Russia verso nuove restrizioni sul mining di Bitcoin: tre regioni pronte a limitare l’attività

Il caso Penza: un aumento del 70% nei consumi domestici

Apr 24, 2025 - 15:30
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Russia verso nuove restrizioni sul mining di Bitcoin: tre regioni pronte a limitare l’attività

Il governo della Russia sta considerando di estendere le restrizioni contro il mining di Bitcoin a nuove aree del paese, nel tentativo di affrontare le crescenti problematiche legate al consumo elettrico e alla stabilità energetica. 

Dopo che diverse regioni avevano già introdotto misure simili, tre nuove realtà amministrative si sono proposte per adottare limitazioni che potrebbero modificare significativamente la mappa del mining russo.

Cresce la pressione per il mining Bitcoin: altre tre regioni chiedono limitazioni come la Russia

La Karelia (parte settentrionale), la regione di Penza e alcune aree della Khakassia hanno formalmente avanzato richieste per ottenere l’autorizzazione a ridurre, o in certi casi vietare, le operazioni legate al mining di criptovalute. 

Lo ha confermato il Ministero delle Finanze della Federazione Russa, pur senza entrare nei dettagli su quale tipo di provvedimento sarà adottato – se un divieto totale oppure limitazioni stagionali.

Il contesto è chiaro: queste regioni sono accomunate da caratteristiche climatiche severe e infrastrutture energetiche datate, frequentemente messe sotto stress da blackout e tempeste invernali

Il mining – quest’attività computazionale intensiva necessaria per convalidare le transazioni di Bitcoin – consuma enormi quantità di energia elettrica, aggravando una rete già fragile e rendendo difficile la fornitura regolare di elettricità ai cittadini.

In particolare, nella regione di Penza sono stati registrati picchi anomali di consumo energetico. Le autorità hanno rilevato che alcune abitazioni consumano fino al 70% in più rispetto al normale. 

Questo ha fatto scattare l’allarme: si sospetta che ci siano operazioni di mining illegale celate dietro l’apparente normalità delle unità residenziali. 

Le istituzioni locali, di conseguenza, hanno intensificato il monitoraggio della rete e delle linee elettriche, per individuare e contrastare queste attività non autorizzate.

Le richieste della Karelia, Penza e Khakassia non sono un caso isolato. Solo nel mese di dicembre, numerose entità federali e regioni autonome russe hanno già adottato misure restrittive o veri e propri divieti sull’attività di mining. 

Tra queste spiccano nomi come Daghestan, Inguscezia, Cabardino-Balcaria, Karachaj-Circassia, Ossezia del Nord e Cecenia

A queste si aggiungono anche le Repubbliche popolari di Donetsk e Lugansk, oltre alle aree annesse di Zaporizhzhia e Kherson.

I rischi di un effetto collaterale: il mining passa in clandestinità

Queste zone condividono condizioni ambientali favorevoli al mining: temperature costantemente basse che agevolano il raffreddamento dei dispositivi e tariffe elettriche ridotte, le rendono terreni ideali per l’attività. 

Tuttavia, proprio queste condizioni hanno attirato anche operazioni la cui legalità e trasparenza sono spesso messe in discussione, contribuendo a una crescente instabilità della rete elettrica locale.

Nonostante gli sforzi normativi, c’è chi teme che queste misure restrittive possano avere un effetto opposto rispetto a quello desiderato. 

Secondo alcuni critici, i divieti di mining rischiano di spingere l’intero settore nell’illegalità, rendendo molto più difficile monitorare il reale consumo energetico e adottare forme di controllo adeguate.

Una volta “sottoterra”, queste attività potrebbero continuare a esistere senza che le autorità abbiano modo di intervenire efficacemente. 

Ciò significherebbe aumentare i rischi sia in termini di black-out che in termini di sicurezza degli impianti elettrici, già messi a dura prova dall’età delle infrastrutture.

Nonostante le preoccupazioni, i primi segnali che emergono dalle regioni che hanno già implementato queste misure sembrano incoraggianti. 

Il Ministero dell’Energia russo, infatti, ha comunicato che in Siberia – una delle zone a più alta attività mineraria – il carico complessivo sulla rete è sceso di oltre 300 megawatt

Questo importante calo ha permesso di evitare restrizioni generalizzate che avrebbero potuto danneggiare la popolazione, garantendo così una fornitura elettrica più stabile e costante.

Si tratta di un risultato che potrebbe motivare ulteriori regioni a seguire l’esempio, adottando misure mirate e temporanee per proteggere la rete, specie durante i mesi più freddi, quando il fabbisogno energetico per riscaldamento raggiunge i massimi annuali.

Un equilibrio delicato tra innovazione e infrastrutture

Il dibattito in corso in Russia sul futuro del mining di criptovalute solleva questioni cruciali su come bilanciare l’innovazione tecnologica con la sostenibilità delle risorse energetiche

Da un lato, l’industria del mining rappresenta un motore economico innovativo e potenzialmente redditizio; dall’altro, il suo impatto sulle infrastrutture energetiche invecchiate, specialmente nelle zone più remote, non può essere ignorato.

La sfida principale per il governo russo è quindi quella di trovare un equilibrio tra il controllo del consumo energetico e la promozione di un ambiente digitale sicuro, regolamentato e sostenibile.

In attesa che il Ministero delle Finanze definisca con esattezza le misure che saranno attuate in Karelia, Penza e Khakassia, il segnale è chiaro: la linea dura contro il mining selvaggio è destinata a rafforzarsi nei prossimi mesi. 

Cambiando così volto a uno degli hub più strategici per il mining globale.