Il ritorno silenzioso di Peter Thiel: la rete invisibile dietro l’amministrazione Trump
Un’influenza che va oltre la visibilità


Mentre Donald Trump guida nuovamente gli Stati Uniti nel suo secondo mandato presidenziale, un nome in particolare si distingue per la sua influenza discreta ma pervasiva: Peter Thiel.
Il miliardario della Silicon Valley, noto per essere stato il primo investitore di Facebook e cofondatore di PayPal, non occupa alcun ruolo ufficiale nell’amministrazione. Tuttavia, la sua impronta è evidente in molte delle nomine chiave del governo.
Thiel, pur avendo ridotto la sua esposizione pubblica e i finanziamenti diretti durante la campagna elettorale del 2024, ha messo a frutto qualcosa di più potente del denaro: una rete di alleati strategici costruita nel corso di decenni nel cuore della tecnologia americana.
Le nomine strategiche nell’amministrazione Trump, oltre Peter Thiel
Il primo nucleo di questa rete è nato all’interno di PayPal, dove Thiel ha ricoperto il ruolo di CEO fino alla vendita dell’azienda a eBay.
Da questa esperienza è emersa quella che Fortune ha definito nel 2007 la “PayPal Mafia”: un gruppo di imprenditori e investitori che ha continuato a plasmare la Silicon Valley. Tra questi figurano:
- – Elon Musk, fondatore di SpaceX e CEO di Tesla, oggi uno dei consiglieri più vicini a Trump.
- – Max Levchin, creatore di Affirm, società di pagamenti valutata 18 miliardi di dollari.
- – Roelof Botha, oggi alla guida del colosso del venture capital Sequoia Capital.
Ma la rete di Thiel non si limita a PayPal. Un altro centro nevralgico è lo Stanford Review, il giornale universitario fondato da Thiel durante i suoi anni a Stanford.
Da lì sono emersi nomi come David Sacks e Joe Lonsdale, oggi figure centrali nel mondo tech e nella politica tecnologica dell’amministrazione Trump.
Molti dei nuovi volti dell’amministrazione Trump provengono direttamente o indirettamente dall’orbita di Thiel. Le nomine più recenti includono:
- – David Sacks, nominato “czar” per l’Intelligenza Artificiale e le criptovalute, già coautore con Thiel di un libro critico verso le politiche di azione affermativa.
- – Ken Howery, ex PayPal e cofondatore con Thiel di Founders Fund, scelto come ambasciatore in Danimarca.
- – Un ex dipendente del fondo Clarium Capital di Thiel, oggi a capo dell’Office of Science and Technology Policy, l’ufficio che guida l’agenda tecnologica della Casa Bianca.
Anche nel Dipartimento per l’Efficienza Governativa, incaricato di riorganizzare le agenzie federali, si trovano figure con legami diretti con Thiel.
Il Thiel Fellowship e la nuova generazione tech
Un altro tassello fondamentale è JD Vance, attuale vicepresidente e già collaboratore in uno dei fondi di investimento di Thiel. È stato proprio Thiel a presentarlo a Trump, consolidando così un’alleanza che oggi si riflette nella leadership dell’esecutivo.
La nomina di Howery come ambasciatore in Danimarca rappresenta un altro esempio di come la rete di Thiel stia estendendo la propria influenza anche in ambito diplomatico, portando la visione tecnologica libertaria dell’imprenditore oltre i confini americani.
Attraverso il suo Thiel Fellowship, un programma che incoraggia giovani talenti a lasciare l’università per sviluppare idee imprenditoriali, il miliardario ha contribuito a lanciare alcune delle figure più innovative del panorama tecnologico:
- – Vitalik Buterin, cofondatore della blockchain Ethereum.
- – Dylan Field, CEO di Figma, software di design collaborativo.
- – Lucy Guo, cofondatrice di Scale AI.
Questi nomi, sebbene non direttamente coinvolti nell’amministrazione, rappresentano l’estensione culturale e ideologica della visione di Thiel: un mix di libertarismo tecnologico, sfida all’establishment e fiducia nell’innovazione radicale.
Thiel ha sempre sostenuto cause non convenzionali, come la creazione di società galleggianti autonome tramite il Seasteading Institute, o la promozione della ricerca scientifica attraverso Breakout Labs, un fondo per progetti scientifici ad alto rischio.
Questa visione si riflette oggi nelle politiche dell’amministrazione Trump, che ha abbracciato un approccio più aggressivo e decentralizzato alla tecnologia, in particolare nell’ambito dell’Intelligenza Artificiale, delle criptovalute e della riforma burocratica.
Connessioni al posto del denaro
In un’intervista rilasciata a Fortune due anni fa, Thiel aveva dichiarato di non essere più convinto che il denaro fosse determinante nella politica presidenziale.
I fatti sembrano dargli ragione: pur avendo ridotto i contributi economici, ha saputo influenzare profondamente la struttura del potere attraverso le sue connessioni.
Il risultato è un’amministrazione in cui, pur non comparendo in prima linea, Thiel è presente in ogni angolo strategico. Non è il volto pubblico del governo, ma è la mente dietro molte delle sue decisioni più rilevanti in ambito tecnologico e politico.
La rete di Peter Thiel non è solo un insieme di ex colleghi o investitori: è una vera e propria infrastruttura di potere, costruita con pazienza e visione. Oggi, questa rete non solo sostiene l’amministrazione Trump, ma contribuisce a definirne l’identità, le priorità e la direzione futura.
In un’epoca in cui la tecnologia e la politica sono sempre più intrecciate, il modello di Thiel – fatto di relazioni strategiche, ideologia libertaria e scommesse visionarie – potrebbe rappresentare il nuovo paradigma del bull.
E mentre Trump guida il Paese, è chiaro che, dietro le quinte, la rete di Thiel è una delle forze più influenti in gioco.