Recensione Sony WH-1000XM6: manca solo un bel nome!

Scopri la recensione completa delle Sony WH-1000XM6: miglior cancellazione del rumore, audio da studio e funzioni intelligenti.L'articolo Recensione Sony WH-1000XM6: manca solo un bel nome! sembra essere il primo su Smartworld.

Mag 15, 2025 - 19:40
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Recensione Sony WH-1000XM6: manca solo un bel nome!

Le WH-1000XM6 partono subito bene, con una bella custodia semi rigida a chiusura magnetica, che si apre facilmente con una sola mano.

Al suo interno le cuffie occupano meno spazio possibile, perché sono pieghevoli.

Tra gli accessori inclusi troviamo un cavo audio con jack (con connettore a L su un lato), e un cavo USB-A/USB-C per la ricarica, che però è davvero cortissimo. Alimentatore ovviamente non incluso.

Il fatto che le cuffie siano ripiegabili è in realtà una comodità quando sono fuori dalla custodia, perché l'impronta di quest'ultima è comunque paragonabile a quella di un paio di cuffie non pieghevoli: un po' più spessa della media (le XM6 sono piuttosto bombate) e un po' meno lunga.

Le Sony WH-1000XM6 si presentano con un look familiare, ma basta poco per accorgersi che sono un po' più raffinate rispetto al passato.

Sony ha mantenuto l'identità visiva del precedente modello, ma ha migliorato diversi dettagli in ottica ergonomica e funzionale. L'archetto è più largo e piatto, realizzato in pelle vegana e progettato per distribuire la pressione in modo più uniforme sulla testa. Segue inoltre più da vicino il profilo del capo, evitando "l'effetto Topolino" che cuffie di questo genere potrebbero produrre.

I padiglioni auricolari sono stati rivisitati con un materiale più morbido ed elastico, che isola meglio i rumori esterni senza creare fastidio. Non è l'isolamento migliore mai provato, ma per ottenere qualcosa di più, probabilmente, ci sarebbero stati dei sacrifici in termini di comodità e peso (che tra l'altro è di appena 250 grammi).

Riguardo il meccanismo di piega, ci è apparso molto solido. Sony riporta che utilizza una fusione metallica a iniezione che garantisce una maggiore durabilità nel tempo, mantenendo però un peso contenuto.

Sono molto comode, con una distribuzione del peso solo lievemente più insistente sulla parte inferiore. Il fatto i due padiglioni possano ruotare indipendentemente sul loro asse è un ulteriore fattore di comfort: l'archetto non deve per forza essere allineato tra le due metà, ed è facile spostarlo, per trovare la posizione più congeniale, senza compromettere la vestibilità e l'aderenza ai padiglioni

Le cuffie sono disponibili in tre colorazioni: Black, quella in prova, che continua a trattenere visivamente le impronte digitali (il vantaggio è che si pulisce molto facilmente con un panno), Platinum Silver e un inedito Midnight Blue.

Non c'è alcun tipo di certificazione IP: non che ce la aspettassimo, ma è giusto per ribadire che non sono propriamente cuffie pensate per lo sport, a dispetto di alcune modalità presenti nell'app, che vedremo a breve.

Unica critica, proprio a cercare il pelo nell'uovo: non c'è troppo spazio per l'orecchio all'interno delle cuffie. O meglio, le XM6 sono meno ampie di alcuni concorrenti. Non è certo una criticità, ma se avete le orecchie particolarmente grandi, magari cercate di indossarle prima di comprarle, giusto per sicurezza.

La cancellazione attiva del rumore è sempre stato uno dei punti forti della serie, ma con le WH-1000XM6 Sony alza ancora il livello, sebbene siamo così al top che non è sempre facile trarne beneficio

La buona notizia è che finalmente abbiamo un nuovo processore dedicato, chiamato QN3. Si tratta di un chip progettato da zero con una capacità di calcolo sette volte superiore rispetto al precedente QN1, presente sulle WH-1000XM5. Questa potenza si traduce in un'elaborazione in tempo reale ancora più reattiva e precisa, fino a 7 volte più rapida delle precedenti.

Inoltre, le cuffie integrano ora 12 microfoni (contro gli 8 della generazione precedente), disposti strategicamente per rilevare con maggiore accuratezza le fonti di rumore.

Ciò significa che anche rumori di breve durata o meno intensi vengono subito prontamente filtrati e questa è forse la differenza più grande col passato: la prontezza del sistema ANC, più che la cancellazione in sé.

Tradotto in pratica: se siamo seduti a bordo di un aereo che più o meno produce sempre lo stesso rumore di fondo costante, non noteremo differenze particolari col precedente modello. Viceversa, camminando per strada, con continue variazioni dei rumori di fondo, spesso repentine, le Mark 6 dimostrano di avere una marcia in più.

Il sistema può adattare il filtraggio in base all'ambiente circostante, che si tratti di un treno affollato, di una strada rumorosa o di un volo aereo. I suoni alle basse frequenze, ripetuti, e costanti, sono sempre quelli che vengono eliminati meglio.

