Ai Limit Recensione: un buon, seppur blando, soulslike

Ai Limit, opera prima di Sense Games, è un soulslike dall’estetica anime. Il progetto nasce grazie al China Hero Project di PlayStation ed è  arrivato sul mercato il 27 marzo 2025 per PS5 e PC. Da fan dei lavori di FromSoftware, mi sono fatto trascinare dall’ennesimo soulslike. Saranno riusciti i ragazzi di Sense Games a […] L'articolo Ai Limit Recensione: un buon, seppur blando, soulslike proviene da Vgmag.it.

Apr 27, 2025 - 14:05
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Ai Limit Recensione: un buon, seppur blando, soulslike
Ai Limit - Recensione

Ai Limit, opera prima di Sense Games, è un soulslike dall’estetica anime. Il progetto nasce grazie al China Hero Project di PlayStation ed è  arrivato sul mercato il 27 marzo 2025 per PS5 e PC. Da fan dei lavori di FromSoftware, mi sono fatto trascinare dall’ennesimo soulslike. Saranno riusciti i ragazzi di Sense Games a far propria questa fortunatissima formula di gioco? Scopriamolo insieme in questa recensione!

Ai Limit prende a piene mani dal concetto di “narrativa silenziosa” dei giochi From, così come l’interconnessione delle varie mappe di gioco e tanti altri aspetti dei capostipiti del genere. Dal punto di vista delle ambientazioni invece, è abbastanza palese l’ispirazione derivante da titoli come Nier: Automata e Stellar Blade. Mentre, esteticamente, il gioco ricorda non poco Code Vein. Per un piccolo studio cinese alla sua prima esperienza, sarà stata un’avventura provare ad emulare titoli di questo calibro. Consideriamo anche che, sicuramente, il budget in loro possesso sarà stato inferiore a quello degli altri titoli citati. Ma, in fondo, a noi videogiocatori, ciò deve interessare fino ad un certo punto.

Ai Limit - recensione
Non mi sorprenderebbe vedere dei Naytiba in quest’ambientazione

Ai Limit(i) del cliché!

Ed eccoci subito davanti a quella che, per me, è stata la maggiore criticità di Ai Limit: la completa mancanza di originalità. Il titolo si ambienta in una versione post-apocalittica della Terra, centinaia di anni dopo un cataclisma non meglio identificato (almeno all’inizio della run). Parliamoci chiaramente, non c’è nulla di originale in ciò. La “lore”, nonostante sia narrata decentemente tramite la “narrativa silenziosa” alla FromSoftware, purtroppo non riesce ad accendere la scintilla dell’interesse. Risulta strano come il visibile impegno degli sviluppatori nel collegare tutti i vari puntini, tramite documenti sparsi in giro, non sembri altro che lo svolgimento di un esercizio.

Giusto per citare un altro elemento mai visto prima (sono ovviamente ironico), la lore si basa sullo scontro tra i Necros, creature quasi lovecraftiane il cui unico obiettivo è distruggere l’umanità, e la Chiesa. Ora, c’è davvero bisogno di dirvi che questa Chiesa non è esattamente pura e candida come il nome vuole far intendere, vero? Oltre a queste due fazioni in guerra, vi sono poi i cosiddetti Blader, esseri antropomorfi, ma non umani, la cui natura ci sarà svelata alla fine dell’avventura.

Cosa dovrà mai fare Arrisa, la Blader protagonista, in questa landa desolata? Ovviamente recuperare la memoria, perché non si è mai visto nessun protagonista di un videogame affetto da amnesia. Se proprio dovessi cercare di spezzare una lancia in favore di Ai Limit, però, ammetto che mi è piaciuto come andremo a recuperare le parti mancanti di memoria di Arrisa. In quanto Blader, ha il potere di connettersi ai cosiddetti “branch”. Questi sono frammenti dell’ultimo albero esistente al mondo, che andranno collegati tra loro per cercare di riportarlo in vita. Questa tematica “ambientalista” è l’unico elemento della trama che sia riuscito a suscitare in me un minimo accenno di interesse, probabilmente perché strettamente legata alla meccanica dei checkpoint in stile falò dei “souls” di FromSoftware.

Ai Limit - recensione - 02
Qualcuno ha detto falò?

Synch Rate, una piccola scintilla

Ai Limit prova davvero ad emulare la formula “souls” originale, forse anche troppo. Le mappe, ad esempio, risultano a tratti anche troppo labirintiche e con troppi bivi che conducono a zone secondarie prive di ricompense di sorta; c’è addirittura una sezione platform che ricorda quella di Bloodborne (sapete tutti a quale mi riferisco, dai), ovviamente qui non c’è nulla che faccia rimanere a bocca aperta, però. Per quanto poi si provi a ricreare un ambiente interconnesso, vi sono troppi punti di passaggio da una mappa all’altra che richiedono un caricamento per renderlo credibile.

