WhatsApp sotto accusa per Meta AI: diffida ed esposto all'antitrust e al garante della privacy
Meta ha attivato l’assistente AI su WhatsApp senza consenso. Il Codacons presenta un esposto: ecco cosa rischia Meta e cosa potrebbe cambiare.L'articolo WhatsApp sotto accusa per Meta AI: diffida ed esposto all'antitrust e al garante della privacy sembra essere il primo su Smartworld.

Da oltre un mese, Meta AI è comparso in modo silenzioso ma evidente all'interno dell'app WhatsApp, integrato direttamente nella barra di ricerca e nel suo pulsante dedicato.
Abbiamo già dedicato ampio spazio a come funziona Meta AI e cosa possiamo farci, ma abbiamo anche evidenziato le problematiche in materia di privacy e le polemiche sul fatto che non è possibile disattivarlo.
Ora anche il Codacons è sceso in campo (ovviamente!), presentando una diffida a Meta e un esposto ufficiale all'Antitrust e al Garante della Privacy.
L'accusa è chiara: l'attivazione automatica del servizio sarebbe avvenuta senza consenso esplicito, con possibili violazioni del GDPR e del Codice del Consumo.
Secondo il Codacons, il problema principale non è tanto la presenza dell'AI in sé, quanto il fatto che non sia realmente disattivabile. L'unica possibilità offerta all'utente è quella di ignorare o nascondere parzialmente la funzione, ma questo non impedisce che i dati vengano trattati comunque in background.
L'associazione parla di una violazione chiara del GDPR, in particolare:
- dell'articolo 5, che impone il rispetto di criteri come liceità, correttezza e trasparenza;
- dell'articolo 6, che stabilisce che il trattamento dei dati deve basarsi su una base giuridica valida, come il consenso libero ed esplicito dell'utente.
Un consenso che non c'è
La giurisprudenza europea, con casi come la sentenza Planet49 (C-673/17), ha già chiarito che il consenso non può mai essere presunto né attivato per default. In questo caso, però, Meta AI è stato abilitato automaticamente, senza dare agli utenti reali strumenti per decidere. E nemmeno l'interesse legittimo può giustificare il trattamento, secondo il Codacons, perché viene meno il bilanciamento con i diritti fondamentali degli utenti.
A questo si aggiunge il modo in cui la funzione è stata presentata: non come una scelta, ma come un miglioramento dell'esperienza. Una decisione che, secondo il Codacons, nasconde finalità di raccolta dati e fidelizzazione, attraverso l'uso di tecniche persuasive capaci di orientare i comportamenti degli utenti.
Con la presentazione dell'esposto, il Codacons ha chiesto all'Antitrust e al Garante per la Privacy di intervenire per valutare se l'attivazione automatica di Meta AI su WhatsApp violi il quadro normativo italiano ed europeo. In parallelo, ha diffidato Meta chiedendo di interrompere immediatamente la diffusione della funzione, almeno fino a quando non verranno garantite tre condizioni precise:
- Trasparenza totale sul funzionamento di Meta AI e sul tipo di dati raccolti.
- La possibilità di disattivare completamente l'assistente, in modo semplice e definitivo.
- Il rispetto pieno del Regolamento europeo sulla privacy, in particolare per quanto riguarda il consenso.
Il cuore della questione è la libertà di scelta: nessuno contesta l'introduzione di funzioni basate su intelligenza artificiale, ma queste devono essere opzionali, non imposte automaticamente. Il rischio, secondo il Codacons, è che Meta stia cercando di normalizzare l'uso dell'AI senza fornire agli utenti il controllo necessario.
Una questione che va oltre WhatsApp
Questa vicenda potrebbe diventare un caso simbolo nel dibattito più ampio sull'uso dell'intelligenza artificiale nelle app che usiamo ogni giorno. Se l'intervento delle autorità darà ragione al Codacons, si potrebbe creare un precedente importante che costringerà altre piattaforme ad adottare criteri più rigidi in termini di consenso informato e attivazione delle nuove funzioni.
Negli ultimi mesi, diversi colossi tech hanno iniziato a integrare strumenti di AI generativa nei loro servizi: da Google con Gemini a Microsoft con Copilot, passando per Snapchat, Instagram e Telegram, e chi più ne ha più ne metta, in forme e misure diverse.
La differenza, però, sta tutta nel modo in cui queste funzioni vengono attivate e nella possibilità di scelta lasciata all'utente. In questo senso, la mossa di Meta su WhatsApp rappresenta un campanello d'allarme, che gli utenti hanno suonato ampiamente. Resta solo da capire quale sarà l'esito.
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