GTA VI: 10 cose che potremmo fare per il Pianeta con il budget del gioco

Un miliardo e mezzo di dollari. No, due. Anzi, due e mezzo… E forse, tra un anno saremmo arrivati a tre. Sui costi di produzione di GTA VI (che su YouTube sta accumulando milioni e milioni di visualizzazioni) si è oramai aperto un dibattito dai connotati biblici ed è probabile che, alla fine, nessuno riuscirà […] L'articolo GTA VI: 10 cose che potremmo fare per il Pianeta con il budget del gioco proviene da Vgmag.it.

Mag 15, 2025 - 20:08
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GTA VI: 10 cose che potremmo fare per il Pianeta con il budget del gioco

Un miliardo e mezzo di dollari. No, due. Anzi, due e mezzo… E forse, tra un anno saremmo arrivati a tre. Sui costi di produzione di GTA VI (che su YouTube sta accumulando milioni e milioni di visualizzazioni) si è oramai aperto un dibattito dai connotati biblici ed è probabile che, alla fine, nessuno riuscirà mai a stabilire una cifra esatta. L’unica certezza è che, al momento della sua uscita, l’ultima fatica della Rockstar Games irromperà nel Guinness dei primati come il videogame più costoso mai realizzato. Al netto di ogni variabile, alcuni avrebbero infatti ipotizzato che la prospettiva di spesa per realizzare GTA VI sarebbe già levitata a 2 miliardi di banconote griffate George Washington: una cifra che molti non sarebbero neanche capaci di scrivere.

GTA 6 GTA VI

Si dirà senz’altro che di fronte ai verdoni che ogni Stato riesce a sperperare ogni anno in armamenti, il conto dell’intera operazione sia irrisorio, ma per quanto ciò corrisponda al vero, potrebbe essere comunque giunto il momento di porsi un paio di domande. La prima di queste, assai triviale, riguarda il numero di copie che il gioco sarà costretto a vendere per rientrare con le spese e generare profitto; la seconda, forse melodrammatica, ma più necessaria, porta invece a chiederci come potrebbero essere utilizzati questi fondi in ottica umanitaria, ambientale e scientifica. Dopo aver raccolto tutte le proposte della redazione e passato al vaglio i costi di ogni singola proposta, abbiamo così stilato un pro-memoria in dieci punti da sottoporre, ipoteticamente, all’attenzione di Sam Houser e, in senso più concreto, a tutti voi! Niente paura, però. State pur certi che, agli occhi dei producer, nessuna delle seguenti argomentazioni potrà mai costituire un motivo valido per rivedere le proprie priorità.

10. Piano di riforestazione dell’Amazzonia

Combinando tecniche di riforestazione come la piantumazione attiva e la rigenerazione naturale assistita, un investimento di 2 miliardi di dollari potrebbe restituire al polmone amazzonico circa 20 milioni di ettari boschivi precedentemente sottratti da speculazioni edilizie, ingerenze industriali, incendi dolosi e attività illegali.

Secondo studi pubblicati sulla nota rivista scientifica Nature, un piano di riqualificazione di portata simile favorirebbe una riduzione pari al 30% delle emissioni di CO2 accumulate dal 2000 ad oggi. Altri benefici implicherebbero la mitigazione di fenomeni come siccità e desertificazione in tutto il Sud America che, unita ad una più omogenea distribuzione delle piogge, garantirebbe anche l’abbassamento delle temperature locali e la protezione delle biodiversità. Come certificato dal WWF che, da anni, è impegnato in questa battaglia, il processo di riforestazione implica anche la lotta al bracconaggio e agli incendi dolosi che, nell’Africa subsahariana, costituisce una vera e propria piaga: i fondi di un budget così ingente potrebbero porre argine anche al dilagare di questo mercato, salvando migliaia di specie animali a rischio estinzione.

Nel 2024, circa 4 milioni di ettari di foresta amazzonica sono stati bruciati in conseguenza di incendi spesso dolosi. Questa area è approssimativamente equivalente all’intera Svizzera.

9. Transazione energetica dei Paesi in via di sviluppo

Un investimento di 2 miliardi di dollari nel settore delle fonti di energia sostenibile e rinnovabile potrebbe favorire una cruciale transazione in molti Paesi in via di sviluppo tra cui figurano diverse nazioni dell’Africa subsahariana e dell’Asia Minore, nonché svariate regioni di Paesi federali come India e Brasile.

