Confronto fotografico top di gamma 2025
Vivo X200 Pro vs Samsung S25 Ultra vs Xiaomi 15 Ultra vs Google Pixel 9 Pro XL vs Oppo Find... L'articolo Confronto fotografico top di gamma 2025 proviene da Batista70.

Vivo X200 Pro vs Samsung S25 Ultra vs Xiaomi 15 Ultra vs Google Pixel 9 Pro XL vs Oppo Find X8 Pro
In questo confronto fotografico ho messo alla prova cinque smartphone flagship per valutare le loro fotocamere in ogni condizione.
Si tratta di vivo X200 Pro, Samsung Galaxy S25 Ultra, Xiaomi 15 Ultra, Google Pixel 9 Pro XL e Oppo Find X8 Pro, dispositivi al vertice della fotografia mobile.
Analizzeremo la qualità degli scatti diurni, notturni, ritratto, selfie, zoom, ultra-grandangolo e video, senza dimenticare software, interfaccia e AI e vi spiego perché vivo X200 Pro emerge come il più versatile del gruppo.
Specifiche fotocamere a confronto

Scatti diurni: dettagli e colori alla luce del sole
Con buona luce, tutti e cinque gli smartphone
offrono scatti eccellenti, ma ci sono differenze di carattere
nelle foto diurne.
vivo X200 Pro mi ha colpito per l’elevata quantità di dettaglio e i colori vivaci ma mai eccessivi.
Grazie al sensore principale più
ampio della media (1/1.28″) e all’elaborazione Zeiss, le foto risultano
nitide e piacevoli, con colori realistici che non eccedono in saturazione. In
condizioni di forte contrasto, il vivo gestisce bene luci e ombre, restituendo
immagini bilanciate in quasi ogni scenario diurno.
Anche il Samsung Galaxy S25 Ultra offre risultati di altissimo livello alla luce del giorno. Nelle mie prove, usando la fotocamera principale da 200MP (f/1.7), ho ottenuto scatti dettagliati e luminosi paragonabili ai migliori in assoluto.
I colori tipici di Samsung sono brillanti e d’impatto,
bilanciamento del bianco tende al naturale e la gamma dinamica è ampia, anche
se in alcune scene molto illuminate ho notato un leggero clipping delle alte luci. un
segno che Samsung continua a prediligere foto vibranti. Il livello di dettaglio
è eccezionale grazie all’enorme sensore ad alta risoluzione.
Xiaomi 15 Ultra beneficia della sua forte partnership con Leica, e lo si vede subito di giorno. La sua fotocamera principale da 50MP con sensore da 1″ (la più grande del gruppo) cattura una quantità di luce e dettagli notevole. Le foto hanno un aspetto quasi “da reflex”: dettagli finissimi, sfocato naturale e un’elevata gamma dinamica. Insomma, sotto il sole il 15 Ultra è un campione di nitidezza e range dinamico, senza bisogno di filtri aggiuntivi.
Google Pixel 9 Pro XL segue una filosofia diversa: fa affidamento su algoritmi computazionali HDR avanzati più che su sensori enormi. Il risultato? Foto diurne con gamma dinamica eccezionale e colori estremamente bilanciati, vicini alla realtà. Google ha introdotto un nuovo sistema HDR nel Pixel 9 che produce immagini più fedeli alla scena reale, con esposizione ottimizzata.
Ha gestito brillantemente situazioni difficili: controluce, ombre profonde e aree molto luminose sono risolti con disinvoltura, producendo foto equilibrate dove si vede sia il cielo sia i dettagli nelle ombre. I colori sono molto naturali (merito anche della tradizione Real Tone di Google per incarnati fedeli) e il livello di nitidezza è buono.
Di giorno il Pixel 9 Pro XL offre
scatti dall’aspetto “pulito” e realistico, con una
resa cromatica accurata e un equilibrio impeccabile in quasi ogni condizione.
Oppo Find X8 Pro chiude il gruppo con prestazioni diurne molto valide, sebbene leggermente al di sotto delle aspettative dei più esigenti. Oppo ha equipaggiato il Find X8 Pro con quattro fotocamere da 50MP, per assicurare qualità uniforme su tutti i focali.
Il sensore principale però non è più quello da 1 pollice che si traduce in una qualità “molto buona” anziché “eccellente”. In condizioni di luce ottimali, le immagini del Find X8 Pro presentano colori vivaci ma non eccessivi e un buon livello di dettaglio. La resa generale alla luce del giorno è soddisfacente: ottimi scatti per la maggior parte degli utenti, pur non raggiungendo la vetta assoluta di qualità visiva.
Fotografia notturna: quando le luci si spengono
Passiamo alla modalità notte e agli scatti in scarsa illuminazione, dove emergono differenze più marcate tra questi cameraphone.
vivo X200 Pro è stato un autentico fuoriclasse al buio. Grazie al grande sensore principale e a un’eccellente modalità Night Mode, il Vivo riesce a catturare dettagli inimmaginabili.
