Tecnologie emergenti: le imprese corrono, la fiducia del pubblico resta indietro

Lo studio di Hotwire Global fotografa una netta discrepanza tra la percezione dei cittadini e l’ottimismo del mondo imprenditoriale europe

Mag 8, 2025 - 10:44
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Tecnologie emergenti: le imprese corrono, la fiducia del pubblico resta indietro

Secondo i risultati dell'Hotwire Frontier Tech Confidence Tracker – l'indagine realizzata da Hotwire Global in collaborazione con la società di ricerca Opinium e condotta in cinque Paesi europei, tra cui l'Italia – esiste una frattura significativa tra il modo in cui il pubblico e i leader aziendali percepiscono l'impatto delle tecnologie dirompenti. Lo studio prende in esame quindici tecnologie emergenti considerate dall'OCSE come potenzialmente in grado di trasformare radicalmente processi, prodotti e strutture economiche. Tra queste, figurano l'intelligenza artificiale, la robotica, la realtà virtuale e aumentata, fino al quantum computing.

Il dato più emblematico del report è il divario di ben 29 punti percentuali tra la fiducia dei leader aziendali e quella del pubblico generale: i primi esprimono un grado medio di fiducia pari a 77 su 100, contro un più tiepido 48 della popolazione. In media, inoltre, il pubblico è 13 punti meno ottimista degli imprenditori circa gli effetti delle tecnologie sulla società. Una distanza che suggerisce come l'innovazione, se percepita come imposta o poco comprensibile, possa generare disconnessione e sfiducia verso le imprese che la promuovono.

DISALLINEAMENTO SULLA FIDUCIA E DIVERSE PRIORITÀ

A pesare sullo scollamento tra aziende e opinione pubblica è anche un'evidente sovrastima da parte del mondo imprenditoriale della fiducia riposta nei loro confronti. Il 79% dei business leader europei – e il 74% di quelli italiani – è convinto che il pubblico abbia un atteggiamento generalmente positivo verso le aziende che adottano nuove tecnologie. In realtà, soltanto il 46% dei cittadini in Europa e il 53% in Italia condivide tale visione. Le paure principali riguardano la perdita di posti di lavoro (38% in Europa, 46% in Italia) e l'ampliamento delle disuguaglianze economiche (25% in Europa, 32% in Italia).


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