Il nuovo Adaptive NC Optimiser entra in gioco per calibrare la cancellazione del rumore in base alla pressione atmosferica e alla morfologia dell'utente, ottimizzando l'efficacia senza compromettere il comfort, ovvero non c'è mai quella sensazione di "vuoto" nell'orecchio, che altri sistemi ANC possono dare.

A tutto questo si aggiungono miglioramenti anche per la modalità Suono Ambientale, che consente di lasciar passare selettivamente i suoni utili, personalizzabili da app nell'intensità, come annunci in stazione o conversazioni.

C'è poi una comodissima gesture chiamata "Modalità Attenzione rapida". Tenendo premuto col palmo della mano la cuffia destra, sentiremo subito bene tutto ciò che ci circonda. Rilasciandola, torneremo alla modalità di filtraggio precedentemente impostata.

Infine, tramite la funzione "Dettatura vocale testo", che è una traduzione orribile, le cuffie passano automaticamente alla modalità ambiente qualora ci mettessimo a parlare. La sensibilità e la precisione di questa funzione sono molto buone (e comunque personalizzabili), anche se può essere un po' fastidioso che ogni volta che apriamo bocca, anche per un semplice "sì", il controllo dei suoni ambientali cambi automaticamente.

Con le WH-1000XM6, Sony ha alzato l'asticella anche sotto il profilo audio. Anche in questo caso sottolineiamo che non si tratta di cambiamenti rivoluzionari, semplicemente perché partivamo già da un punto molto elevato.

Detto questo, il cuore del sistema è un nuovo driver da 30 mm realizzato con materiali compositi a base di fibra di carbonio, che unisce rigidità e leggerezza per una resa più precisa su tutto lo spettro sonoro.

Il lavoro di Sony porta ora le XM6 ad avere una firma sonora più riconoscibile.

Non stiamo parlando del classico "pompa i bassi", che ormai sta passando di moda (per fortuna! - NdR), quanto piuttosto di un suono ricco, tridimensionale e incredibilmente naturale.

Le voci risultano calde ma non artefatte, gli strumenti ben separati e ricchi di dettagli, i bassi profondi ma mai invadenti.

Un esempio banale. Stavo guardando una vecchia serie TV, senza particolari effetti audio, prima di iniziare la prova della XM6. Da quando ho indossato le cuffie di Sony per ascoltarla, ho notato esattamente quello che ho detto qui sopra. Un maggior numero di strumenti nei jingle di stacco tra una scena e l'altra, una voce più profonda dei protagonisti, ed effetti sonori (esplosioni, spari ecc.) più coinvolgenti. E questo appunto con una sorgente non certo allo stato dell'arte.

Le XM6 supportano infatti l'audio ad alta risoluzione anche in modalità wireless, grazie al codec LDAC. Inoltre è sempre presente l'opzione DSEE Extreme, una tecnologia di upscaling audio proprietaria di Sony, che migliora la resa sonora via Bluetooth, in particolare dei file audio compressi (es. quando ascoltiamo Spotify).

Probabilmente il suo lavoro lo fa, ma non è facilissimo misurarne sempre l'efficacia (e i puristi probabilmente la vorranno disattivare) e soprattutto è un peccato che non ci sia ancora alcun tipo di controllo sulla sua azione, che è completamente automatica (e, al contrario di altre funzioni presenti nell'app, senza uno straccio di spiegazione).

Chi ama l'effetto cinema potrà inoltre attivare la modalità 360 Reality Audio Upmix, che cerca di  trasformare una semplice traccia stereo in un'esperienza sonora a 360 gradi, anche con contenuti non codificati in 360 Reality Audio. Lo svantaggio è che va attivata a mano dall'app e che la resa è piuttosto variabile (com'è logico che sia): in alcuni casi abbastanza convincente, in altri un po' artefatta.

L'app Sound Connect di Sony è un pozzo di funzioni. Una piccola svecchiata grafica non le farebbe male: non che sia brutta, ma è piena di pulsanti e frecce (a volte anche piccoli) da premere e con una grafica non sempre intuitiva. 

Detto questo, al suo interno troverete tutte le opzioni che possono venirvi in mente e anche qualcosa di più (vedi screenshot sotto).

Oltre a tutte le funzioni che abbiamo già citato, ricordiamo l'equalizzatore a 10 bande, con vari preset e personalizzabile, l'ottimizzazione dell'audio spaziale, la qualità della connessione Bluetooth, la gestione del Multipoint, la personalizzazione del tasto NC/AMB, i gesti della testa, lo standby, le scene automatiche, il controllo del suono adattivo, il miglioramento audio in chiamata e ovviamente l'aggiornamento delle cuffie.

Un po' tutte queste funzioni sono state commentate e mostrate in azione nel video qui sopra, quindi non ci dilungheremo. Sottolineiamo però alcuni aspetti più generali.