In una situazione di quasi totale oscurità, il telefono ha tirato fuori texture e particolari architettonici invisibili all’osservatore sul momento – davvero notevole. Ciò che apprezzo è che l’elaborazione notturna di Vivo non esagera con la nitidezza né crea effetti finti: le foto notturne appaiono pulite, luminose ma naturali. Merito, anche, del chip dedicato Vivo V3+ ISP e alla collaborazione Zeiss, che privilegia una riduzione rumore equilibrata: il risultato è che con la fotocamera principale al buio il vivo X200 Pro è formidabile.
vivo regge meglio di
tanti concorrenti negli zoom notturni: usando lo zoom 3.7x ottico o perfino
spingendosi a 10x digitale in notturna, ho ottenuto foto utilizzabili, con un
discreto livello di dettaglio, risultando quindi il migliore sul sensore
principale in notturna, difendendosi bene sugli altri.
Xiaomi 15 Ultra sulla carta ha i numeri per eccellere al buio – e lo fa. Il sensore da 1″ con apertura f/1.6 raccoglie tantissima luce, aiutato anche dal co-processore Xiaomi AISP 2.0 che unisce più fotogrammi RAW. Nella pratica, gli scatti notturni con la camera principale del 15 Ultra sono luminosi, dettagliati e con colori fedeli, spesso senza neanche dover attivare manualmente la modalità Notte (l’AI la inserisce automaticamente quando serve).
Anche la fotocamera tele 3x da 50MP (70mm) con apertura f/1.8 aiuta tantissimo nei ritratti notturni: nei miei scatti in un locale soffuso, è riuscita a isolare il soggetto con uno sfondo morbido e gradevole, mantenendo il volto ben esposto. La vera sorpresa è il teleobiettivo periscopico 200MP 100mm: di notte un’ottica del genere di solito fatica, ma Xiaomi è riuscita a sfruttare i 200 megapixel per fare pixel binning e sfornare scatti 12.5MP più che discreti fino a 10x.
Complessivamente, Xiaomi 15 Ultra in notturna mi ha impressionato:
insieme al Vivo, è quello che ha prodotto le foto più luminose e nitide al
buio.
Samsung S25 Ultra tradizionalmente se la cava bene di notte, ma quest’anno mostra qualche piccolo limite. Partiamo dai lati positivi: la modalità Notte di Samsung è molto efficace, unisce fino a 30 scatti in uno e tira fuori molta luce anche dove ce n’è poca. Le foto notturne del S25 Ultra hanno colori vividi e un contrasto gradevole.
Però analizzando gli
scatti ho notato più rumore di fondo rispetto a vivo
e Xiaomi. Samsung rimane affidabile di notte,
ma quest’anno è superato di misura dai migliori scatta-notte della concorrenza.
E il Google Pixel 9 Pro XL? Qui entra in gioco la famosa Night Sight di Google, la modalità che anni fa ha sbaragliato tutti. Nel Pixel 9 Pro XL, Night Sight è ancora uno strumento potentissimo: scatta più esposizioni e le combina per ottenere foto chiare anche quasi al buio completo. Nelle mie prove, il Pixel 9 ha garantito esposizioni corrette, colori bilanciati e ottima messa a fuoco anche in scarsa luce.
Detto ciò, il Pixel 9 Pro XL non è perfetto in notturna. In scene davvero buie o molto complesse, la sua scelta progettuale di usare sensori più piccoli si fa sentire: il livello di dettaglio può essere inferiore a quello di vivo/Xiaomi.
Un punto di forza del Pixel è la consistenza: scatto dopo scatto, il risultato è costante, c’è pochissima variabilità.
Pixel 9 Pro XL rimane uno dei migliori
camera-phone per foto notturne grazie al software eccezionale,
anche se non raggiunge la pura qualità fisica dei sensori più grandi in termini
di dettaglio e assenza di rumore.
Find X8 Pro di Oppo in notturna offre luci e ombre. Va detto subito: il fatto di aver ridotto il sensore principale rispetto al passato comporta che non è il migliore del gruppo di notte. Le foto al buio con l’Oppo X8 Pro sono buone ma non sorprendenti. Nei miei test, la camera principale da 50MP (f/1.6, 23mm) ha prodotto immagini notturne discrete: la scena veniva ben esposta e con colori abbastanza fedeli, però mancava quella nitidezza e quella gamma dinamica elevata che ci si aspetta al top.
Oppo soffre un po’ nel recuperare
i dettagli nelle zone scurissime: alcune aree rimangono più buie di quanto
riescano a fare Pixel o Xiaomi, forse per evitare troppo rumore.
Find X8 Pro in modalità notte è il più in difficoltà tra questi cinque, pagando la scelta di puntare su più zoom a scapito del sensore principale. Rimane comunque in grado di produrre foto notturne decenti per l’uso comune, soprattutto se usate solo la camera principale o al massimo la 3x nei limiti.
Modalità ritratto: bokeh e naturalezza
La fotografia ritratto è un terreno in cui hardware e software devono lavorare assieme: serve un buon teleobiettivo per l’inquadratura, un bel bokeh (sfocato) naturale e un algoritmo capace di scontornare bene i soggetti.
