Star Wars Day: 7 giochi pieni di “Forza” da riscoprire

Il 4 maggio è il giorno in cui riecheggia ovunque il celebre augurio “May the Fourth be with you”: è lo Star Wars Day, l’anniversario non ufficiale ma universalmente riconosciuto in cui la galassia si riunisce sotto un’unica bandiera — quella dell’amore per la saga di George Lucas. Per una volta, fan vecchi, nuovi e […] L'articolo Star Wars Day: 7 giochi pieni di “Forza” da riscoprire proviene da Vgmag.it.

Mag 4, 2025 - 10:24
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Star Wars Day: 7 giochi pieni di “Forza” da riscoprire
Star wars

Il 4 maggio è il giorno in cui riecheggia ovunque il celebre augurio “May the Fourth be with you”: è lo Star Wars Day, l’anniversario non ufficiale ma universalmente riconosciuto in cui la galassia si riunisce sotto un’unica bandiera — quella dell’amore per la saga di George Lucas. Per una volta, fan vecchi, nuovi e “antichi” mettono da parte divergenze su prequel, sequel e spin-off per celebrare insieme la space opera più iconica mai creata.

Quale momento migliore di questa rara giornata di fratellanza interstellare per rispolverare alcuni dei videogame più memorabili – e talvolta dimenticati – nati sotto l’egida di Star Wars? Abbiamo scelto sette titoli da scoprire, riscoprire… o magari da conoscere per la prima volta, visto che alcuni sono ormai introvabili e fuori produzione. Dopotutto la saga è iniziata tanto tempo fa, in una galassia lontana lontana, quindi, piuttosto che fare una classifica dei “migliori” videogame di sempre, tanto vale esplorare quei prodotti che oggigiorno sono spesso fuori dalla portata del grande pubblico.

Un valido gioco di Star Wars è sempre in grado di metterci in buona luna.

Star Wars Jedi Knight: Jedi Academy

La saga di Jedi Knight affonda le sue radici nel lontano 1995 con Star Wars: Dark Forces e conta ben cinque titoli, ognuno dei quali merita ancora oggi un posto d’onore nella memoria videoludica. Al centro della serie c’è Kyle Katarn, ex ufficiale imperiale passato alla ribellione e poi divenuto Jedi: un personaggio sfaccettato, che apre la strada a narrazioni intense, sempre in bilico tra redenzione e oscurità. Le trame si sviluppano in modo affascinante, impreziosite da un’estetica volutamente pacchiana e fortemente ispirata dalla moda degli sparatutto dell’epoca, come Doom e Duke Nukem 3D.

Col passare del tempo, le avventure del cavaliere Jedi si sono fatte via via più raffinate, raggiungendo il proprio zenit qualitativo nel 2002 con Star Wars Jedi Knight II: Jedi Outcast, un mix riuscitissimo di narrazione, azione e atmosfera. L’anno seguente è la volta di Star Wars Jedi Knight: Jedi Academy, prodotto meno accattivante a livello di trama, ma molto ricco sul piano di libertà di personalizzazione. A coronare l’esperienza giungono dunque un gameplay più rifinito e, soprattutto, una modalità multiplayer che — incredibile ma vero — è ancora oggi attiva e molto partecipata.

Jedi Academy offre uno dei sistemi PvP più soddisfacenti dell’era d’oro del gaming PC: che si giochi online o in split screen, i duelli a colpi di spada laser sono rapidi, brutali e intensi. Bastano pochi fendenti precisi per stendere un avversario, ma è la padronanza del sistema di movimento — veloce e acrobatico — unita all’uso strategico dei poteri della Forza a fare davvero la differenza. Con la giusta combinazione di riflessi e potenzialità Jedi, ogni scontro può trasformarsi in un duello fatale.

star wars jedi academy
Gameplay ai massimi livelli, multiplayer versus molto partecipato e un universo di mod pronte all’uso.