Le forniture di pannelli solari, micro-reti elettriche e sistemi di accumulo ad energia eolica, garantirebbero un drastico calo delle emissioni di CO2 nell’atmosfera, mitigando il processo di surriscaldamento del pianeta e gli effetti dei cambiamenti climatici legati all’inquinamento. Di certo, per rimediare ai danni che abbiamo causato al paese dalla Rivoluzione Industriale ad oggi, non basterebbe tutto l’oro che c’è a Fort Knox, ma questo sarebbe comunque un buon inizio!

La transizione a fonti d’energia sostenibili e naturali è una delle più grandi sfide mai affrontate dall’umanità: finché Paesi come Cina, USA, India, Brasile, Russia e Nigeria si ostineranno ad opporvisi ogni sforzo europeo potrebbe risultare vano.

8. Bonifica e protezione di acque e mari

Con un budget di questa portata sarebbe possibile avviare una radicale opera di bonifica di fiumi contaminati da plastica e agenti tossici come il Gange, il Mekong e il Niger. Grazie al parallelo supporto di nuovi impianti di depurazione, la produzione di acqua potabile da destinare ad aree rurali e migliaia di villaggi isolati subirebbe un incremento significativo, assicurando condizioni di vita migliori a milioni di persone e contribuendo a salvare altrettante vite.

Un coinvolgimento di programmi già attivi come The Ocean Cleanup, potenzierebbe inoltre l’opera di filtraggio delle acque marine, tutelando le biodiversità. Non di meno, sarebbe possibile ridurre l’impatto che microplastiche e rifiuti di altro genere esercitano su pesci e crostacei così da salvaguardare la salute di 2.5 miliardi di persone nel mondo per cui il mare rappresenta l’unica fonte di sostentamento alimentare.

Che ci si creda o meno, nel 2025 un’enorme fetta di popolazione mondiale non ha ancora accesso diretto o immediato a fonti d’acqua potabile.

 7. Corridoi Umanitari e assistenza sanitaria ai civili residenti in Zone di Guerra

In base a quanto riportato dall’ONU nel marzo 2025, il numero di conflitti in corso sul pianeta è attualmente il più alto mai registrato dal gennaio del 1945 e interessa, direttamente o indirettamente, circa 2 miliardi di persone. Che si tratti di scontri su larga scala tra paesi sovrani come quello tra Russia e Ucraina, di guerre civili come quelle in corso in Yemen, Myanmar, Siria e Sudan o di scenari bellici dai contorni politici assai controversi come quello che contrappone Israele e Palestina, gran parte delle vittime si contano tra i civili.

Al di là di quelli legati a dinamiche direttamente riconducibili ad attività militari, molti dei decessi registrati sono da attribuire all’impossibilità di accedere a servizi di pronto soccorso, farmaci, cure, risorse alimentari o idriche ed altre forme di assistenza. Con un budget così ingente sarebbe possibile istituire corridoi umanitari volti a favorire il transito degli approvvigionamenti, a facilitare l’accesso a strutture ospedaliere mobili e garantire la ricollocazione dei profughi in centri di accoglienza bene equipaggiati. Si stima che un intervento del genere potrebbe salvare da un destino atroce quasi 20 milioni di persone, gran parte dei quali costituiti da bambini, donne e anziani.

Quando c’è di mezzo la guerra, persino i soldi vantano un potere limitato: puoi comprare farmaci, costruire cliniche mobili e allestire corridori umanitari, ma non puoi convincere i politici a lasciare che i civili vi abbiano accesso.

6. Lotta ai traffici illegali di minori

Destinando il budget di GTA VI ad  associazioni di volontariato e sorveglianza che si occupano della salvaguardia dei minori nelle aree più povere del mondo tra cui UNICEF e Save the Children, si faciliterebbe l’attuazione di interventi su scala globale tesi a individuare, salvare e reintegrare milioni di bambini vittime di traffici riconducibili allo sfruttamento sessuale, al lavoro forzato, al reclutamento armato e al mercato delle adozioni illegali.

Con investimenti mirati potremmo assicurare loro alloggi sicuri, fornirgli assistenza psicologica specialistica e avviare un graduale reinserimento scolastico attraverso programmi di formazione ad hoc. I fondi rimanenti ci permetterebbero, inoltre, di offrire un congruo sostegno economico alle famiglie che, vivendo al di sotto del livello medio di povertà, risultano più esposte all’ingerenza degli sfruttatori. Fonti come Action Aid ed Emergency ci ricordano intanto che, attualmente, i bambini coinvolti in queste tratte sarebbero circa 5,5 milioni, distribuiti prevalentemente tra Africa subsahariana, sudest asiatico, Caraibi, Sud America ed Europa dell’est.