Samsung Galaxy S25 Ultra si è guadagnato una reputazione per l’ottima modalità ritratto nelle ultime generazioni, e il modello 2025 conferma questa tendenza. Il Samsung offre due focali per i ritratti: circa 3x (70mm) e 1x più ampio, entrambi con effetto bokeh artificiale. Usando il 3x ottico dedicato (un 10MP dual-pixel), i miei ritratti avevano un bellissimo sfondo sfocato e soggetto nitido, con un isolamento del viso molto accurato. Samsung eccelle nei ritratti, con l’unica pecca di occasionali piccole incertezze.
Nel complesso però, se amate fare
foto di persone con sfondo sfocato artistico, il Galaxy S25 Ultra vi darà grandissime
soddisfazioni.
vivo X200 Pro affronta i ritratti in modo molto interessante, grazie anche alla collaborazione con Zeiss. La sua app fotocamera in modalità Portrait permette di scegliere fra varie focali simulate – 23mm, 35mm, 50mm, 85mm e 135mm – e perfino differenti effetti bokeh con apertura simulata. Ho giocato parecchio con queste opzioni: sono tra le più complete mai viste su uno smartphone.
vivo
X200 Pro si pone tra i migliori camera phone per ritratti, con
una marea di opzioni creative e risultati molto professionali per
profondità di campo e naturalezza dello sfocato.
Google Pixel 9 Pro XL adotta un approccio pragamatico: una sola lente dedicata (il tele 5x da 48MP) per i ritratti e tanto software per fare la magia. Scattare un ritratto con il Pixel è facilissimo: punti il soggetto, scatti, e il telefono riconosce automaticamente la persona applicando l’effetto bokeh attorno. Non ci sono opzioni di lunghezza focale multiple come su altri; di default il Pixel 9 sceglie un taglio a circa 2x o 3x.
La qualità dei ritratti Pixel 9 Pro XL è ottima: i volti appaiono ben esposti e lo sfondo è piacevolmente sfocato e privo di artefatti, con l’intelligenza artificiale di Google che è abile nel capire cosa sfocare.
Pixel 9 però talvolta commette piccoli errori di stima della profondità, ma nulla di grave e soprattutto solo sporadicamente.
Pixel
9 Pro XL offre ritratti eccellenti e molto consistenti, magari
meno scenografici nelle opzioni rispetto a Vivo o Samsung, ma praticamente perfetti per “punta e scatta”
e con pochi errori nella maggior parte delle situazioni.
Oppo Find X8 Pro ha puntato forte sul comparto ritratti, aggiungendo rispetto al passato un secondo teleobiettivo periscopico, e questo sforzo paga in parte. Il Find X8 Pro dispone di due ottiche ritratto dedicate: una a 3x (circa 85mm) e una a 6x (135mm), entrambe da 50MP. In modalità ritratto, Oppo permette di scegliere fra 1x, 3x e 6x: le ultime due corrispondono ai tele veri e propri.
La resa generale dei ritratti Oppo è molto piacevole, con un look un filo più morbido e “patinato” che potrebbe piacere: sembra quasi applicare un leggero filtro bellezza di base che leviga appena la pelle, pur mantenendo un buon dettaglio sugli occhi. Un punto dove Oppo eccelle è la versatilità nei ritratti di gruppo: la modalità ritratto funziona anche con soggetti multipli e campi più ampi (es. 1x). Merito del sensore di profondità dedicato, che aiuta a capire le distanze di più persone nell’inquadratura.
Find
X8 Pro offre ritratti validi, specialmente con il tele 3x,
sebbene non raggiunga l’eccellenza assoluta di Samsung o la creatività di Vivo.
È però uno strumento flessibile: si adatta a varie distanze e situazioni di
ritratto, il che è un vantaggio.
Xiaomi 15 Ultra sfrutta la sua ottica 3x da 50MP f/1.8 (circa 70mm) per i ritratti, con l’aggiunta del tocco Leica. Dalle mie prove, i ritratti fatti con Xiaomi 15 Ultra sono splendidi, specie attivando la modalità Leica Portrait. Xiaomi/Leica forniscono due opzioni di stile ritratto: 35mm Black & White (che emula l’effetto monocromatico Leica) e 75mm Swirly Bokeh (che simula una lente vintage con sfocato vorticoso ai bordi).
Nei ritratti con la modalità Leica ho riscontrato uno sfocato particolarmente naturale ai bordi del frame, quasi paragonabile a un obiettivo da fotocamera reale. La separazione soggetto-sfondo è di livello alto, direi alla pari con Samsung, così come i dettagli.
Dove magari cede un pochino è nella consistenza dell’effetto: in alcuni scatti ravvicinati, lo sfocato simulato era un po’ eccessivo.
I colori Leica Authentic per i
ritratti restituiscono toni della pelle molto realistici e piacevoli,
mentre col filtro Vibrant si ottengono incarnati più luminosi e “alla moda”.
In definitiva, Xiaomi 15 Ultra va annoverato tra i migliori per ritratti: sfocato quasi ottico, opzioni creative Leica e grande qualità del sensore dedicato. Un mix che farà felici gli amanti del ritratto mobile.
