Il sequel che nessuno credeva possibile: la recensione di Revenge of the Savage Planet
Scopri la nostra recensione di Revenge of the Savage Planet. Pro, contro e considerazioni sull'avventura seguito di Journey to the Savage Planet.L'articolo Il sequel che nessuno credeva possibile: la recensione di Revenge of the Savage Planet sembra essere il primo su Smartworld.

Allora, la vera chicca di Revenge of the Savage Planet è la modalità cooperativa. Potete giocare in cross-play online, in multiplayer locale e persino in split-screen su PC, proprio come Split Fiction.
Ma come si dipana questo viaggio cosmico? In sostanza affronterete cinque "zone": quattro mondi da esplorare ed un atollo finale come ciliegina sulla torta.
Nei panni di un buffo esploratore spaziale, che questa volta viviamo in terza persona anziché in prima, il vostro compito è raccogliere le risorse necessarie a potenziare il vostro equipaggiamento, soprattutto il fedele cannone galattico che, man mano che lo migliorerete, vi permetterà di raggiungere nuovi pianeti.
Ciascun ecosistema ha la sua personalità: dal deserto iridescente infestato di bestiole saltellanti, alla giungla iniziale in cui le piante carnivore sembrano uscite da una versione più aggressiva di Super Mario.
In ogni ambientazione vi attendono piccoli incarichi dal sapore classico, come mappare aree, recuperare campioni di flora e fauna, sbloccare postazioni di viaggio rapido, resistere a orde di creature strane e… magari piazzare qualche esplosivo solo per il gusto di far volare tutto in aria.
Il ritmo è quello di un'esplorazione spinta dalla curiosità, almeno agli inizi: trovi una risorsa, scopri un nuovo angolo di mappa, prendi un'altra risorsa, ripassi da un passaggio che prima era chiuso. È semplice e ripetitivo, ma funziona meglio in due: mentre uno si occupa di tenere a bada i nemici, l'altro può concentrarsi sul raccolto o sul piazzamento di trappole.
E poi arriva il vero cuore di Revenge of the Savage Planet: la vostra fidata pistola "multi-elemento", che nel corso dell'avventura si arricchisce di munizioni sempre più curiose. Si parte con l'acqua, utile per spegnere fiamme, poi si passa alla melma: sparatela a terra e… voilà, il vostro esploratore (e persino i mostriciattoli) inizierà a pattinare come su una lastra di ghiaccio!
Non finisce qui: ogni tipo di "proiettile" ha uno scopo preciso e le soluzioni ai combattimenti non si limitano mai al semplice "sparare finché non cade". A volte dovrete centrare punti deboli per scottare i nemici, altre collegare funghi carichi di elettricità con spruzzi di melma conduttrice, o perfino "imbottire" il vostro serbatoio con lava per aprirvi un varco nell'ambra.
E non è solo questione di armi, perché guadagnerete anche un rampino per arrampicarvi nei punti più alti, un doppio salto per raggiungere alture proibitive ed una schivata fulminea da usare al momento giusto. Troverete esplosivi da piazzare, sostanze sconosciute da sperimentare e creature che, a prima vista, sembrano amichevoli e invece… bam!
Tanta roba, insomma. E per un po' funziona: l'universo rimane imprevedibile, stimola la curiosità, vi invita a provare ogni combo possibile. Peccato però che, dopo le prime ore di sbalordimento, anzi, la prima ora, tutto inizi a suonare "scolastico": il design delle sfide segue schemi già visti, le novità diventano routine e quell'emozione di scoperta si trasforma in un "okay, adesso so cosa aspettarmi".
Per carità, il gioco offre davvero un buon assortimento di gadget e munizioni, e la sensazione di non "girare in tondo" è garantita: acqua, melma, lava, esplosivi, funghi elettrici… c'è sempre qualcosa di nuovo da provare.
Tuttavia, la sensazione che io e la mia ragazza abbiamo avuto è che, dietro a tutta questa complessità, il divertimento vero e proprio fatichi a decollare. Le azioni da compiere sono chiare e immediate, non servono scervellamenti per capirle, perché le soluzioni non spiccano mai per genialità che invece vorrebbe farvi credere di avere: sì, ogni tanto fa capolino una trovata brillante, ma per il resto resti su manovre piuttosto basilari.