Star Wars: Episode III – Revenge of the Sith

Non possiamo affermare, in piena onestà intellettuale, che Star Wars: Episode III – Revenge of the Sith sia un bel gioco. È il prodotto di un’epoca in cui gli adattamenti videoludici dei film venivano sfornati in fretta e furia su PlayStation 2 e Xbox, più per cavalcare l’onda del blockbuster di turno che per reale ispirazione creativa. Erano opere nate con lo scopo dichiarato di vendere, più che di valorizzare una visione artistica eterna e di valore. Detto questo, anche un titolo grezzo e spigoloso può rivelarsi sorprendentemente divertente, a patto di affrontarlo con il giusto spirito.

Come suggerisce il nome, Revenge of the Sith ripercorre in versione poligonale gli eventi dell’omonimo film, con un approccio interamente votato all’azione. Il sistema di combattimento si fonda su combo di spada laser talmente ignoranti da sembrare uscite da un picchiaduro arcade degli anni Novanta. Sorprendentemente, il gioco inserisce anche un rudimentale sistema ruolistico, con poteri della Forza distinti per ciascun personaggio. L’avventura principale si esaurisce in poche ore, ma la conclusione dei vari capitoli sblocca scenari bonus inaspettati e, soprattutto, la modalità multigiocatore in stile fighting game.

L’accoppiata Star Wars e picchiaduro è più rara che inedita. Qualcuno forse ricorderà Masters of Teräs Käsi, un esperimento tanto disastroso che ha bruciato ogni ponte tra la galassia lontana lontana e il genere di combattimento. Eppure, il multiplayer di Episode III riesce in parte a riscattare quell’idea: pur goffo e platealmente sbilanciato, è anche sorprendentemente appagante. Le combo e le peculiarità dei vari personaggi, ridondanti durante la campagna, trovano qui un contesto più fertile, regalando duelli che sembrano usciti dalle più bieche e passionali fan fiction mai caricate su Tumblr.

Un consiglio: non usate mai il potere speciale di Ben Kenobi a meno che non vogliate trollare voi stessi.

Star Wars: Galactic Battlegrounds

Il mondo di Guerre Stellari non si esaurisce in duelli con le spade laser e battaglie tra Jedi e Sith. Gran parte della sua mitologia è intrecciata con intrighi politici, strategie militari e giochi di potere che raramente trovano spazio nei videogiochi pensati per il grande pubblico. Proprio per questo, Star Wars: Galactic Battlegrounds non è un titolo per tutti. Alcuni lo troveranno terribilmente lento, forse addirittura noioso, ma chi saprà coglierne il ritmo e le sfumature potrebbe finire per amarlo profondamente.

Il gioco è spesso descritto come una versione alleggerita e più frenetica del sistema di Age of Empires, una delle serie più iconiche e longeve nel panorama degli strategici in tempo reale. Un paragone tutt’altro che improvvisato, visto che entrambi i titoli sono frutto del lavoro di Ensemble Studios. Galactic Battlegrounds è quindi, a tutti gli effetti, uno spin-off in chiave sci-fi di Age of Empires II: The Conquerors, gioco da cui riprende fedelmente la struttura: raccolta delle risorse, costruzione di edifici, potenziamento dell’esercito e conquista sistematica del territorio.

Naturalmente, questa trasposizione intergalattica non raggiunge la complessità e l’equilibrio della saga madre. Eppure, le campagne disponibili offrono una varietà sorprendente: diverse fazioni, razze e scenari alternativi che esplorano i “what if” dell’universo di Star Wars, offrendo agli appassionati la possibilità di diventare strateghi bellici capaci di modificare il destino della galassia intera.

star wars battlegrounds
Il gioco perfetto per chi si eccita a leggere della tassazione sulle rotte mercantili verso i sistemi stellari periferici.

Star Wars Trilogy Arcade

Quando si parla di Star Wars e di sale giochi, è quasi inevitabile che la mente voli a Star Wars: Racer Arcade — un videogame che riproduceva con entusiasmo le frenetiche corse degli sgusci, spesso appoggiandosi a spettacolari cabinati modellati sull’inconfondibile pod di Anakin Skywalker. Ma se gli sport motoristici non fanno per voi, Star Wars Trilogy Arcade rappresenta il top di gamma che una sala giochi possa offrire: nonostante le sue dinamiche profondamente aliene alle abitudini odierne, si tratta ancora oggi di uno dei titoli più immersivi dell’intero universo ludico della saga.

