Google smentisce Eddy Cue: nessun calo nelle ricerche da Safari
Google ha pubblicato una rara dichiarazione pubblica in risposta a quanto affermato in tribunale da Eddy Cue, vicepresidente senior dei... L'articolo Google smentisce Eddy Cue: nessun calo nelle ricerche da Safari proviene da Batista70.

Google ha pubblicato una rara dichiarazione pubblica in risposta a quanto affermato in tribunale da Eddy Cue, vicepresidente senior dei servizi Apple, durante il processo antitrust in corso tra il Dipartimento di Giustizia degli Stati Uniti e Google. Secondo Cue, Safari avrebbe registrato per la prima volta un calo nel volume di ricerche ad aprile 2025, dato che avrebbe causato un crollo del titolo Alphabet del 7,51% nelle ore successive.
Le parole di Eddy Cue in aula
Durante la sua deposizione, Cue ha attribuito il presunto calo delle ricerche su Safari alla crescente popolarità dei servizi di intelligenza artificiale generativa, come ChatGPT, Perplexity e Claude, che starebbero gradualmente sostituendo il ruolo dei motori di ricerca tradizionali. Cue ha inoltre dichiarato che Apple è in trattative per integrare alcune di queste soluzioni AI direttamente nel browser Safari, segnalando una possibile evoluzione dell’esperienza di navigazione su dispositivi Apple.
La replica di Google
Nel tentativo di rassicurare investitori e mercato, Google ha pubblicato sul proprio blog ufficiale The Keyword una nota dal titolo inequivocabile: “Here’s our statement on this morning’s press reports about Search traffic”. Ecco quanto affermato da Google:
“Continuiamo a vedere una crescita complessiva delle query su Google Search. Questo include un aumento delle ricerche provenienti dai dispositivi e dalle piattaforme Apple.”
Google sottolinea inoltre che la ricerca sta evolvendo in nuove direzioni grazie all’integrazione con tecnologie come Google Lens, comandi vocali, e l’app Google stessa, che vengono sempre più utilizzati per fare ricerche fuori dal browser tradizionale.
Il nodo dell’accordo da 20 miliardi
Lo scontro pubblico tra i due colossi ruota intorno al controverso accordo da 20 miliardi di dollari annui che Google paga ad Apple per restare motore di ricerca predefinito su Safari. Tale intesa è uno degli elementi principali sotto esame nel processo, poiché secondo il Dipartimento di Giustizia rappresenterebbe un abuso di posizione dominante da parte di Google, che impedirebbe una concorrenza leale nel settore dei motori di ricerca.
Se quanto dichiarato da Cue fosse vero — cioè che gli utenti stanno iniziando ad abbandonare la ricerca classica in favore dei servizi AI — il valore dell’accordo con Google potrebbe diminuire, aprendo la strada a nuovi operatori nel mercato della ricerca.
L’esperimento fallito di Humane AI Pin
A rafforzare l’idea di una transizione possibile, Cue ha citato anche esperimenti di dispositivi alternativi allo smartphone, come il Humane AI Pin, un piccolo dispositivo da 699 dollari con proiettore laser, lanciato nel 2023. Nonostante le ambizioni, l’AI Pin è stato ritirato dal mercato a causa di prestazioni deludenti, confermando che i consumatori non sono ancora pronti ad abbandonare lo smartphone in favore di soluzioni AI standalone.
Uno scenario in evoluzione
Secondo Cue, è possibile che l’iPhone stesso possa scomparire entro il 2035, lasciando spazio a nuove interfacce dominate dall’intelligenza artificiale. Un’affermazione audace, ma che riflette una tendenza già osservabile: le ricerche oggi avvengono su più fronti, tra app, assistenti vocali e strumenti AI conversazionali. Google, dal canto suo, ribadisce che il traffico è in aumento e promette ulteriori evoluzioni, in vista dell’evento Google I/O previsto per maggio 2025.
Il confronto tra Apple e Google non riguarda solo i numeri sulle ricerche, ma il futuro stesso della tecnologia consumer. Da un lato, un’azienda come Google che difende il proprio ecosistema e i suoi 20 miliardi di investimenti annuali in Safari; dall’altro, un colosso come Apple che si prepara a reinventare la ricerca tramite AI. Il processo in corso negli Stati Uniti potrebbe ridefinire le dinamiche del mercato per i prossimi dieci anni.
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