La tratta di esseri umani non si limita ai soli minori, ma coinvolge una fetta altrettanto ampia di giovani donne e uomini destinati ad ogni genere di sfruttamento.

5. Lotta agli stupefacenti

La questione delle dipendenze da droghe pesanti e altre forme di stupefacenti presenta carattere spinoso, perché una larga fetta degli elettori non riconosce l’utilità di alcun programma finanziario volto a tutelare individui che vengono sommariamente ritenuti responsabili della propria condizione. Secondo l’UNODC (United Nations Office on Drugs and Crime), il numero di tossicodipendenti nel mondo supererebbe, in ogni caso, la soglia dei 300 milioni. Per quanto molte correnti politiche non siano disposte a riconoscerlo, i motivi che possono spingere le persone all’utilizzo di stupefacenti vanno ben oltre la semplice decisione personale.

Parallelamente, è bene precisare che la lotta alle droghe non riguarderebbe soltanto gli interessi di chi ne faccia uso, ma anche quelli dell’intera società civile e delle famiglie che si trovano a fronteggiare il dramma di un figlio, una figlia, un fratello, una sorella o un genitore finito nella spirale della dipendenza. Attraverso un investimento di ampia portata sarebbe innanzitutto possibile avviare campagne educative nelle scuole e nelle comunità ad alto rischio, così da rafforzare le competenze genitoriali, prevenire l’abbandono scolastico prematuro e ridurre il disagio giovanile. Detti fondi sarebbero d’importanza vitale anche per il rafforzamento dei programmi di disintossicazione, terapia cognitivo-comportamentale e specifici trattamenti farmacologici che, contenendo la tendenza alla recidività, ridurrebbero il rischio di morte per overdose ad una forbice compresa tra il 70% e il 90%. In ultima analisi, un intervento di questa portata contribuirebbe anche al calo della microcriminalità e alla diffusione di malattie come HIV ed Epatite C.

La condivisione di siringhe e altri strumenti necessari al consumo di droghe determinano circa 70% delle nuove infezioni da HIV ed Epatite C.

4. Piani di supporto alimentare per le aree a rischio malnutrizione

In base alle valutazioni World Food Programme (WFP), occorrerebbero tra gli 0,50 e gli 0,70 centesimi di dollari al giorno per fornire un pasto nutriente ad un individuo soggetto a malnutrizione. Con un budget equivalente alle stime di spesa per la realizzazione di GTA VI sarebbe possibile alimentare 8 milioni di persone per un intero anno, salvandole così da morte per iponutrizione.  Un investimento di soli 500 milioni di dollari consentirebbe, inoltre, di avviare programmi di agricoltura sostenibile nei Paesi in via di sviluppo, garantendo sostentamento costante ad almeno 3 milioni di nuclei familiari.

Abbinando a questa soluzione politiche di stoccaggio alimentare intelligente, sarebbe possibile inoltre recuperare dal 30% al 40% del cibo in eccesso che supermercati, ristoranti e famiglie occidentali scartano, riducendo gli sprechi e provvedendo in parallelo alla ridistribuzione di risorse alimentari nelle aree a rischio. In alternativa, potrebbe bastare sfruttare quel budget per potenziare i programmi multilaterali FAO, IFAD e WFP i quali sono da tempo impegnati nella lotta alla malnutrizione e all’ insicurezza alimentare.

Secondo il Rapporto SOFI del 2024, attualmente le persone soggette ad alto rischio di morte per denutrizione sarebbero oltre 733 milioni.

3. Finanziare la ricerca su Malattie Neglette

I Paesi del cosiddetto Terzo Mondo e molti dei Paesi in via di sviluppo patiscono ancora oggi gli effetti della massiccia presenza di malattie infettive endemiche come malaria, tubercolosi, Ebola e febbre dengue, le quali uccidono milioni di persone ogni anno, riducendo l’aspettativa di vita media vigente in Stati come Angola, Nigeria, Congo, Ciad, Sierra Leone, Lesotho e Mozambico al di sotto dei 55 anni.