Star Wars Trilogy Arcade è, in tutto e per tutto, l’incarnazione dello spirito arcade secondo Sega. Sviluppato da Sega AM Annex — lo stesso team che in seguito firmerà l’iconico Rez — il gioco venne pubblicato nel 1998 in coincidenza con la riedizione rimasterizzata della trilogia originale. Non a caso, la struttura del gameplay si articola in tre sezioni principali, ciascuna composta da tre livelli e ispirata ai momenti salienti dei rispettivi film. A livello meccanico, ci troviamo di fronte a un classico rail shooter: il giocatore controlla un mirino a schermo tramite un joystick ingombrante ma preciso, perfettamente in linea con l’esperienza arcade dell’epoca.

Eppure, nonostante questa impostazione lineare, l’esperienza è tutt’altro che fredda o ripetitiva. Anzi, a seconda del livello, la cloche diventa ora strumento di pilotaggio per le battaglie spaziali, ora mezzo per mirare e sparare con il blaster nelle missioni a terra. Il coinvolgimento è massimo, anche grazie a due boss fight particolarmente memorabili: nei panni di Luke Skywalker, i giocatori si trovano ad affrontare Boba Fett e Darth Vader in duelli all’arma bianca che, complice l’hardware dell’epoca, risultano sorprendentemente immersivi e teatrali. Al giorno d’oggi non è così semplice trovare questo cabinato, men che meno trovarlo pienamente funzionante, tuttavia se mai doveste incrociarlo, vale la pena investirci un paio di gettoni.

Nessun motion controller sarà mai in grado di compensare la gravitas di una barra di comando.

Star Wars: The Force Unleashed

Nella saga cinematografica di Guerre Stellari, la Forza è spesso stata circondata da un’aura mistica, quasi sacrale. Trattata come un’energia misteriosa e potentissima, questa è stata però impiegata più per conferire ai Jedi e ai Sith l’aspetto di sciamani galattici che come elemento capace di rivaleggiare le armi di distruzioni di massa. L’avvento di Star Wars: The Force Unleashed ha definitivamente infranto questa rappresentazione eterea della Forza, proponendone applicazioni belliche concrete e spettacolari. Un’autentica “power fantasy” in salsa Star Wars.

Protagonista dell’avventura è Starkiller, apprendista Sith allevato nell’ombra da Darth Vader con un unico scopo: eliminare gli ultimi Jedi sopravvissuti all’Ordine 66 e, un giorno, rovesciare l’Imperatore. Addestrato per uccidere, Starkiller incarna un potere brutale che il giocatore può liberare grazie a un sistema di combattimento che mescola hack and slash e distruttività pura. Nemici sradicati e scagliati a distanza, fulmini che inceneriscono plotoni interi, duelli all’arma bianca coreografici e intensi: il tutto contribuisce a costruire alcune tra le sequenze più spettacolari mai apparse in un videogioco a tema Star Wars.

I combattimenti con i boss, in particolare, sono momenti di grande tensione visiva. Si alternano colpi di scena e sequenze dal forte impatto scenico, che riescono a comunicare tutta la potenza devastante della Forza come raramente visto prima, non solo nei videogiochi, ma nell’intero universo del franchise. Sorprende, in positivo, anche il comparto narrativo. Ambientato tra Episodio III ed Episodio IV, The Force Unleashed esplora un’epoca fino ad allora lasciata nell’ombra, offrendo una narrazione solida e credibile sulle origini dell’Alleanza Ribelle. L’unico grande rimpianto è che questa storia sia oggi relegata ai margini del canone.

La Forza come non l’avete mai vissuta. I soldati semplici saranno marionette nelle vostre letali mani e neppure le navi da guerra sono troppo al sicuro.