Zoom e teleobiettivi: la gara a chi vede più lontano
Se c’è un ambito dove questi smartphone si danno battaglia tecnologica è lo zoom.
Samsung Galaxy S25 Ultra viene da una lunga tradizione di “Space Zoom” e anche quest’anno non delude i maniaci dello zoom.
Samsung ha eliminato il vecchio tele 10x da 10MP e l’ha sostituito con questo modulo 5x ad altissima risoluzione, capace di crop interni che arrivano a 10x mantenendo abbastanza dettaglio da essere considerato “quasi ottico”.
A 10x uno scatto del S25 Ultra mostra dettagli ben definiti su soggetti lontani, con solo un leggero calo di nitidezza rispetto al 5x puro. Samsung qui merita un plauso: lo zoom a lungo raggio è il più potente e nitido del lotto, in particolare su soggetti statici e con buona luce.
Spingendomi oltre, il S25 Ultra offre fino a 100x di zoom digitale (il famoso Space Zoom). Ovviamente da 30x in poi le foto servono più per curiosità che per qualità, ma devo dire che tra 20x e 30x le immagini, se scattate con mano ferma o treppiede, sono utilizzabili.
Al di là del superzoom, Samsung
va molto bene anche nel medio raggio: il 3x da 10MP
produce ottime foto per ritratti e soggetti non troppo lontani, con dettaglio
elevato e colori allineati al resto delle fotocamere.
In sintesi, se amate fotografare soggetti distanti (paesaggi, animali, dettagli architettonici lontani), Samsung resta un punto di riferimento.
Quest’anno però c’è un rivale agguerrito: lo Xiaomi 15 Ultra. Xiaomi ha dotato il suo flagship di ben due tele: un classico 3x da 50MP (ottica 70mm) e un periscopio 4.3x da 200MP (ottica 100mm).
Nella pratica, ho testato lo zoom del 15 Ultra in varie situazioni e sono rimasto impressionato. Fino al 5x-6x circa, l’immagine è quasi indistinguibile da un’ottica dedicata: il telefono combina il segnale del sensore 200MP periscopico e del principale per restituire una foto ricchissima di dettaglio.
Direi che fino a 15x Xiaomi mantiene un vantaggio: la combinazione di quel grande sensore 1/1.4″ e l’AI “Super Zoom” di Xiaomi produce foto più nitide e pulite rispetto a Samsung, specie in condizioni di luce intermedia.
Certo, andando oltre il 15x anche
Xiaomi inizia a mostrare i limiti: puoi arrivare fino a 120x digitale
(Xiaomi anche qui non vuole essere da meno di Samsung), ma oltre i 30x i
vantaggi hardware contano meno e le immagini diventano molto confuse anche sul
15 Ultra. Però bisogna dire che nel range 5-20x attualmente il 15 Ultra ha
pochi rivali in quanto a qualità: riesci a fare foto a soggetti
lontani con un livello di dettaglio davvero utile.
vivo X200 Pro, dal canto suo, adotta una strategia zoom diversa ma molto efficace: un unico teleobiettivo periscopico 3.7x ma da 200MP e grande sensore 1/1.4″.
Sulla carta può sembrare meno versatile (ha un solo tele vs i doppi di Samsung e Xiaomi), ma in realtà grazie ai 200MP offre un ventaglio di possibilità.
vivo fornisce immagini spettacolari alla sua lunghezza nativa: dettaglio altissimo e stabilizzazione ottica impeccabile, ottimo per ritratti e soggetti moderatamente lontani. Dove sorprende è nel cropping digitale: scattare a 10x col vivo X200 Pro produce risultati eccellenti quasi senza dover fare compromessi.
Vivo non può andare oltre: il
massimo zoom in interfaccia è 10x (in modalità “HyperZoom” arriva a 40x
digitale, ma onestamente oltre 15x la qualità degrada parecchio, non essendo
progettato per quello). Ciò significa che il Vivo eccelle nello zoom entro il 10x,
ma non pretende di farvi fotografare crateri lunari come Samsung.
Oppo Find X8 Pro, come visto, ha due tele: 3x e 6x, entrambi 50MP. Sulla carta promette bene, ma in pratica l’esecuzione non è stata perfetta. Nel range fino a 5x, Oppo si comporta bene: il 3x ottico copre il medio raggio egregiamente, e per zoom attorno a 2x o 4x il telefono utilizza combinazioni di sensori (anche qui multi-frame fusion) per mantenere il dettaglio.
Le foto a 3x del Find X8 Pro sono nitide e utili, allineate come colori al sensore principale. Le immagini a 6x risultano un po’ più morbide, con meno micro-dettagli rispetto ad esempio al 10x di Samsung o Xiaomi (che paradossalmente, pur essendo più “zoom”, sfruttano sensori migliori).
Oppo offre poi uno zoom digitale
spinto fino a 120x,
sulla scia di Samsung e Xiaomi. Purtroppo, i risultati oltre 10x non sono
granché. Salendo a 20x o 30x diventano piuttosto impastate e a 120x siamo a
livello bozza di pixel.
