Clair Obscur Expedition 33 Speciale: la potenza di un lascito imperituro

Per un veterano dei mondi narrativi interattivi, cresciuto a pane e pixel tra dimensioni fantastiche in cui si incastonano le gesta dei guerrieri della luce e le macchinazioni degli eserciti demoniaci, l’annuncio di un nuovo JRPG è sempre stato motivo di palpabile eccitazione. Eppure, con il trascorrere delle stagioni videoludiche, un velo di scetticismo ha […] L'articolo Clair Obscur Expedition 33 Speciale: la potenza di un lascito imperituro proviene da Vgmag.it.

Mag 18, 2025 - 12:20
 0
Clair Obscur Expedition 33 Speciale: la potenza di un lascito imperituro

Per un veterano dei mondi narrativi interattivi, cresciuto a pane e pixel tra dimensioni fantastiche in cui si incastonano le gesta dei guerrieri della luce e le macchinazioni degli eserciti demoniaci, l’annuncio di un nuovo JRPG è sempre stato motivo di palpabile eccitazione. Eppure, con il trascorrere delle stagioni videoludiche, un velo di scetticismo ha iniziato a offuscare il fermento: la proliferazione di stereotipi narrativi, l’insistenza su dinamiche di party fanciulleschi spesso forzate e una certa stanchezza nel vedere formule consolidate venire stravolte di continuo in nome di una presunta ricerca dell’originalità a tutti i costi, avevano progressivamente allentato quel legame viscerale con un genere che per anni era stato per me un rifugio, un universo di possibilità illimitate. Poi, è arrivato Clair Obscur Expedition 33. E così, il mio cuore ha avuto un sussulto e trovato conforto nel ritrovare un amico perduto, uno di quelli che ti capisce al volo, che parla la tua stessa lingua fatta di avventure epiche, di intrecci struggenti e di personaggi indimenticabili, ma con una maturità e una freschezza tali da togliere il fiato.

Clair Obscur
Per chi verrà dopo, giusto?

Clair Obscur Expedition 33: la nuova veste di un’anima antica

Fin dai primi trailer e indiscrezioni, si riusciva a percepire quanto l’aura emanata da Clair Obscur fosse particolare, un sottile equilibrio tra il familiare e l’inedito. Certo, le premesse di un viaggio disperato, di una lotta contro un destino incombente, richiamano alla mente le peregrinazioni di Terra e compagni in un mondo sull’orlo del collasso, o la disperata ricerca di speranza che animava il gruppo di Tidus in una Spira minacciata dalla furia di Sin. Ma in Clair Obscur, questa ossatura narrativa classica viene rivestita con una nuova epidermide, intrisa di un’estetica Belle Époque francese che non è un semplice orpello visivo bensì permea atmosfera e scenari, dalle architetture maestose ai costumi ricercati dei personaggi, fino alle inquietanti creature che popolano questo universo parallelo funestato da tragici eventi. Non ci troviamo di fronte alla solita accozzaglia di eroi improvvisati, ma a un gruppo eterogeneo di individui segnati da un destino comune, contraddistinti da una profondità psicologica della quale, a dire il vero, si sentiva l’assordante mancanza in molte produzioni simili.

Uno degli aspetti che più aveva allontanato il qui presente dalla stragrande maggioranza dei JRPG più recenti era la tendenza a focalizzarsi su cast di giovani tormentati, spesso alle prese con dinamiche relazionali prevedibili e motivazioni non sempre convincenti, magari perché scritti da una mano a cui quell’età non apparteneva più da tempo. Sia chiaro, ci sono state eccezioni illustri, come le complesse stratificazioni psicologiche dei protagonisti e degli antagonisti di Persona 5, così meticolosi nel tracciare un profilo dei lati più oscuri dell’animo umano da lasciare dentro di me un segno indelebile., ma la sensazione imperante era che la norma fosse quella di attingere da un immaginario escapistico fin troppo abusato. Clair Obscur, da questo punto di vista, sembra fare un passo coraggioso nella direzione opposta presentando un cast di personaggi intriso di una maggiore maturità, di storie individuali molto più complesse e di motivazioni che vanno oltre la semplice ribellione adolescenziale o la scoperta di un potere interiore latente. Tale scelta, per un appassionato di vecchia data, rappresenta una boccata d’aria fresca, la materializzazione di un racconto più adulto e sfaccettato, capace di toccare corde emotive più profonde al pari delle digressioni filosofiche di di Xenogears o dei dilemmi esistenziali di Final Fantasy IX.