Il plus più consistente rimane la cooperativa: come dicevo, potete farvi tutta l'avventura in cross-play online o split-screen locale, e vi assicuro che la campagna guadagna un'altra marcia quando vi dividete gli incarichi e coordinate le esplosioni in due.
Pur potendo affrontare ogni sfida da soli, e con risultati più o meno identici, avere un compagno permette di accorciare i tempi morti e moltiplicare i piccoli momenti di caos controllato.
Uno raccoglie, l'altro progredisce nella missione principale; uno torna alla base a potenziare l'equipaggiamento, l'altro rimane in zona per chiudere gli obiettivi secondari. L'unico limite? Non potete esplorare due pianeti diversi contemporaneamente, ma insieme sarete un'ottima catena di montaggio spaziale.
Quanto alla difficoltà, si tratta di un'esperienza tendezialmente rilassata. La maggior parte delle sfide è adatta a tutti: nemici ordinari che reagiscono in modi prevedibili e bossfight che richiedono giusto qualche mossa strategica. Le cure abbondano e in cooperativa, la possibilità di rianimarsi a vicenda, trasforma ogni sconfitta in un'occasione di risata più che in un ostacolo frustrante.
Per quanto riguarda la narrativa, Revenge of the Savage Planet riprende il tono sopra le righe di Journey, ma spinge sull'acceleratore della esagerazione con trailer in live-action, attori in carne ed ossa con improbabili costumi e finte pubblicità. In teoria è divertente, ma in pratica diventa presto stucchevole: vedere quei video ogni volta che tornate alla base è più una seccatura che un momento comico riuscito.
Il vero "narratore" però è un drone che vi segue passo passo, dispensando commenti e suggerimenti ad ogni angolo. Peccato che parli così tanto, e così male, da diventare insopportabile: potete pure disattivarlo o ridurre al minimo le sue chiacchiere, ma il gioco vi avverte che gran parte della trama vive attraverso i suoi dialoghi. Io, dopo un paio d'ore, l'ho tolto del tutto: preferivo confrontarmi con la mia ragazza, scambiarci idee e risolvere gli enigmi da soli, piuttosto che ascoltare quel ronzio continuo.
C'è l'intenzione di creare un'esperienza narrativa "atipica", ma tra pubblicità forzate simili al predecessore e un drone invadente, la storia perde il suo fascino e finisce per essere un sottofondo fastidioso anziché un valore aggiunto.
Parliamo invece dell'estetica di Revenge of the Savage Planet, che è decisamente migliorata rispetto al precedente capitolo. Il gioco è un tripudio di colori: ogni mondo ha il suo "bioma" ben definito e la palette esplode di tinte accese che rendono ogni scorcio uno spettacolo per gli occhi.
Ma il vero spettacolo lo regala il protagonista. Le sue animazioni sono curate nei minimi dettagli, talmente buffe da strappare spesso un sorriso. Vi basta guardarlo scivolare sulla melma come se fosse su un tapis roulant impazzito, oppure barcollare goffamente in acque troppo profonde, per capire che il team di sviluppo ha speso più tempo a rifinire il vostro piccolo esploratore che le stesse creature aliene. Quel modo di camminare mi ha fatto tornare in mente la mitica falcata di Crash Bandicoot.
Anche la "morte" è un momento carico di ironia, poiché, ogni volta che uscirete dalla ricostruiti dalla stampante 3D, il gioco vi regalerà sempre animazioni capaci di strapparvi almeno un sorriso.
Per la musica si è optato invece per temi musicali leggeri che lasciano il palco agli effetti sonori. E qui si scatena il divertimento, soprattutto nei versi delle creature, alcuni davvero assurdi.
Revenge of the Savage Planet sarà disponibile su PS5, Xbox Series X|S e PC a partire dal 8 maggio 2025 al prezzo di circa 50€. È disponibile anche su Amazon Italia.
La chiave per questa recensione è stata fornita da Raccoon Logic Studios, che non ha avuto un'anteprima di questo contenuto e non ha fornito alcun tipo di compenso monetario. Potete leggere maggiori informazioni su come testiamo e recensiamo dispositivi e videogiochi su SmartWorld a questo link.
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