Find X8 Pro ha ampliato le possibilità di zoom rispetto al passato, ma la qualità reale è convincente solo fino a 5x circa. A suo favore c’è la coerenza cromatica su tutte le lenti, quindi almeno non avrete colori sballati cambiando zoom.
Google
Pixel 9 Pro XL, infine, possiede un set più semplice: un
teleobiettivo 5x
da 48MP e il resto lo fa il software. Questo significa che da
1x a 4.9x il Pixel 9 usa il sensore principale croppato (50MP) e l’AI Super Res Zoom,
e da 5x in su entra in gioco l’ottica periscopica 5x (circa 120mm). Nei fatti,
i risultati sono migliori di quanto i numeri possano suggerire: lo zoom computazionale di
Google è straordinario. A medio raggio (2x, 3x) il Pixel tira
fuori immagini quasi pari a uno zoom ottico: merito degli algoritmi di fusione
che uniscono scatti multipli per recuperare dettaglio, tecnica introdotta già
dal Pixel 3 e migliorata di anno in anno. Ho scattato a 2x e 4x col Pixel
9 Pro XL e i dettagli erano molto nitidi, difficilmente avrei distinto la
differenza rispetto a una lente dedicata in condizioni di buona luce. Quando
entriamo nel territorio del 5x ottico puro, il Pixel 9
mostra il suo valore: la lente 5x da 48MP con OIS fornisce scatti molto puliti,
con colori coerenti e ottimo contrasto. E da lì in poi, c’è la nuova funzione Super Res Zoom 30x
migliorata: A 20x
il Pixel 9 sorprende perché riesce a conservare una discreta leggibilità:
merito di Frame
Interpolation AI e altri trucchi software.
Complessivamente, lo zoom del Pixel 9 Pro XL è estremamente valido se si considera che usa un tele in meno: direi che nelle situazioni quotidiane (fino a 10x) pochi noteranno differenze rispetto a dispositivi con due tele. Solo se vi serve spesso oltre 10x per soggetti lontanissimi, allora Pixel è un gradino sotto ai campioni Samsung/Xiaomi.
Macro e ultra-grandangoli come “zoom invertito”
Parlando di zoom, vale la pena toccare anche l’altro estremo: l’ultra-grandangolo e le macro, che in fondo sono uno zoom “all’indietro” (campo più ampio) o “molto vicino”.
Samsung S25 Ultra monta quest’anno una ultra-grandangolare da 50MP con campo circa 115°. Nei miei scatti grandangolari, il Galaxy ha prodotto immagini molto nitide al centro e sufficientemente definite ai bordi, con distorsione ben corretta via software.
Quanto a macro: il Galaxy S25
Ultra non ha una macro dedicata stile “microscopio”, ma usa la ultrawide AF
per mettere a fuoco a pochi centimetri. Funziona bene: avvicinando il telefono
a un fiore, il sistema passa automaticamente a modalità Macro (si può anche
forzare) e la foto risultante sfrutta la ultrawide da 50MP, ritagliandola se
serve.
Xiaomi 15 Ultra ha un ultragrandangolo da 50MP f/2.2 (115°), lo stesso sensore JN1 1/2.76″ di Samsung. Le foto ultrawide di Xiaomi sono eccellenti: la qualità è paragonabile a quella del sensore principale in buona luce, con tantissimo dettaglio e aberrazioni minime ai bordi.
Inoltre, l’ultrawide di Xiaomi ha autofocus, permettendo di usarla come camera macro: può mettere a fuoco a pochi centimetri dal soggetto. Le macro fatte con Xiaomi (spesso la UI chiede se vuoi passare a “modalità Super Macro” quando ti avvicini) sono risultate molto nitide e dettagliate.
In
sintesi ultrawide e macro su Xiaomi 15 Ultra sono all’altezza del suo nome
Ultra: versatili, qualità top e divertenti da usare.
vivo X200 Pro utilizza anch’esso un sensore 50MP per l’ultragrandangolo, con la funzione “Super Macro” che invece di usare la ultra-wide, come fanno gli altri, può sfruttare proprio il teleobiettivo 3.7x per macro a distanza (circa 25 cm) di soggetti piccoli.
Attivando manualmente la Super Macro che usa il tele 3.7x, ottengo risultati superiori e davvero sorprendenti.
L’ultrawide in sé del Vivo, per
paesaggi, l’ho trovata buona: campo ampio, dettagli discreti, forse leggermente
meno risolutiva ai bordi rispetto a quella di Xiaomi e Samsung (il sensore è lo
stesso Samsung JN1 da 1/2.76″, però magari l’ottica o il tuning Zeiss
punta più a non distorcere che al dettaglio estremo). I colori comunque
risultano coerenti col main (Zeiss si sarà assicurata di uniformare il tutto),
e la presenza dell’autofocus la rende doppiamente utile.
Oppo Find X8 Pro ha un ultragrandangolo sempre 50MP ma purtroppo di dimensioni ridotte.