Quando uno cade, noi continuiamo

Un ritorno alle origini che sa di futuro

Il cuore pulsante di molti JRPG classici risiede nel suo sistema di combattimento a turni, una danza strategica dove la pianificazione, la conoscenza delle debolezze nemiche e la gestione delle risorse sono cruciali per la vittoria. Negli ultimi anni, abbiamo assistito a una progressiva ibridazione con elementi action, spesso con risultati altalenanti. Clair Obscur, pur mantenendo un approccio strategico a turni, ha azzardato e si è spinto addirittura oltre, con meccaniche innovative che aggiungono profondità e dinamicità agli scontri. Il sistema implementato dal team francese premia la tattica e la sinergia tra i membri del party, ma che al contempo introduce elementi di originalità che lo distinguono dalla massa. Questa è la direzione auspicabile: non rinnegare le radici, ma innestarvi nuove idee che ne esaltino il potenziale, al pari delle produzioni Atlus e P-Studio che spesso vengono elogiate proprio per lo stile unico e le meccaniche raffinate che le definiscono.

Clair Obscur
Ora mi sento meno perso, perché almeno ci sentiamo persi insieme

Ulteriore principio costituente dei migliori JRPG è la cura nella creazione dei mondi di gioco: da Midgar a Gaia, da Cocoon a Ivalice, questi universi narrativi sono diventati parte dell’immaginario collettivo grazie alla loro ricchezza di dettagli, alla coerenza interna e alla sensazione di abitare luoghi vivi e pulsanti, con una storia e una cultura ben precise. Negli ultimi tempi, ho percepito spesso una certa impellenza di riempire questi universi alternativi con attività secondarie ripetitive o con una miriade di collezionabili fini a sé stessi, a discapito di una narrazione ambientale più organica e coinvolgente. La forte impronta artistica di Clair Obscur, nonché l’incanto di un’ambientazione ispirata a un periodo storico affascinante, ci proietta in un contesto che non funge solo da fondale per le battaglie, ma diviene un autentico protagonista della storia. La preziosità di ogni singolo dettaglio scenico spinge a perdersi tra le sue vie, a svelarne i misteri più reconditi e immergersi in un’atmosfera unica; dopo qualche istante di smarrimento iniziale, la mancanza di una minimappa contribuisce paradossalmente a questa sensazione di scoperta e integrazione, costringendoci a rivolgere tutta la nostra attenzione verso ciò che circonda gli esploratori della Spedizione 33, interpretando e assimilando qualsivoglia indizio visivo.

Clair Obscur
Forse anche lei è una prigioniera, bloccata nel nostro stesso ciclo

Clair Obscur Expedition 33: la roboante voce del popolo

Il lancio di Clair Obscur: Expedition 33 è stato accompagnato da un’ondata di entusiasmo che raramente si riscontra nel panorama videoludico contemporaneo. Le recensioni provenienti da tutto il mondo, comprese le nostre, convengono decise su un punto: il titolo di Sandfall Interactive è riuscito a catturare l’essenza di ciò che rende grande un JRPG, reinterpretandola con una sensibilità moderna e una cura per i particolari impressionante. Ci troviamo dinanzi a una narrazione avvincente, a personaggi incisivi, a un comparto artistico di rara bellezza e a un sistema di combattimento che sa essere al contempo profondo e appagante. Questo coro di lodi non è solo un sospiro di sollievo per i fan di lunga data, ma una genuina asserzione: c’è ancora spazio per JRPG che sappiano emozionare e coinvolgere, senza necessariamente dover rinunciare alla propria identità o inseguire le mode del momento. L’accoglienza entusiastica ricorda i tempi in cui titoli come Final Fantasy VII o Chrono Trigger fecero breccia nel cuore di milioni di giocatori, segnando le rispettive epoche mentre delineavano i canoni del genere.

Per chi, come il sottoscritto, attendeva Clair Obscur con una miscela di speranza e timore, le prime ore di gioco e le successive testimonianze di altri appassionati hanno rappresentato una vera e propria liberazione. Il sentimento comune è quello di aver assistito e vissuto un’opera che non solo ha compreso le aspettative di chi desiderava un ritorno alle atmosfere epiche e alle narrazioni complesse che hanno reso grande il genere, ma che è stata addirittura in grado di superarle, proponendo qualcosa di fresco e originale senza allontanarsi troppo dalla strada segnata dai suoi illustri predecessori. Le citazioni a svariati momenti e figure divenute iconiche negli anni, ad esempio i celebri mini giochi di carte dei vari Final Fantasy e la presenza di richiami visuali inoppugnabili alla simbologia di quest’ultimo, non sono solo un omaggio al passato ma un modo per sottolineare come Clair Obscur si inserisca in questa nobile tradizione, portando con sé un bagaglio di valori e di emozioni che hanno reso il JRPG un genere amato e rispettato in tutto il mondo.