A causa di condizioni geopolitiche avverse, oltre il 90% delle vittime provengono da aree così povere da risultare spesso prive di alcuna struttura ospedaliera o sanitaria. Investendo una cifra così ingente nel potenziamento delle infrastrutture locali – ad esempio, finanziando la costruzione di cliniche mobili – l’accesso alle cure e ai farmaci diverrebbe finalmente una realtà tangibile e ciò contribuirebbe ad un deciso incremento di indice di sopravvivenza e qualità della vita.

Molte delle malattie neglette più diffuse potrebbero essere gestite con farmaci che gli occidentali possono procurarsi in una qualsiasi farmacia a prezzi irrisori.

2. Vaccinazioni di massa

Ogni anno, la World Health Organization (WHO) registra decine di milioni di morti nella fascia d’età tra gli 0 e i 15 anni a conseguenza di malattie che l’Occidente ha sostanzialmente sconfitto nel secolo scorso attraverso vaccinazioni di massa: ci riferiamo a morbillo, meningite, poliomielite, colera, malaria, difterite e tetano neonatale.

Con l’ausilio di un budget del genere sarebbe possibile effettuare un’operazione di simile entità anche in Asia, Africa e Sud America, preservando anche in questo caso milioni di vite da rischi fatali. Vaccinazioni preventive contro l’HPV (o papilloma virus) potrebbero inoltre prevenire l’insorgere di specifiche forme di cancro, segnando una vittoria cruciale nella lotta a questa malattia.

Al netto di ogni assurda polemica, le vaccinazioni rappresentano la più efficace forma di lotta alla diffusione di malattie letali ed infettive che l’umanità abbia mai sviluppato.

1. Finanziare la ricerca sul cancro ed altre malattie genetiche

Come avrete notato, gran parte delle emergenze segnalate fin qui fanno riferimento ad aree del mondo e fasce sociali nei riguardi delle quali gli Stati del G7 e la popolazione occidentale nutrono un interesse purtroppo relativo, se non addirittura minimo. Quando si parla di cancro e malattie genetiche come la fibrosi cistica o neurodegenerative come la sclerosi multipla, lo scenario cambia tuttavia radicalmente giacché il rispettivo impatto non è influenzato da fattori sanitari, economici o geografici di sorta. Fonti World Health Organization (WHO) stimano, ad esempio, che, in Europa, esiste un rischio compreso tra il 6% e l’8% che un individuo possa sviluppare una malattia come SLA, Parkinson e morbo di Alzheimer nel corso della propria vita.

Con 20 milioni di nuovi casi globali registrati soltanto nel 2022 a livello globale, il cancro si conferma invece uno dei principali fattori di decesso nei Paesi più industrializzati del mondo

Logicamente, un investimento finanziario così massiccio nel campo della ricerca scientifica garantirebbe benefici sostanziali sullo sviluppo di nuovi trattamenti e il miglioramento della qualità di vita delle persone affette, accorciando in modo significativo i tempi necessari al conseguimento di cure a lungo termine. Nel caso del cancro in particolare, questo budget permetterebbe di potenziare gamma ed efficacia di test diagnostici precoci attualmente a disposizione, assicurando al contempo cruciali passi in avanti nei campi dell’immunoterapia e nelle terapie a base Vaccini mRNA e CAR-T. Velocizzando i processi di editing genetico (CRISPR/Cas9) atti a correggere le mutazioni responsabili di malattie rare, sarebbe altresì possibile agevolare l’individuazione di trattamenti per patologie tuttora incurabili e lo stesso potrebbe valere per quelle neurodegenerative, grazie a diagnosi precoci e terapie volte a rallentarne la progressione. Vale la pena di ricordare che il cancro è tuttora la seconda causa di morte precoce dopo le malattie cardiovascolari e che la World Health Organization (OMS) prevede un incremento della sua diffusione globale destinato a spingere il numero dei casi annuali fino alla soglia dei 35 milioni entro il 2050. L’individuazione di una cura salverebbe, ad oggi, tra 5 e 10 milioni di vite all’anno e fino a 15 milioni entro il 2050, rendendola una delle imprese più importanti nella storia della medicina.

Per adesso, basta così. Del resto abbiamo cose più importanti da fare, come riprendere a contare i giorni che ci separano da GTA VI e dal nostro ritorno a Vice City! Dopo tutto per fare del bene e salvare vite c’è sempre tempo…

Un miliardo di dollari? Due miliardi? Due e mezzo? Forse lo scopriremo a maggio 2026: nel frattempo quante vite potremmo salvare?

 

 

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