Le foto con la 0.5x del Find X8
Pro sono di buona qualità in piena luce: ampie, con dettagli accettabili e
colori vibranti. Nulla da segnalare di speciale – direi allo stesso livello del
Vivo. In condizioni di poca luce, come detto, non è il massimo: l’ultrawide
Oppo soffre di sensore piccolo e i risultati sono mediocri (molto rumore e
perdita di nitidezza). Per le macro, anche Oppo fa come Vivo:
offre due opzioni, macro standard con ultrawide e un’opzione “Tele Macro”
usando il tele 3x.
Google Pixel 9 Pro XL infine: il Pixel 9 ha un’ultrawide da 48MP con fuoco automatico (ereditata dal Pixel 8 Pro). Ciò significa Macro Focus disponibile.
Le foto ultrawide molto nitide al
centro, leggermente soft ai bordi (colpa anche dell’algoritmo di correzione
distorsione). Google tende a mantenere un look uniforme: i colori e
l’esposizione della ultrawide matchano bene il sensore principale, grazie al bilanciamento
calibrato.
Dove Pixel spicca è nella macro: attivando Macro Focus (si attiva da solo quando ti avvicini molto, con un’icona fiore in basso), si sfrutta l’AF dell’ultrawide per mettere a fuoco a pochi cm. Le macro del Pixel 9 Pro XL mi hanno soddisfatto: c’è tanto dettaglio (48MP aiutano, anche se output a 12MP), e soprattutto l’HDR di Google gestisce bene i contrasti in macro.
Registrazione video: 8K, 4K120 e cinema in tasca
Nel reparto video questi smartphone sono veri concentrati di tecnologia.
Samsung Galaxy S25 Ultra è tradizionalmente uno dei più forti nei video tra gli Android, e conferma la regola.
Supporta la registrazione fino a 8K a 30fps e 4K fino a 60fps (anche 4K 60fps con tutte le lenti). La qualità dei video 8K è impressionante in termini di dettaglio: letteralmente come avere delle foto in movimento.
La stabilizzazione ottico+digitale (Super Steady) sul S25 Ultra è eccellente, mentre l’audio registrato dal S25 Ultra è stereo e di buon livello, con riduzione rumore efficace per il vento.
In
sintesi, per i videomaker mobili il S25 Ultra è una garanzia:
video stabili, risoluti e con tanti controlli (c’è pure l’Pro Video mode
con settaggi manuali, e può girare in 10-bit LOG con app di terze parti per chi
volesse fare color grading professionale).
Google Pixel 9 Pro XL quest’anno ha puntato a chiudere il gap in video introducendo alcune novità software spettacolari. Innanzitutto, supporta fino a 4K a 60fps su tutte le camere (niente 8K, Google la ritiene inutile per ora). I filmati hanno colori fedeli, esposizione accurata e una stabilizzazione efficacissima.
Google utilizza la “Tensor G4” e l’AI per Video Boost: i video elaborati con Boost sono impressionanti. Riguardo l’audio, Pixel registra con buona qualità e ha la funzione “Audio Zoom” per enfatizzare i suoni dalla direzione in cui punti la camera, utile ad esempio per eventi o interviste improvvisate. Dove Pixel paga pegno è la mancanza di 8K (che però pochi usano) e qualche effetto minore in condizioni limite, ad esempio un lieve stepping dell’esposizione in alcuni cambi di luce.
Inoltre, il Pixel tende a non
saturare i colori nei video, offrendo un look più flat/naturale; ad alcuni
potrebbe sembrare meno “punchy” rispetto ai video Samsung, ma è una scelta
stilistica (volendo, si possono applicare filtri dopo). Nel complesso, Google ha quasi colmato il
divario con i rivali nei video e in alcuni aspetti li supera grazie all’AI.
Xiaomi 15 Ultra sulla parte video è un po’ un mix: ha potenzialità enormi, ma nel test pratico ho notato qualche inciampo.
Ho provato l’8K e come per Samsung, il dettaglio è sbalorditivo; tuttavia, ho riscontrato che la stabilizzazione in 8K è limitata, quindi a meno di stare su un cavalletto, i video 8K risultano tremolanti. Molto più usabile è il 4K a 60fps che su Xiaomi è ben stabilizzato e offre un’ottima qualità.
Nell’uso casual ho notato due problemi: primo, surriscaldamento, mentre il secondo la messa a fuoco continua talvolta era un po’ lenta quando cambiavo soggetto.
In generale, Xiaomi 15 Ultra è
potentissimo nei video – specialmente per utenti esperti che
sfrutteranno 4K120, LOG e affini – ma richiede un po’ di cautela su termiche e
messa a fuoco in casi particolari.
Oppo Find X8 Pro per i video si comporta bene, ma non spicca rispetto ad alcuni rivali. Registra fino a 4K60fps (niente 8K qui, come su Pixel), e la stabilizzazione “Ultra Steady” di Oppo è abbastanza efficiente (anche se un gradino sotto a Samsung a mio avviso, le mie clip camminando con Oppo tremavano un filo di più). I colori video Oppo sono brillanti e piacevoli, con quell’impronta leggermente calda di Hasselblad. Ho notato che in 4K30 i video sono molto nitidi e fluidi, mentre in 4K60 a volte compariva un po’ di rumore in più. Comunque, all’aperto i 60fps erano impeccabili. L’audio catturato è stereo e chiaro.
