Trump e le crypto: il congresso blocca il Disegno di Legge sul GENIUS Act tra polemiche e conflitti di interesse
Divisioni interne e richieste di maggiori tutele


Il Senato degli Stati Uniti ha bloccato un disegno di legge bipartisan volto a creare un quadro normativo per le criptovalute, sollevando interrogativi su conflitti di interesse legati al presidente Donald Trump e ai suoi legami con l’industria delle valute digitali.
Il voto, avvenuto l’8 maggio, si è concluso con 48 favorevoli e 49 contrari. Impedendo così l’approvazione del cosiddetto GENIUS Act, una proposta legislativa che avrebbe regolamentato le stablecoin e promosso la crescita del settore cripto negli Stati Uniti.
Un voto decisivo al Senato ferma la regolamentazione crypto e mette in dubbio le intenzioni di Trump
Il disegno di legge, inizialmente sostenuto da una coalizione bipartisan, ha subito un duro colpo quando nove senatori democratici hanno ritirato il loro appoggio il 3 maggio. Nello specifico citando preoccupazioni legate alla sicurezza nazionale e alla prevenzione del riciclaggio di denaro.
Per superare l’ostruzionismo parlamentare, sarebbero stati necessari almeno sette voti democratici a favore, ma l’opposizione interna ha reso impossibile raggiungere il quorum di 60 voti.
Tra i senatori repubblicani che si sono opposti figurano Rand Paul del Kentucky e Josh Hawley del Missouri.
Paul ha espresso timori che una regolamentazione troppo rigida possa danneggiare l’industria. Mentre Hawley ha chiesto l’inserimento di limitazioni per le big tech all’interno del testo legislativo.
Anche il leader della minoranza repubblicana al Senato, John Thune, ha votato contro. Ma per motivi procedurali, con l’obiettivo di mantenere aperta la possibilità di un nuovo voto futuro.
Il leader della maggioranza democratica al Senato, Chuck Schumer, ha dichiarato che il testo aggiornato del disegno di legge non era ancora disponibile al momento del voto. Nonostante giorni di intense trattative.
“Come si può votare per una legge se non si è visto il testo?”, ha detto ai giornalisti. Sottolineando poi la mancanza di trasparenza e chiarezza nella fase finale dei negoziati.
La proposta legislativa arriva in un momento in cui l’amministrazione Trump ha mostrato un chiaro sostegno alla crescita dell’industria delle criptovalute.
Tra le iniziative più discusse, la creazione di una “riserva strategica di bitcoin” e un magazzino di asset digitali, segnando una netta inversione di rotta rispetto alla stretta regolatoria dell’era Biden.
Tuttavia, questi sviluppi sono accompagnati da crescenti preoccupazioni su possibili conflitti di interesse legati alle attività finanziarie della famiglia Trump nel settore cripto.
Affari di famiglia: milioni di dollari in gioco
Secondo quanto emerso, due investimenti in criptovalute riconducibili a entità affiliate alla famiglia Trump avrebbero generato almeno 300 milioni di dollari in commissioni di trading solo da gennaio.
Tra questi, spicca il caso del meme coin $TRUMP. La cui popolarità è esplosa dopo una promozione che offriva una “cena privata e intima” con il presidente presso il suo golf club in Virginia. L’iniziativa ha fatto salire il valore del token fino all’80% in pochi giorni.
Un altro progetto, gestito dalla società World Liberty Financial, sempre legata alla famiglia Trump, ha annunciato qualcosa di importante il 1° maggio.
Ovvero che una delle sue monete digitali è stata scelta da un fondo d’investimento sostenuto dal governo di Abu Dhabi per un investimento da 2 miliardi di dollari nella piattaforma di scambio Binance.
Si tratta di un’ingente somma proveniente da un governo straniero che, secondo alcuni osservatori, potrebbe rappresentare un vantaggio economico diretto per la famiglia del presidente.
Una portavoce della Casa Bianca ha dichiarato che gli asset del presidente Trump sono gestiti da un trust controllato dai suoi figli. E che quindi non esistono conflitti di interesse. Tuttavia, le rassicurazioni non sono bastate a placare le critiche.
Il senatore democratico Richard Blumenthal ha lanciato un duro attacco.
In particolare affermando che “Donald Trump sta vendendo criptovalute come un venditore di olio di serpente nel Far West” e che ha “messo un cartello ‘in vendita’ sulla Casa Bianca per promuovere il suo meme coin”.
Blumenthal ha inoltre sollevato dubbi sull’influenza di governi stranieri e investitori esteri che acquistano asset digitali legati a Trump, chiedendo maggiore trasparenza e indagini approfondite.
Un futuro incerto per la regolamentazione delle criptovalute
Il blocco del GENIUS Act rappresenta un duro colpo per chi sperava in una normativa chiara e condivisa per il settore delle criptovalute negli Stati Uniti.
Nonostante il forte sostegno da parte dei lobbisti del settore crypto, che vedono nella legge un’opportunità per accelerare la crescita del mercato, le divisioni politiche e le preoccupazioni etiche hanno avuto la meglio.
Il futuro della regolamentazione resta incerto.
Tuttavia, una cosa è chiara. Ovvero che, con il presidente Trump al centro di un’industria in rapida espansione e dai contorni ancora poco definiti, il dibattito sulle criptovalute si intreccia sempre più con quello sulla trasparenza, l’integrità e l’influenza politica.
Il caso del GENIUS Act dimostra come la regolamentazione delle criptovalute sia diventata un terreno di scontro non solo economico, ma anche politico ed etico.
Le connessioni tra il presidente Trump, le sue attività imprenditoriali e i recenti sviluppi legislativi mettono in luce la necessità di un quadro normativo trasparente e imparziale, capace di proteggere l’interesse pubblico senza cedere alle pressioni di interessi privati.
In attesa di un nuovo voto, il Congresso e l’opinione pubblica restano in allerta, mentre il mondo osserva con attenzione l’evoluzione di una delle questioni più controverse e strategiche del nostro tempo. Ovvero il futuro delle criptovalute negli Stati Uniti.