  • Il multipoint è eccellente: le cuffie passano rapidamente da uno all'altro dei due dispositivi associabili, a seconda di quale sta riproducendo audio. Peccato siano solo 2: 3 sarebbe il numero perfetto
  • Ci sono anche troppi automatismi (ma funzionano tutti esattamente come dovrebbero): scene automatiche (musica che parte quando camminiamo, corriamo o siamo in palestra o ad orari precisi), wear to play (l'audio parte appena indossi le cuffie), controllo automatico della cancellazione del rumore a seconda del suono ambientale o dell'attività rilevata, e sicuramente altro che mi sto scordando.

I comandi touch sono sempre presenti e reattivi (e volendo disattivabili): swipe per cambiare brano, tap per mettere in pausa o rispondere a una chiamata e altre funzioni illustrate negli screenshot qui sopra.

Ci sono anche due pulsanti fisici: uno per l'alimentazione e l'accoppiamento Bluetooth, l'altro personalizzabile per controllare la cancellazione del rumore o avviare una determinata app.

Personalmente non sono un fan dei controlli touch, ma devo dire che quelli implementati da Sony sono ben fatti e raramente hanno fallito nel loro scopo.

Le WH-1000XM6 non brillano solo in ascolto, ma anche nella gestione delle chiamate vocali, grazie a un sistema di microfoni e algoritmi basati su intelligenza artificiale.

Sony ha integrato un set di sei microfoni beamforming, ottimizzati per isolare la voce dell'utente dai rumori ambientali. Il risultato è notevole (vedi video in alto per un esempio pratico) anche in contesti rumorosi come incroci stradali, stazioni o altro di simile.

La cancellazione del rumore durante le chiamate è affidata a un nuovo algoritmo AI, in grado di riconoscere la voce principale e separarla da tutto il resto. Il sistema riesce a sopprimere efficacemente anche il rumore del vento e a ridurre i suoni di fondo, mantenendo una qualità abbastanza costante e naturale in ogni situazione.

I limiti vengono un minimo fuori quando ci sono tanti suoni da cancellare e ci sta che anche qualche frequenza della voce venga tagliata. Il risultato non è che si perdono parole, anzi quelle sono sempre chiare, ma che la voce potrebbe suonare un po' meno naturale.

Dalle impostazioni è possibile disattivare "l'acquisizione vocale in chiamata" (così si chiama), ma non personalizzarne l'efficacia. Anche in questo caso un po' di controllo in più ci sarebbe piaciuto.

C'è anche un comodo tasto dedicato per il mute del microfono, utile durante le riunioni o quando si vuole avere il massimo controllo su cosa viene trasmesso all'interlocutore.

Sony ha mantenuto la stessa linea delle precedenti generazioni per quanto riguarda il supporto ai codec principali, ma con una novità importante: nelle WH-1000XM6 troviamo SBC, AAC e il proprietario LDAC, ideale per chi cerca il massimo in termini di audio ad alta risoluzione wireless, ma viene finalmente introdotto anche il supporto a LE Audio, con codec LC3.

Questo standard Bluetooth offre latenza più bassa, migliore efficienza energetica e una resa più stabile, soprattutto in ambienti affollati o con segnale non perfetto.

Sony stessa suggerisce l'utilizzo del Bluetooth LE Audio per i videogiochi, in alternativa alla modalità gaming standard basata su AAC/LDAC, grazie alla sua latenza ridotta.

Da notare, come nelle generazioni precedenti, l'assenza di aptX e aptX HD, che Sony continua a ignorare in favore del proprio codec LDAC, ormai diventato uno standard di riferimento per l'audio Hi-Res su Android (su iOS non è supportato).

L'autonomia è in linea col precedente modello e molto buona. 30 ore con ANC attivo, 45 ore circa (un po' di variabilità c'è sempre) con ANC o modalità ambiente disabilitati.

Rimane anche la ricarica rapida, via USB-C, con supporto allo standard Power Delivery: 3 minuti per 3 ore di autonomia, e in generale per fare il pieno occorre meno di un'ora (la fase finale della ricarica è sempre più lenta).

Piccola nota: se le state caricando mentre indossate, la cuffie non si caricano oltre l'80%.

Il prezzo di lancio purtroppo è cresciuto rispetto la passato. 450 euro al debutto non sono pochi, soprattutto considerando che le XM5 si trovano agevolmente a 150 euro meno.

Chi abbia già il vecchio modello non vorrà probabilmente passare al nuovo, e se il lancio delle XM6 rendesse le precedenti ancora più convenienti, la concorrenza casalinga sarà il peggior rivale delle nuove Sony.

Detto questo, le WH-1000XM6 sono tra le migliori cuffie a cancellazione del rumore oggi disponibili in commercio. Chi abbia budget e "buon gusto" per l'audio, non può non prenderle in considerazione.

Il sample per questa recensione è stato fornito da Sony, che non ha avuto un'anteprima di questo contenuto e non ha fornito alcun tipo di compenso monetario. Qui trovate maggiori informazioni su come testiamo e recensiamo dispositivi su SmartWorld.

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