The Last of Us Stagione 2 Recensione: il tempo passa, l’umanità resta

Alla fine, l’attesa per la seconda stagione di The Last of Us è durata meno del previsto: o forse è solo un’impressione, dato che sono comunque passati due anni dalla prima? Forse è solo che la versione live action del celebre, celebratissimo ma anche discusso videogioco Naughty Dog è entrata così sottopelle nel pubblico da […] L'articolo The Last of Us Stagione 2 Recensione: il tempo passa, l’umanità resta proviene da Vgmag.it.

Apr 14, 2025 - 14:26
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The Last of Us Stagione 2 Recensione: il tempo passa, l’umanità resta
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Alla fine, l’attesa per la seconda stagione di The Last of Us è durata meno del previsto: o forse è solo un’impressione, dato che sono comunque passati due anni dalla prima? Forse è solo che la versione live action del celebre, celebratissimo ma anche discusso videogioco Naughty Dog è entrata così sottopelle nel pubblico da lasciare uno strascico molto lungo. Del resto, si tratta della miglior trasposizione di sempre dal medium videoludico a quello cinematografico/televisivo, apprezzata sia dai fan dell’opera originale che dal pubblico generalista che non ha mai preso un joypad in mano. Con la stagione 2 la posta in gioco si alza: ma come? E con quali esiti?

The Last of Us 2
Tra i volti nuovi della seconda stagione, Dina, interpretata da Isabela Merced.

The Last of Us: Future Days

Abby è una giovane sopravvissuta. Insieme ad altri coetanei si ritrova a commemorare alcuni componeneti del gruppo di resistenza civile noto come Le Luci, che tanto hanno avuto a che fare con Joel ed Ellie nella prima stagione. Abby ha un rancore profondo e un desiderio di vendetta nei confronti di Joel, ed è disposta a tutto pur di soddisfarlo.
Nel frattempo, Joel ed Ellie hanno fatto ritorno a Jackson, integrandosi con la comunità. Lui non siede nel consiglio cittadino come il fratello, ma si occupa pacificamente di sviluppo urbanistico. Lei, invece, è entrata nella guardia cittadina e pattugliamenti e ronde sono il suo pane quotidiano. La vita scorre placida, con un certo grado di ritorno alla civiltà, prospettive di un recupero dell’umanità persa. Qualcosa è cambiato, tuttavia, e non ci riferiamo alle condizioni di vita ma al rapporto tra i due: ora Ellie ha 19 anni e vive un rapporto conflittuale col patrigno, che non sa come gestire la cosa e va letteralmente in terapia per questo… e per le conseguenze di quel che ha fatto per salvarla, cinque anni prima, quando lei era solo una ragazzina spericolata che si affidava a lui.

The Last of Us 2
Pedro Pascal rende alla perfezione un Joel sopraffatto dal non trovare più un punto d’incontro con Ellie, nonostante tutto.

Love Buzz

E sono proprio le conseguenze il leitmotiv di questo secondo capitolo: quello che facciamo, giusto o sbagliato che sia, ha un’importanza non solo per noi ma anche (e a volte soprattutto) per gli altri. Joel è schiacciato dalle conseguenze di una vita da sopravvissuto e protettore; dalle conseguenze del fatto che Ellie sia passata dall’essere “merce” all’essere “famiglia”, e quelle conseguenze hanno ripercussioni sul fratello, sulla figlia adottiva, su completi sconosciuti, come Abby. Il tutto in un gioco di prospettive che, come nel videogioco, è abbondantemente esplorato in modo sapiente e introspettivo.
All’inizio della seconda stagione troviamo subito quelli che sono due fronti contrapposti, ovvero quello del gruppo di Abby e quello degli abitanti di Jackson: non si tratta però di due schieramenti amorfi, ma di singolarità molto interessanti nella loro poliedricità, in cui i destini si incrociano e non esistono compartimenti stagni; considerando inoltre che c’è un mondo là fuori denso di nuove comunità, ma anche di nuove insidie… l’infezione fungina continua a mutare in modo imprevedibile.

The Last of US Part II (il videogioco) non era un semplice more of the same con migliorie grafiche e al gameplay: rappresentava un ulteriore passo avanti nella narrazione di quel mondo, rappresentandolo in modo ancor più ampio e sfaccettato. Così tanto da scatenare molte polemiche all’epoca, e siamo sicuri che altrettanto accadrà ora con la seconda stagione del serial, che come nel caso della prima rimane generalmente fedele al materiale di partenza, pur limando qua e là anche in funzione del diverso medium e cambiando laddove gli autori ritengono sia giusto farlo, sia per esplorare altri scenari e lasciare il gusto di scoprire nuove storie sia per esigenze contenutistiche o narrative (pensiamo a Tess o Frank & Bill). Senza dimenticare le aggiunte, che sono state di grande valore nella prima season. Già dalla prima puntata abbiamo esempi di tutte queste cose, ma ve le lasceremo scoprire in prima persona.

Kaitlyn Dever è il volto della determinata Abby.

La molteplicità insita in quel “Us”

Possiamo però parlare in linea generale di alcuni aspetti. In primis, si percepisce subito il maggior respiro della produzione, in cui sono stati evidentemente investiti molti più fondi grazie al successo iniziale: le ambientazioni sono perfette e sono reali, con effetti visivi non invasivi, prostetica di livello altissimo e set eccellenti, con una Jackson e scenografie generali riprodotte con grande dovizia di particolari.
L’inizio è inaspettatamente lento, quasi da dramma intimista, e questo potrebbe spiazzare. Bisogna attendere parecchio prima di arrivare all’azione, ma qui ritroviamo una delle migliori riproposizioni cinematografiche di una dinamica videoludica, con una scena ben costruita, piena di riferimenti e pathos. Se il ritmo iniziale spazientisce, l’equilibrio viene invece presto ristabilito e ci si rende conto che, ad ogni modo, in TLOU quel che conta non sono quanti infetti ci sono in giro, ma come le persone reagiscono ad essi.

E parlando proprio di persone, veniamo al cast. Che Pedro Pascal e Bella Ramsey avessero fatto un lavoro straordinario nell’incarnare le interiorità dei loro rispettivi personaggi lo avevamo capito già nella prima stagione, ma qui arriva anche all’evoluzione degli stessi e del loro rapporto, con un Joel inerme e sofferente e una Ellie insofferente ma aperta alla nuova vita che le si para davanti… pur con tutto il “caratterino” che la contraddistingue e che verrà fuori nelle prossime puntate. Abbiamo poi dei graditi ritorni e delle meravigliose new entry, prima fra tutte naturalmente Kaitlyn Dever nel decisivo e controverso ruolo di Abby. Si vede poco nel primo episodio, ma diventerà presto una deuteragonista che mostra già, a partire dallo sguardo, le singolarità del suo essere. S’è parlato molto del fatto che l’attrice, in questo caso, non sia fisicamente prestante come la sua controparte videoludica: ma vedremo se la fisicità del ruolo trasparirà anche da altro, oltre che dai bicipiti.


È chiaramente presto per dare giudizi effettivi sulla riuscita dell’operazione, basandosi unicamente sulla prima puntata: per mille motivi questa seconda stagione di The Last of Us è molto più complessa da portare avanti della prima (che rappresenta sempre una vetta difficilmente raggiungibile e/o replicabile). Tuttavia, le premesse sono buone, con una grande attenzione all’introspezione psicologica e alla resa su schermo del gameplay e delle ambientazioni originali, oltre che a un cast sempre eccellente.


 

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