Quasi 300 dipendenti di Google DeepMind protestano contro l’uso militare dell’AI
Circa 300 dipendenti di Google DeepMind UK cercano di unirsi al sindacato CWU per opporsi a contratti militari stipulati dalla compagnia.
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I dipendenti di Google DeepMind stanno vivendo un momento di forte tensione interna, nonostante gli alti salari e i benefit. La causa principale del malcontento non risiede in questioni economiche, bensì nell’adozione di politiche aziendali che molti ritengono in contrasto con i valori etici originari dell’organizzazione.
Un rappresentante del sindacato CWU (Communication Workers Union) ha dichiarato: “I dipendenti si stanno unendo non per discutere di salari, ma per esigere che Google rispetti i principi etici che una volta sosteneva“. Circa 300 lavoratori di DeepMind UK stanno cercando di aderire al sindacato per manifestare il loro dissenso verso la nuova direzione aziendale.
Il cuore della protesta è rappresentato dalla decisione di Google di avviare collaborazioni nel settore della difesa, inclusi contratti militari, e dai legami con il governo israeliano. Queste scelte hanno suscitato preoccupazioni tra i lavoratori, che vedono tali mosse come un tradimento della missione iniziale dell’azienda, orientata al “bene comune”.
Dipendenti Google DeepMind contro le politiche della compagnia: scioperi in vista?
Dopo l’acquisizione da parte di Google, DeepMind ha progressivamente spostato il proprio focus verso opportunità commerciali, abbandonando in parte il suo originario impegno verso una visione etica dell’utilizzo dell’AI. Questa transizione ha creato un clima di disillusione tra i collaboratori, molti dei quali avevano scelto di lavorare per l’azienda proprio per le sue politiche.
Se la sindacalizzazione dei dipendenti di DeepMind UK avrà successo, l’obiettivo principale sarà quello di costringere la dirigenza a rivedere la sua politica sui contratti nel settore della difesa. Inoltre, i lavoratori non escludono la possibilità di ricorrere a scioperi qualora le loro richieste venissero ignorate. Questo movimento, tuttavia, non è limitato al Regno Unito: anche negli Stati Uniti i dipendenti stanno valutando iniziative simili per preservare l’integrità etica del loro lavoro.
D’altro canto Google non è l’unico colosso del settore che ha visto ammiccare al contesto bellico, come testimoniato da alcuni cambi di direzione nelle politiche di OpenAI.