Stampanti 3D nello spazio: a Glasgow il primo test che sfida il vuoto
A Glasgow nasce un laboratorio unico per testare materiali stampati in 3D destinati allo spazio
Stampare oggetti in 3D nello spazio non è più solo un esperimento futuristico: è una concreta necessità per garantire l’autosufficienza degli astronauti. Ma cosa succede se i materiali realizzati direttamente in orbita non resistono alle condizioni estreme dello spazio? Per affrontare questo problema, l’Università di Glasgow ha inaugurato una struttura innovativa: il NextSpace Testrig, un banco di prova che simula le difficoltà del vuoto cosmico proprio qui sulla Terra.
Il laboratorio si trova presso la James Watt School of Engineering ed è considerato il primo centro al mondo interamente dedicato alla verifica della resistenza di materiali stampati in 3D pensati per l’ambiente spaziale. Qui, scienziati e aziende possono testare la solidità di plastiche, metalli e ceramiche create con tecnologie additive, sottoponendole a condizioni estreme che imitano quelle in orbita.
L’utilizzo delle stampanti 3D nello spazio non è una novità assoluta: già nel 2014 la NASA ne ha installata una sulla Stazione Spaziale Internazionale. Da allora, si sono moltiplicati gli esperimenti, culminati nel 2024 con la prima stampa metallica in microgravità, realizzata grazie alla collaborazione tra l’Agenzia Spaziale Europea (ESA) e Airbus. L’oggetto in questione? Una curva a S in acciaio inossidabile, simbolo di un passo avanti rispetto alla stampa plastica.