Star Wars: Battlefront II (2005)

Star Wars: Battlefront è da sempre considerato lo sparatutto per eccellenza legato all’universo di Guerre Stellari. Figlio illegittimo di un gameplay ispirato alla serie di Battlefield, Star Wars: Battlefront II mette i giocatori nei panni di soldati di ventura impegnati in battaglie su larga scala, dove l’obiettivo non è semplicemente eliminare ogni cosa che si muove, ma conquistare e mantenere il controllo del campo di battaglia. Il gameplay, pur immediato, nasconde un livello di strategia tutt’altro che banale: la vittoria richiede organizzazione, presidio delle zone chiave e gestione dei rinforzi.

Ambientato durante i grandi archi narrativi delle Guerre dei Cloni e della ribellione contro l’Impero, Star Wars: Battlefront II consente di vivere scontri campali imponenti popolati da eserciti variegati, destreggiarsi in combattimenti spaziali e incarnare i vari personaggi leggendari pescati dal vasto pantheon di eroi e villain della saga. Le mappe asimmetriche e lo sbilanciamento tra le fazioni rendono l’esperienza meno adatta a un contesto competitivo, tuttavia questa pecca non è sufficiente a danneggiare il fascino del gioco, il quale dà il meglio di sé durante le sessioni multiplayer conviviali. Non solo, il titolo fa parte di quella generazione di sparatutto in cui era ancora comune affiancare i bot ai giocatori reali, con il risultato che le partite risultano sempre popolate e frenetiche.

Star Wars: Battlefront II è, però, anche un titolo segnato dalla sfortuna. È stato l’ultimo vero episodio di una saga videoludica che aveva ancora moltissimo da dire e che nel 2015 è stata rilanciata da DICE — guarda caso il celebre team dietro Battlefield — senza però riuscire a replicarne davvero l’anima. A peggiorare le cose, nel 2024 il gioco è stato riproposto all’interno della Classic Collection, una rimasterizzazione che, tra bug, problemi di rete e scelte tecniche discutibili, si è rivelata più dannosa che altro, incappando nell’orrore dei fan.

Battlefront permette di vivere Star Wars dalla prospettiva dei soldati semplici, rendendo quantomai epiche le gesta cinematografiche che hanno reso popolare la saga cinematografica.

Star Wars: Bounty Hunter

L’universo videoludico di Star Wars è paradossalmente avaro quando si tratta di esplorare il lato più brutale, sporco e affascinante della galassia: quello dei cacciatori di taglie e dei Mandaloriani. Tra le poche, rarissime eccezioni spicca Star Wars: Bounty Hunter, un titolo del 2002 che mette i giocatori nei panni — o meglio, nell’armatura — di Jango Fett, offrendogli la possibilità di vivere il mito prima che diventasse leggenda.

Lontano dai consueti modelli ludici che si affiancano alla saga, questo action in terza persona abbandona Jedi, spade laser e Forza in favore di sparatorie adrenaliniche, combattimenti fulminei e un jetpack sempre acceso che cambia il ritmo e il tono dell’intera esperienza. Il gioco si colloca narrativamente come antefatto dell’Episodio II e offre una trama ben intrecciata, arricchita da un’atmosfera capace di riprodurre alla perfezione l’ethos dei prequel. L’esperienza è immersiva, a tratti coinvolgente, ma decisamente non per tutti. La difficoltà è particolarmente marcata, occasionalmente sleale, e non sempre per le ragioni giuste: l’intelligenza artificiale nemica, una gestione delle telecamere arcana e un sistema di mira figlio del suo tempo rendono alcune sezioni ingiustificatamente punitive. 

Il peso degli anni, del resto, si sente tutto, e non basta la nostalgia a mascherarlo del tutto. Eppure, Star Wars: Bounty Hunter conserva un fascino difficile da ignorare. Non sarà il miglior gioco di Star Wars mai creato, specie se valutato con gli standard odierni, ma rimane uno dei più originali e coraggiosi, soprattutto in un panorama dove titoli come Star Wars 1313 — che promettevano di esplorare lo stesso lato oscuro della galassia — sono stati brutalmente cancellati ancor prima di vedere la luce.

Jango Fett al suo meglio, ovvero quando non deve fronteggiare Mace Windu.

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