OpenAI guarda a Chrome: una possibile rivoluzione nella battaglia per la ricerca online
Il processo contro Google: concorrenza sotto assedio


Secondo una dichiarazione ufficiale rilasciata presso il tribunale federale di Washington, OpenAI sarebbe fortemente interessata ad acquistare Google Chrome se Alphabet fosse costretta a cederlo.
A confermarlo davanti alla corte è stato Nick Turley, Head of Product di ChatGPT, delineando uno scenario che potrebbe riscrivere le regole della ricerca online e della pubblicità digitale.
Chrome, asset strategico nel mirino di OpenAI
Il Dipartimento di Giustizia degli Stati Uniti ha avviato un’azione legale di grande portata contro l’ecosistema di Google, accusandolo di mantenere una posizione dominante nella search online e nella pubblicità connessa.
Le autorità americane ritengono che Google abbia violato le norme sulla libera concorrenza, stringendo accordi esclusivi e sfruttando i propri strumenti, in primis il browser Chrome, per consolidare la sua supremazia.
Il giudice Amit Mehta ha già riconosciuto la natura monopolistica del colosso di Mountain View, aprendo la strada a rimedi drastici.
Tra le soluzioni ipotizzate figura proprio la dismissione di Chrome, considerata una delle frecce più affilate nell’arco di Google: il browser convoglia infatti una quantità enorme di query di ricerca verso il suo motore, rafforzandone la posizione sul mercato.
Chrome non è solo un browser, ma una piattaforma attraverso cui transita una fetta sostanziale del traffico web globale. Il fatto che OpenAI sia pronta ad acquistarla dimostra quanto ambiziosa sia la visione della società guidata da Sam Altman.
Un’eventuale acquisizione rappresenterebbe una svolta epocale: OpenAI passerebbe da semplice *partner tecnologico* a protagonista nel settore della ricerca web, fino ad oggi dominato da Google.
Un affrancamento da Microsoft e Bing
Attualmente, OpenAI collabora strettamente con Microsoft, che è stata tra i suoi primi finanziatori e continua a sostenerne lo sviluppo.
Già oggi, alcune funzionalità del popolare ChatGPT si basano su Bing, il motore di ricerca di Microsoft. Tuttavia, Bing detiene soltanto il 12% del mercato, un dato irrisorio rispetto al 78% di Google.
Possedere un browser come Chrome, già ampiamente diffuso e radicato nelle abitudini quotidiane degli utenti, permetterebbe a OpenAI di ridurre progressivamente la dipendenza da Bing.
Inoltre, aprirebbe la strada a un sistema di ricerca proprietario alimentato dall’intelligenza artificiale.
La combinazione tra un browser potente e un motore di ricerca AI-centric potrebbe introdurre una nuova era per il web: più predittivo, conversazionale e centrato sulle reali esigenze degli utenti.
Durante la testimonianza al processo, Turley ha rivelato che OpenAI aveva già tentato in passato di collaborare con Google, proponendo l’integrazione della sua tecnologia di ricerca all’interno di ChatGPT.
La risposta di Google? Un secco rifiuto. Questo episodio svela una rivalità latente tra le due aziende, ma anche il desiderio di OpenAI di occupare uno spazio sempre più ampio nel panorama tecnologico contemporaneo.
Alla luce di questi sviluppi, appare chiaro che OpenAI non intenda limitarsi al ruolo di fornitore di soluzioni di intelligenza artificiale, ma punta a diventare un attore strutturale nell’ecosistema digitale globale.
Un’eventuale acquisizione di Chrome accelererebbe drasticamente questa transizione, trasformando OpenAI in una piattaforma completa, dotata di suoi canali per distribuire e monetizzare i contenuti generati dall’AI.
Impatti sull’ecosistema digitale: nuovi equilibri in vista
L’eventualità che Chrome venga sottratto a Google e assorbito da un’azienda in rapida ascesa come OpenAI crea un’importante frattura negli equilibri preesistenti. Un simile sviluppo influenzerebbe:
- – Il mondo dei browser, costringendo gli altri player, da Safari a Firefox, a rivedere le proprie strategie.
- – Il settore della pubblicità digitale, dove Google ricava la maggior parte dei propri guadagni.
- – Le dinamiche dei motori di ricerca, introducendo potenziali modelli alternativi basati sull’IA generativa.
Una cosa è certa: se le autorità antitrust proseguiranno con l’attuale approccio, obbligando Alphabet a separarsi dai suoi strumenti chiave, si aprirà una finestra di opportunità per nuovi concorrenti. E OpenAI sembra decisa a cavalcare l’onda del cambiamento.
Fondata per promuovere un’intelligenza artificiale trasparente e benefica, OpenAI si è rapidamente evoluta da laboratorio sperimentale a punto di riferimento mondiale.
Con il successo di ChatGPT e i suoi progressi nel campo dell’AI conversazionale, la società ha dimostrato di poter competere con i giganti della tecnologia.
L’eventuale ingresso nel mercato dei browser e della ricerca web rappresenterebbe una naturale estensione della sua missione. Ovvero trasformare il modo in cui le persone interagiscono con l’informazione.
Tale scenario richiama alla mente i momenti di svolta storica che in passato hanno segnato l’avvento di nuovi paradigmi tecnologici.
Dall’arrivo del motore di ricerca di Google nei primi anni 2000, all’introduzione dei social media fino all’esplosione degli smartphone: ora, l’intelligenza artificiale potrebbe essere il prossimo passo.
Il processo antitrust in corso contro Google ha aperto scenari prima impensabili. L’interesse di OpenAI per Chrome non solo solleva interrogativi sul futuro del predominio di Google, ma sottolinea il ruolo crescente dell’intelligenza artificiale nei grandi equilibri della tecnologia.
Se il browser di Mountain View dovesse davvero cambiare proprietario, potremmo essere di fronte a una nuova epoca per la ricerca online. Epoca in cui la leadership non è più una questione di link, ma di intelligenza artificiale e capacità predittiva.
E OpenAI, da quanto emerge, è pronta a raccogliere la sfida.