Alcune differenze rispetto alla formula tradizionale dei “souls”, però, sono presenti. Una bella introduzione è, ad esempio, il Synch Rate, una barra la cui percentuale andrà a potenziare alcuni dei nostri attacchi. Essa si ricarica attaccando l’avversario e si scarica quando subiremo danni. Lo stile di gioco sarà quindi necessariamente più offensivo rispetto ad un souls classico. Considerate, poi, anche l’assenza di una barra di stamina che limiti la nostra possibilità di attaccare e potete capire quanto il gioco ci voglia aggressivi. Peccato che il tutto non sia condito con dei buoni moveset per le armi, troppo limitati e simili tra loro per armi della stessa categoria. C’è, però, una chance che possa divertirvi se il vostro gioco FromSoftware preferito è Bloodborne.

Ho apprezzato anche come Ai Limit ci permetta di modificare la percentuale di “anime” ottenute sconfiggendo i nemici e quanta percentuale ne perdiamo alla morte. Ciò avviene tramite i nuclei, parti di equipaggiamento che otterremo eliminando boss o altri nemici più duri del normale. Peccato che il leveling non sarà un problema per la maggior parte del gioco, se non verso le sezioni finali, a patto di potenziare le proprie armi. La difficoltà del gioco risulta, infatti, mal calibrata, visto che si procede senza problemi fino ad abbattersi contro uno spike di difficoltà (anche abbastanza artificiale) esagerato solo nelle ultime ore.

Ai Limit - recensione
Almeno alcuni poteri sono divertenti da utilizzare

Ai Limit… ma i limiti sono anche troppi!

In un gioco che, purtroppo, segue il suo genere di riferimento così ossessivamente da quasi limitarsi a non inserire troppe idee originali, vi sono, ahimè, anche dei limiti tecnici, almeno su PS5 base. Questi, fortunatamente, non inficiano la godibilità del titolo, che resta comunque godibile tecnicamente parlando, ma che possono comunque infastidire durante le sessioni di gioco.

Il gioco soffre di problemi di tearing che possono essere risolti abilitando il V-Sync, sacrificando però una buona parte di frame al secondo e rendendo, di conseguenza, il gioco ingiocabile. Altro elemento non troppo curato, poi, sono le texture, non tutte di alta qualità e con alcuni problemi di caricamento in zone specifiche. Per quanto riguarda il frame rate, invece, questo si mantiene abbastanza stabile sui 60 FPS per quasi l’interezza del gioco. Gli unici cali evidenti si hanno solo nelle zone un po’ più ampie con tanti nemici a schermo, mentre, fortunatamente, gli attacchi più concitati anche dei boss finali non ci faranno perdere così tanti frame.

Ma i limiti non si fermano a questo. O meglio, è Ai Limit che si limita alla mediocrità in tante, troppe parti dell’opera. Il gioco è doppiato in lingua originale e in inglese. Non avendo determinate competenze in lingua cinese, mi limiterò a giudicare il doppiaggio inglese come l’ennesimo esercizio svolto senza infamia e senza gloria. Stesso discorso vale, purtroppo, anche per le musiche, adatte sì al mood che dovevano accompagnare, ma mai un qualcosa che faccia scaturire un guizzo di interesse.

Ai Limit - recensione
Anonimo a dir poco

Il senso di vuoto

Purtroppo, e lo intendo davvero, Ai Limit è uno di quei giochi che, una volta concluso, non ti lascia nulla. Anzi, l’unica cosa che ti lascia è solo un grande senso di vuoto. Non però un senso di vuoto positivo, come quello che ti colpisce dopo aver terminato un’opera stupenda, ma un vuoto negativo che ti fa riflettere su come avresti potuto investire meglio quelle 30 ore necessarie a portarlo a termine. Lo sforzo degli sviluppatori va sicuramente apprezzato, in quanto loro primo lavoro. Ciò, però, non basta per rendere Ai Limit un gioco degno di particolari attenzioni.

In conclusione, consiglio Ai Limit? Sì, ma con delle riserve. Se non siete fan del genere, statene lontani perché sicuramente non farà per voi. Siete fan dei souls-like ma preferite quelli dal combat più lento e strategico? Provate a dargli una chance, ma probabilmente potreste trovare altri prodotti molto più affini ai vostri gusti. Avete adorato Bloodborne ed il suo combat più fluido ed improntato sull’aggressività? Potreste effettivamente divertirvi con questo combat system, soprattutto grazie alla meccanica del Synch Rate.


Ai Limit è un buon punto di partenza per essere il primo titolo di uno studio indie, ma la mancanza di originalità è sinceramente troppo evidente per poter effettuare delle lodi a questi sviluppatori. Non vi sono motivazioni particolari che spingano il giocatore a procedere nell’avventura, se non il senso di fastidio nel non completare un gioco che ormai si è iniziato. Per quanto sia brutto da dire, purtroppo questa è la realtà dei fatti. Spero, con tutto me stesso, che Sense Games riesca a donarci in futuro titoli altrettanto validi, ma con qualche guizzo di originalità in più. Il ragazzo è intelligente ma non si applica, commenterebbe un professore. Vedremo in futuro se i ragazzi di Sense Games sapranno applicarsi un po’ di più o se rimarranno ancorati in questa melma di idee già viste e riviste.


 

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