Zuckerberg potrebbe aver ragione sul futuro dell’informatica
Zuckerberg potrebbe aver ragione sul futuro dell’informatica Mark Zuckerberg è una delle poche persone al mondo con la capacità di influenzare davvero il futuro dell’informatica personale. Il CEO di Meta ha condiviso alcune riflessioni negli ultimi giorni che, sorprendentemente, sembrano allinearsi perfettamente con quanto dichiarato poche ore fa da un alto dirigente Apple riguardo al potere trasformativo dell’intelligenza artificiale. Durante un’udienza legata [...]

Zuckerberg potrebbe aver ragione sul futuro dell’informatica

Mark Zuckerberg è una delle poche persone al mondo con la capacità di influenzare davvero il futuro dell’informatica personale. Il CEO di Meta ha condiviso alcune riflessioni negli ultimi giorni che, sorprendentemente, sembrano allinearsi perfettamente con quanto dichiarato poche ore fa da un alto dirigente Apple riguardo al potere trasformativo dell’intelligenza artificiale.
Durante un’udienza legata alla causa Antitrust che vede coinvolta Google, Eddy Cue, vicepresidente senior dei servizi Apple, ha pronunciato una frase destinata a far discutere:
“Tra dieci anni potresti non aver più bisogno di un iPhone”.
Una dichiarazione che, pronunciata da chi rappresenta uno dei prodotti più iconici di sempre, ha inevitabilmente fatto il giro del mondo.
Cue non ha aggiunto molti dettagli, ma il contesto lascia intendere che si riferisse al potenziale dell’intelligenza artificiale nel rivoluzionare le nostre abitudini tecnologiche. In particolare, si pensa a un futuro in cui l’interazione vocale e i dispositivi indossabili diventino la norma, relegando smartphone e interfacce classiche a un ruolo secondario.
Proprio su questo punto è intervenuto Mark Zuckerberg. La scorsa settimana, durante la prima conferenza LlamaCon dedicata agli sviluppatori, il CEO di Meta ha espresso un pensiero che si incastra perfettamente con quello di Cue. Come riportato da Kwindla Kramer in un articolo su X, Zuckerberg ha dichiarato:
“Penso che la voce sia ancora sottovalutata. Oggi il 95% delle interazioni avviene tramite testo, ma credo che in futuro la voce giocherà un ruolo molto più importante”.
Il motivo di questa previsione è che l’evoluzione dei chatbot basati sull’intelligenza artificiale, come ChatGPT – e, si spera, presto anche Siri – sta rendendo digitare un comando un’operazione lenta e poco intuitiva. Parlare, invece, è naturale, diretto e immediato. Inoltre, se le macchine imparassero davvero a capire ciò che diciamo, l’esperienza utente potrebbe diventare molto più fluida e potente.
È curioso notare come Zuckerberg e Apple, due realtà che spesso si sono scontrate pubblicamente su diversi fronti, possano oggi condividere una visione comune sul futuro del computing.