimento: luci e ombre

Dal punto di vista bellico, il gioco funziona ma non brilla. Le armi sono aggiornabili e gli scontri prevedono l’uso di munizioni speciali, ma la varietà dei nemici è limitata e le routine d’attacco diventano presto ripetitive. Dove il titolo riesce davvero a distinguersi è nei boss fight, vere e proprie sfide d’ingegno che combinano ambientazione, enigmi e creatività. Il combattimento non è il cuore del gioco, e non vuole esserlo: resta funzionale, ma è la scrittura e l’esplorazione a rubare la scena.
Uno stile visivo che non somiglia a nulla
Visivamente, Revenge of the Savage Planet è una gioia surreale per gli occhi. Le ambientazioni spaziano da foreste acide e pulsanti a rovine aliene fluttuanti, con creature tanto assurde quanto magnetiche. La palette cromatica è vivace, coraggiosa, esagerata. Ogni bioma sembra avere un’identità propria, con una coerenza folle e affascinante che rende ogni zona memorabile.
La colonna sonora, basata su sintetizzatori, rafforza l’atmosfera psichedelica, mentre le voci fuori campo e gli effetti sonori aggiungono spessore al mondo, spesso con toni grotteschi e sarcastici. Sul piano tecnico, il gioco si comporta ottimamente su tutte le piattaforme: tempi di caricamento rapidi, ottima ottimizzazione e una fluidità stabile rendono l’esperienza solida anche nei momenti più frenetici.
Un sequel coraggioso, irriverente, indimenticabile
Revenge of the Savage Planet non gioca sul sicuro, ma osa, provoca e diverte. È un gioco che riesce a essere folle e intelligente allo stesso tempo, lasciando al giocatore libertà, sorprese e tanta sostanza. Non è perfetto, ma ha un’anima fortissima e uno stile che lo rende unico nel panorama attuale. Chi cerca qualcosa di diverso, provocatorio e profondamente creativo non può lasciarselo sfuggire.