Oro vicino ai massimi storici: tensioni USA-Cina e inflazione alimentano la domanda
Il prezzo dell’Oro (XAU/USD) continua a muoversi intorno ai suoi livelli più elevati di sempre, con l'incertezza che domina i mercati.


Il prezzo dell’Oro (XAU/USD) continua a muoversi intorno ai suoi livelli più elevati di sempre, con le quotazioni che in apertura dei mercati europei di venerdì si mantengono stabilmente vicino ai 3.220 dollari l’oncia.
A guidare questa nuova corsa al metallo prezioso sono diversi fattori, tra cui il crollo del dollaro statunitense, l’escalation nelle tensioni commerciali tra Stati Uniti e Cina e nuove aspettative di tagli dei tassi di interesse da parte della Federal Reserve.
Inflazione in rallentamento, ma tensioni in aumento
I dati pubblicati giovedì dall’Ufficio Statistico del Lavoro degli Stati Uniti (BLS) hanno mostrato una discesa inaspettata dell’inflazione nel mese di marzo. Il tasso di inflazione annuale (CPI) è sceso dal 2,8% di febbraio al 2,4%, sotto le attese del mercato che si attestavano al 2,6%.
Anche l’inflazione core, che esclude i settori volatili come alimentari ed energia, è diminuita al 2,8% su base annua, rispetto al 3,1% del mese precedente. Nonostante questi segnali disinflattivi, i rischi in direzione opposta non sono scomparsi.
Al contrario, la tensione è aumentata dopo che il Presidente Donald Trump ha annunciato una drammatica escalation nella guerra commerciale con la Cina. Dopo l’introduzione di nuove tariffe al 125% contro Pechino, in risposta alla decisione cinese di imporre tariffe all’84% su alcuni prodotti americani, la percezione di instabilità economica globale è aumentata nettamente.
Il ritorno dell’Oro come bene rifugio
In un contesto carico di incertezza, l’Oro sta riacquistando il suo tradizionale ruolo di asset sicuro. Secondo Nikos Tzabouras, analista senior di mercato, “l’Oro ha ritrovato il suo appeal come bene rifugio e si sta nuovamente dirigendo verso nuovi massimi storici“.
A rafforzare ulteriormente questa dinamica c’è l’indebolimento del Dollaro, causato in larga parte dalle aspettative sempre più diffuse sui mercati di una politica monetaria più accomodante. Gli operatori stanno infatti prezzando tra tre e quattro tagli dei tassi d’interesse della Fed entro l’anno, uno scenario che esercita pressioni sul Dollaro ma favorisce le materie prime come l’Oro, denominate in valuta statunitense.
Il quadro tecnico: una corsa che potrebbe continuare
Dal punto di vista tecnico, il prezzo dell’Oro continua a mostrare segnali rialzisti. L’indice di forza relativa (RSI) a 14 giorni sta sondando la zona di ipercomprato attorno a 70, segnale che potrebbe suggerire ulteriore spazio per una salita prima che si sviluppi un vero esaurimento degli acquirenti. Il prossimo ostacolo significativo si individua attorno al livello psicologico di 3.250 dollari.
Un superamento stabile di questa soglia potrebbe aprire la strada verso l’obiettivo successivo a 3.300 dollari. Sul lato opposto, eventuali correzioni potrebbero trovare il primo supporto a 3.200 dollari, seguito dalla media mobile semplice a 21 giorni posizionata a 3.061 dollari. In caso di ulteriori ribassi, la soglia dei 3.000 dollari fungerebbe da ultima barriera per mantenere il trend rialzista attuale.
Oro: rifugio millenario e pilastro per le banche centrali
L’Oro ha accompagnato la storia economica dell’uomo come riserva di valore e mezzo di scambio, e la percezione del metallo prezioso come rifugio nei momenti di crisi rimane attuale più che mai. In un mondo sempre più interconnesso e vulnerabile alle turbolenze geopolitiche, l’Oro rappresenta una protezione contro l’inflazione e la svalutazione delle valute.
Le banche centrali, in particolare nei mercati emergenti come Cina, India e Turchia, stanno aumentando le loro riserve auree in modo considerevole. Secondo il World Gold Council, gli istituti centrali hanno acquistato nel 2022 un totale di 1.136 tonnellate d’Oro, per un valore equivalente a circa 70 miliardi di dollari: la quantità più alta mai registrata in un singolo anno.
Questi acquisti non sono solo simbolici. In tempi di incertezza economica, l’Oro rappresenta per molte banche centrali un modo per rafforzare la fiducia verso la solidità monetaria del proprio paese, fungendo da riserva indipendente da ogni specifica valuta o nazione.
Fattori determinanti e scenari futuri
L’andamento dell’Oro è condizionato da molteplici variabili, che vanno dalla situazione geopolitica alla politica monetaria. In periodi di instabilità o di forte rallentamento economico, gli investitori tendono a rifugiarsi nel metallo giallo. Al contrario, fasi di mercato azionario in crescita tendono a ridurne il valore. Un altro elemento centrale è la relazione inversa dell’Oro con il Dollaro e i Titoli del Tesoro USA.
L’indebolimento del biglietto verde rende l’Oro più conveniente per gli acquirenti non americani, contribuendo a rafforzarne le quotazioni. Poiché l’Oro non offre rendimento, i tassi di interesse bassi lo rendono maggiormente attrattivo rispetto ad altri asset. E, con l’attuale quadro economico, è proprio questa combinazione di fattori—tra cui l’attesa di tagli da parte della Fed e la guerra commerciale tra Washington e Pechino—a spingere l’appetito per l’Oro verso nuovi massimi.
Conclusione: prospettive dorate in tempi oscuri
In uno scenario dominato da tensioni geopolitiche, dati economici contrastanti e una politica monetaria in evoluzione, l’Oro si sta riaffermando come bene rifugio per eccellenza.
La sua capacità di protezione contro l’incertezza, sommata a una domanda crescente da parte di banche centrali e investitori istituzionali, suggerisce che la corsa al metallo giallo è tutt’altro che finita. Gli occhi del mercato restano puntati sulla soglia dei 3.250 dollari: se superata con convinzione, potrebbe segnare l’inizio di una nuova fase storica per l’oro.