Telegram difende la privacy: Durov contro le backdoor in Europa

Il caso Durov: arresto e rilascio in Francia

Apr 22, 2025 - 15:41
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Telegram difende la privacy: Durov contro le backdoor in Europa

In un’epoca in cui la sicurezza nazionale e la tutela della privacy online sembrano scontrarsi sempre più spesso, Telegram si trova ancora una volta sotto i riflettori del dibattito politico europeo. 

Il fondatore della popolare piattaforma di messaggistica, Pavel Durov, ha recentemente elogiato la decisione dell’Assemblea Nazionale francese.

La quale ha respinto un controverso disegno di legge volto a indebolire i sistemi di crittografia, sottolineando che si trattava di una mossa rischiosa per i diritti digitali dei cittadini.

Non si è trattato solo di una battaglia normativa, ma di un’ennesima prova di forza tra chi difende la riservatezza delle comunicazioni e i fautori di un maggiore controllo legislativo sulle piattaforme di messaggistica. 

Il fondatore russo ha commentato la vicenda attraverso un post ufficiale sul suo canale Telegram, celebrando la scelta dei parlamentari come un atto di “saggezza”.

Privacy digitale sotto attacco: Telegram al centro del dibattito

La presa di posizione di Durov acquista ancor più rilevanza alla luce del suo recente arresto in Francia. Accusato dalle autorità di aver facilitato, seppur indirettamente, attività criminali tramite Telegram, il CEO è stato rilasciato poco dopo. 

Tuttavia, l’episodio ha acceso i riflettori sulla piattaforma e sulle sue politiche di privacy. Per alcuni legislatori europei, il fatto che Telegram possa diventare un rifugio sicuro per organizzazioni criminali rappresenta un rischio inaccettabile. 

Per altri, invece, blindare le comunicazioni tramite crittografia è una garanzia di tutela dei diritti civili. Il cuore del dibattito si concentra sull’inserimento di backdoor nei sistemi crittografati delle applicazioni di messaggistica. 

Secondo Durov, introdurre una porta d’accesso nascosta destinata alle autorità giudiziarie aprirebbe scenari pericolosi. Non è solo una questione di principio, ma anche di sicurezza tecnica: 

È tecnicamente impossibile garantire che solo la polizia possa accedere a una backdoor. Una volta introdotta, può essere sfruttata da altre parti, dagli agenti stranieri agli hacker.” 

Un’apertura creata per difendere i cittadini potrebbe trasformarsi nella vulnerabilità perfetta da sfruttare da parte di malintenzionati, minando le fondamenta stesse della sicurezza digitale.

Misure inefficaci contro il crimine

Il fondatore di Telegram ha anche smontato l’efficacia delle backdoor nella lotta alla criminalità. A suo avviso, anche se le app di messaggistica principali venissero indebolite tramite backdoor, i criminali troverebbero comunque soluzioni alternative per comunicare. 

Esistono decine di applicazioni minori, spesso poco conosciute ma dotate di sistemi di crittografia avanzata, che rappresenterebbero un’alternativa ideale per chi vuole evitare il monitoraggio: 

“I criminali potrebbero comunque comunicare in modo sicuro attraverso decine di app più piccole, diventando ancora più difficili da rintracciare grazie alle VPN.” 

In questo scenario, a rimetterci sarebbero dunque solo gli utenti comuni: privati della loro privacy, vulnerabili a eventuali abusi di potere o violazioni di dati.

Con un punto fermo, Durov ha ribadito il principio cardine dell’identità di Telegram: la difesa della privacy dell’utente. In oltre dodici anni di attività, ha dichiarato, la piattaforma non ha mai rivelato il contenuto di neppure un singolo messaggio privato. 

Anche in presenza di ordini giudiziari pienamente validi, l’unica informazione che Telegram ha reso disponibile sono indirizzi IP e numeri di telefono, in linea con quanto richiesto dal Digital Services Act dell’Unione Europea.

Questo equilibrio consente alla piattaforma di collaborare con le autorità senza compromettere la riservatezza delle conversazioni. Una linea sottile da percorrere, soprattutto in un momento in cui la regolamentazione delle comunicazioni digitali è al centro dell’agenda politica europea.

Tuttavia, la riluttanza della Francia a cedere terreno sulla questione crittografia potrebbe non bastare. 

Poche settimane dopo la votazione parlamentare, la Commissione Europea ha annunciato un nuovo piano volto all’introduzione generalizzata di backdoor nelle applicazioni di messaggistica cifrata. 

Un segnale, secondo Durov, di una tendenza allarmante: nessun Paese è realmente al sicuro dal rischio di vedere compromessi i diritti digitali dei propri cittadini.

Telegram pronta al ritiro: nessun compromesso sul diritto alla riservatezza

Ad ogni modo, l’Europa, pur affermandosi come baluardo dei diritti civili, sembra ora orientata a concedere maggiore spazio alla sorveglianza preventiva in nome della sicurezza pubblica. 

Eppure, il prezzo potrebbe essere troppo alto: l’erosione progressiva della libertà individuale e il rischio di un sistema dove la comunicazione privata diventa un lusso.

In un’affermazione potente quanto provocatoria, Pavel Durov ha confermato che Telegram è disposta a fare un passo indietro piuttosto che scendere a compromessi con la propria filosofia aziendale. 

Se costretta a violare i propri principi attraverso modifiche imposte dalla legge, l’azienda sarebbe pronta a ritirarsi da quei mercati che non rispettano il diritto alla privacy.

Una presa di posizione destinata a scuotere non solo i governi, ma anche milioni di utenti: Telegram conta oggi più di 900 milioni di utenti attivi al mese e rappresenta una voce influente nella discussione globale sulla cybersecurity. 

La sua eventuale uscita dal panorama europeo cambierebbe radicalmente l’ecosistema delle comunicazioni digitali, privando molti cittadini di un’alternativa ritenuta più sicura rispetto alle tradizionali app di messaggistica.

Al centro del confronto rimane una domanda imprescindibile: è possibile trovare un equilibrio tra sicurezza nazionale e libertà personale nell’era digitale? Oppure l’una dovrà necessariamente cedere il passo all’altra? 

Il caso Durov-Telegram in Francia è solo la punta dell’iceberg di una battaglia che coinvolge tutto il mondo, in un contesto sempre più complesso dove le decisioni politiche di oggi segneranno i confini della nostra libertà domani.

Se da un lato l’esigenza di contrastare terrorismo e criminalità è reale, dall’altro lato l’imposizione di misure troppo intrusive rischia di minare principi cardine delle democrazie occidentali

La sfida è aperta, e mentre l’Unione Europea prepara il prossimo pacchetto legislativo, i protagonisti dell’innovazione digitale come Durov sono pronti a difendere il diritto alla riservatezza delle comunicazioni, con ogni mezzo.