Direi che Oppo Find X8 Pro nei video è
buono ma non primeggia: fa tutto quello che serve, ma tra
questi contendenti alcuni offrono di più (Samsung/Pixel per stabilizzazione e
HDR, Xiaomi per risoluzioni/pro features).
vivo
X200 Pro chiudendo il cerchio, sorprende con alcune specifiche
da paura: registra fino a 8K a 30fps e addirittura in 4K a 120fps
come Xiaomi. Non tutti i giorni si vede 4K120 su uno smartphone, il che apre
possibilità di slow-motion di altissima qualità. Ho provato brevi clip in 4K120
ed effettivamente vedere il rallenty a risoluzione piena è fantastico (tenete
conto però che occupa un’enormità di memoria e scalda parecchio). Nei formati
standard, il Vivo gira ottimi video 4K60: la qualità dell’immagine è elevata,
con tanti dettagli e colori molto
naturali (anche qui può usare il profilo Zeiss Natural per
video, che evita saturazione eccessiva). La stabilizzazione VIS 5-axes di
Vivo funziona bene: in 4K60 i miei video erano stabili anche a mano libera. Non
arriva al livello “gimbal” di Samsung, ma quasi.
In generale, vivo X200 Pro è un cameraphone estremamente capace anche nei video, e mostra la sua vocazione “professionale” (non dimentichiamo che la serie X di Vivo è co-ingegnerizzata con Zeiss, puntando anche ai video, con funzionalità come lenti anamorphic nei filtri).
Selfie: la sfida delle fotocamere frontali
Passiamo alla fotocamera anteriore, i selfie, altra area cruciale.
Google Pixel 9 Pro XL sorprendentemente brilla anche nei selfie. I selfie del Pixel 9 Pro XL sono risultati eccellenti in quasi tutte le condizioni, al punto da collocarsi ai vertici delle classifiche specializzate. Degna di nota è la modalità Portrait anche per i selfie: il Pixel può sfo-care lo sfondo nei selfie e lo fa con credibilità, sebbene io trovi più utile la nitidezza completa per questo tipo di scatti. Se vi fate molti selfie o vlog, il Pixel vi darà risultati bilanciati e dall’aspetto professionale su frontale come pochi altri.
vivo X200 Pro monta una fotocamera frontale da 32MP che sulla carta promette bene; le immagini sono di buona qualità: il sensore ad alta risoluzione aiuta a catturare tanti dettagli, colori vividi, buon contrasto e un campo visivo abbastanza ampio.
Manca purtroppo l’autofocus sulla frontale del Vivo, quindi per avere il viso ben nitido dovete rispettare la distanza tipica di un braccio; se allungate troppo o troppo poco, potreste non essere perfettamente a fuoco.
Posso dire che il vivo X200 Pro va bene per selfie quotidiani, ma non spicca come fa per le fotocamere posteriori. È affidabile, ma con margine di miglioramento lato software.
Venendo al Samsung S25 Ultra, qui c’è un cambio di rotta rispetto al passato: Samsung già dallo scorso anno ha ridotto i megapixel della selfie cam (da 40MP sui vecchi a 12MP sul S25 Ultra, con sensore più nuovo). La qualità dei selfie S25 Ultra è solida, ma onestamente mi aspettavo qualcosina in più. Lato positivo: i colori sono ottimi, coerenti con quelli delle cam posteriori, e c’è un HDR automatico che evita sfondi bruciati quando vi fate selfie con il cielo dietro.
Ciò detto, tutti i selfie con Samsung erano piacevoli e pronti da condividere, semplicemente non arrivano alla finezza di Pixel o alla risoluzione di Oppo. L’autofocus sulla frontale Samsung c’è e si comporta bene: i volti vengono agganciati subito e raramente escono sfocati. Nel complesso, il Galaxy S25 Ultra offre selfie affidabili e con colori molto belli, anche se non raggiunge i picchi qualitativi di Pixel nelle situazioni difficili (il Pixel vince in controluce severo, ad esempio, dove Samsung a volte sottoespone un po’ il volto per salvare lo sfondo).
Oppo Find X8 Pro mette in campo una fotocamera frontale da 32MP, ma attenzione: è a fuoco fisso e il sensore non è enorme (1/2.74″). I selfie con Oppo mi sono sembrati nella media: con buona luce escono bene, con dettagli discreti e colori gradevoli (merito anche qui della taratura Hasselblad che predilige toni naturali).
Find X8 Pro va bene per selfie all’aperto o ben illuminati, dove rende simile agli altri, mentre soffre più degli altri in situazioni difficili. Un aspetto positivo è l’ampiezza dell’inquadratura: molto comoda per includere più persone o più sfondo nel selfie. Anche Oppo offre la modalità ritratto per la frontale, e i risultati sono discreti – un po’ come Vivo, tende a sbagliare qualche ciocca di capelli ma globalmente separa bene il soggetto.