La vita ci pone davanti a scelte crudeli

Oltre i confini del genere

La questione dell’origine geografica nello stabilire l’appartenenza a un genere videoludico è sempre stata un terreno scivoloso. Nel caso specifico di Clair Obscur Expedition 33, sviluppato in Occidente, sorge spontaneo interrogarsi sulla sua piena adesione all’etichetta di JRPG. Tuttavia, un’analisi più approfondita delle sue meccaniche, della struttura narrativa e delle precise scelte stilistiche rivela un’anima profondamente radicata nelle consuetudini del gioco di ruolo di stampo giapponese. L’enfasi sulla narrazione stratificata e sul forte sviluppo dei personaggi, elementi distintivi di pietre miliari come i molteplici capitoli della meta-serie Xeno (Xenogears, Xenosaga e Xenoblade Chronicles) firmata da Tetsuya Takahashi e dalla moglie Kaori Tanaka, meglio nota come Soraya Saga, è palpabile in ogni sfaccettatura di Clair Obscur. Il viaggio intrapreso dalla generazione più adulta della terra di Lumière, alla disperata ricerca di un modo per fermare una volta per tutte il mortale conto alla rovescia della Pittrice, non è un semplice susseguirsi di missioni ma un percorso di crescita personale e collettiva, costellato di dilemmi morali e rivelazioni che ricordano le complesse dinamiche interpersonali che hanno reso celebri gli episodi migliori dei Tales of e di The Legend of Heroes.

Dobbiamo accettare la situazione per com’è, non per come vorremmo che fosse

Anche il sistema di combattimento a turni, pur presentando elementi innovativi grazie alle meccaniche che diversificano ciascun membro della spedizione, affonda le sue radici in un approccio strategico che ha definito intere generazioni di JRPG. La necessità di pianificare attentamente ogni mossa, di sfruttare le debolezze elementali dei nemici e di coordinare le abilità del party, nonché il dinamismo dei QTE che enfatizzano attacchi, parate ed elusioni trasformando gli scontri più impegnativi rimanda direttamente alle meccaniche che hanno reso memorabili Super Mario RPG e Shadow Hearts. L’esplorazione del mondo di gioco, pur essendo priva di riferimenti cartografici che all’inizio possono spiazzare, è comunque intrisa di un senso di scoperta e di progressione lineare attraverso aree interconnesse, un approccio narrativo-spaziale tipico di molti esponenti del genere che oggi è purtroppo andato quasi del tutto perduto. Infine, l’estetica curata, la colonna sonora evocativa e il design dei personaggi, benché raccolgano a piene mani dal peculiare periodo artistico e socio-culturale che ha interessato la Francia nel XIX secolo, non tradiscono un certo gusto per il melodrammatico e per la ricercatezza visiva che da sempre caratterizza le produzioni giapponesi. Clair Obscur è la dimostrazione pratica, come Chained Echoes prima di lui, che l’essenza di un JRPG trascende qualsivoglia frontiera, risiedendo piuttosto in un insieme di stilemi narrativi, meccaniche di gioco e scelte artistiche che il team di Sandfall Interactive ha sapientemente reinterpretato. È uno sforzo creativo e autoriale teso a suffragare l’importanza di amare e comprendere le nostre fonti ispiratrici al di là di qualsiasi “dichiarazione d’amore”, pena ritrovarsi tra le mani un prodotto simile soltanto in apparenza alla categoria cui dichiara di far parte, come tante, troppe produzioni contemporanee provenienti negli ultimi anni da qualsiasi parte del globo, ma privo del cuore pulsante che invece meriterebbe di avere.

Clair Obscur
C’è sempre domani

L’avvenire della narrazione digitale

Il successo di Clair Obscur non dovrebbe essere letto semplicemente come un rigurgito nostalgico, un desiderio di tornare a un passato idealizzato: al contrario, rappresenta un segnale incoraggiante per il futuro dei giochi di ruolo story-driven. Attesta che è possibile innovare senza tradire l’anima di un genere, che si può attingere alla ricchezza del passato per intessere trame, storie, avventure inedite e coinvolgenti. La chiave, come già detto, risiede in un approccio consapevole, in un profondo rispetto per ciò che ha reso grandi i JRPG, unito a una volontà di sperimentare e di proporre idee originali che sappiano ancora sorprendere e appassionare.

L’eco del successo di Clair Obscur risuona come una promessa per tutti coloro che credono ancora nel potere delle grandi storie, dei personaggi indimenticabili e dei mondi capaci di trasportarci in altre realtà. Forse, dopo un periodo di incertezza e di tentativi non sempre riusciti, potrebbe dischiudersi un nuovo spiraglio per il genere, un’era in cui la passione per la narrazione e la cura per i dettagli tornino finalmente al centro dell’esperienza videoludica. E per me non c’è prospettiva più entusiasmante. Il viaggio continua, e Clair Obscur ha tutte le carte in regola per divenire la bussola che indica la rotta verso orizzonti narrativi ancora inesplorati, ma profondamente radicati in quel terreno fertile che ha nutrito i sogni di intere generazioni di giocatori.

Per coloro che verranno, noi tracciamo la via.

L'articolo Clair Obscur Expedition 33 Speciale: la potenza di un lascito imperituro proviene da Vgmag.it.