Xiaomi 15 Ultra sul frontale ha un modulo 32MP f/2.0. Xiaomi storicamente ha fornito selfie decenti ma non rivoluzionari, e anche stavolta direi che siamo su una buona sufficienza. Ho scattato vari selfie con luce naturale: i volti sono ben esposti, i colori abbastanza fedeli (forse leggermente più “beauty” di Pixel, con incarnato lievemente addolcito).
Quello che distingue Xiaomi è qualche filtro Leica anche per i selfie: si possono applicare tonalità colore particolari per creare un look diverso (non è molto pubblicizzato, ma nell’app ci sono). Non ho visto grandi differenze con i filtri, ma è una chicca in più. In sintesi, lo Xiaomi 15 Ultra scatta buoni selfie per uso quotidiano, senza punti di spicco particolari: non raggiunge la fedeltà Pixel, ma nemmeno commette errori evidenti. Diciamo che è in linea col Vivo su un livello medio-alto.
Versatilità e conclusioni: il migliore in ogni categoria
Nel complesso il livello è altissimo: si tratta dei riferimenti assoluti del 2025 per chi cerca uno smartphone con fotocamera al top. Prima di decretare il verdetto finale, facciamo un riepilogo dei “vincitori” per ciascuna categoria principale, basato sulla mia esperienza diretta.
Miglior scatto diurno: Google Pixel 9 Pro XL.
Miglior scatto notturno: Xiaomi 15 Ultra.
Miglior modalità ritratto: Samsung Galaxy S25 Ultra.
Miglior selfie: Google Pixel 9 Pro XL.
Miglior zoom: Xiaomi 15 Ultra.
Miglior ultra-grandangolo: Samsung Galaxy S25 Ultra.
Miglior video: Google Pixel 9 Pro XL.
Arriviamo ora alla valutazione complessiva.
Il migliore smartphone fotografico “in assoluto” dipende ovviamente dalle
esigenze individuali e dalle preferenze (c’è chi vorrà il massimo zoom, chi il
miglior video, chi la resa più naturale possibile). Tuttavia, dovendo dare un
giudizio sintetico, il dispositivo che spicca come più versatile e
completo nel 2025 è il vivo X200 Pro.
Perché proprio il vivo X200 Pro?
In breve, perché eccelle in quasi ogni frangente senza mostrare vere debolezze, risultando il più poliedrico e affidabile compagno per chi ama fotografare in qualsiasi situazione.
vivo X200 Pro potrebbe non aver vinto tutte le singole categorie (ha perso di un soffio il primato in qualche ambito specifico), ma è costantemente sul podio in ognuna di esse: di giorno sforna scatti magnifici, di notte cattura più luce di quanto ci si aspetterebbe, nei ritratti offre creatività e qualità da studio, nei selfie è più che buono, nello zoom arriva fino a 10x senza scomporsi, nell’ultrawide e macro brilla con la modalità telemacro unica sul mercato e nei video supporta anche formati avanzati come 4K120 mantenendo un’ottima stabilizzazione.
In poche parole, non c’è uno scenario fotografico in cui il vivo X200 Pro non se la cavi egregiamente.
Inoltre, vivo aggiunge quel tocco da “fotografo” che fa la differenza nell’esperienza: la collaborazione con Zeiss non è solo un logo, ma si traduce in scelte di elaborazione volte alla massima qualità d’immagine e versatilità creativa.
Il tutto condito da un
hardware mostruoso (tre fotocamere ad alta risoluzione, sensori
grandi, stabilizzazione ottica su due lenti, chip ISP dedicato) e da
un’attenzione alla consistenza: i colori tra le varie fotocamere sono
perfettamente allineati, segno di un approccio olistico al camera system. Anche
come autonomia e affidabilità in sessioni fotografiche lunghe, il Vivo X200 Pro
regge bene grazie alla sua batteria generosa (6000 mAh) – un aspetto pratico
non trascurabile se si fanno molte foto e video in giro senza poter ricaricare.
In definitiva, vivo X200 Pro è il cameraphone più versatile del 2025 perché permette a chiunque, dal fotoamatore evoluto al semplice appassionato, di ottenere risultati eccellenti in ogni genere fotografico, senza dover scendere a compromessi o rinunciare a nulla.
È come avere un intero kit di lenti professionali e strumenti creativi racchiusi in uno smartphone elegante.
Gli altri contendenti offrono ciascuno qualcosa di straordinario – Samsung lo zoom lunare e i video solidissimi, Xiaomi la purezza d’immagine e lo zoom da record, Pixel l’intelligenza computazionale e l’immediatezza, Oppo la varietà di ottiche e lo stile Hasselblad – ma vivo riesce ad abbracciare un po’ tutte queste qualità in un unico pacchetto armonioso.
Per questo, se dovessi scegliere un solo telefono cameraphone da portare con me in qualsiasi situazione fotografica, probabilmente prenderei il vivo X200 Pro: è quello che mi lascia meno con la sensazione di “ah, se avessi avuto quella funzione…”, perché ce le ha praticamente tutte.
L'articolo Confronto fotografico top di gamma 2025 proviene da Batista70.